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La Tv generalista? Un reperto archeologico

I processi di erosione progressiva del generalismo e di redistribuzione degli ascolti cominciano a lasciare il segno. Presto la tv generalista, regina del 900, sarà a livelli americani: sotto il 50% come ascolto, sotto il tappeto come credibilità

Pubblicato il 23 Dic 2013

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Sono in atto significativi mutamenti nella platea della televisione e nelle emittenti che si contendono audience e torta pubblicitaria. La7 sta cambiando pubblico secondo l’orientamento dell’editore, convergendo verso il centro senza però grandi cambiamenti nelle cifre totali. In Rai e Mediaset una lenta emorragia di ascolti non si ridistribuisce fra le reti (con Rai2 e Rete4 in sofferenza); Sky affianca alla corteccia dura di pubblico pay (sostanzialmente stabile nonostante la crisi) incursioni sempre più coraggiose nelle praterie generaliste, con X Factor ma anche con Tg Sky 24.

Si rosicchiano quote di pubblico generalista: per fare un paragone culinario è come scongelare un minestrone di quelli che si comprano surgelati (nell’esempio, il pubblico generalista). Lo scongelamento produce il formarsi di nicchie: conglomerati di mezzetti di verdure, piselli, fette rotonde di carota che insieme vengono a formare un provvisorio insieme, una nicchia di pubblico. Di queste nicchie si cibano i canali minori del digitale terreste e ancor più quelli del satellitare, erodendo frammenti di ascolto non particolarmente rilevanti sul piano quantitativo ma sempre in crescita.

Sottraendo ai canali generalisti quote di ascolto importante per qualità (pubblico giovanile, responsabili di acquisto, opinion leader). La sensazione è che questi processi di erosione progressiva del generalismo e di redistribuzione degli ascolti comincino a lasciare il segno. L’area dell’ex duopolio è del 60% circa, un magro risultato; ma soprattutto ha un’età media sempre più imponente. Lo testimoniano gli spot (dentiere, montascale, unguenti contro l’artrite e quant’altro).

La7 si muove, si sposta, ma non aumenta pubblico a meno che non sviluppi generi “tradizionali” (Santoro, ad esempio). Insegno all’università e da tempo constato una lontananza del pubblico giovanile dal video televisivo. Tuttavia sono rimasto colpito rilevando che su oltre 100 studenti presenti nessuno aveva visto la tv la sera prima; e non si tratta di studenti qualunque, ma che frequentano un corso di Linguaggi della tv e della radio. Internet, film in streaming, di tutto e di più ma un livello di partecipazione assai basso anche ai moderni riti: non solo il Festival di Sanremo o altre cattedrali nazional-popolari, ma il confronto Cuperlo-Renzi-Civati su Sky Tg 24 o Masterpiece su Rai3. Ho sempre insegnato la contemporaneità ma oggi si studiano media come si studiassero storia antica o archeologia assiro-babilonese. Si studiano con curiosità scientifica cose che non appartengono alla loro quotidianità. Così procedendo, presto la tv generalista – regina del 900 – sarà a livelli americani: sotto il 50% come ascolto, sotto il tappeto come credibilità.

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