La Web-tax “appesa” alla fiducia al Ddl Stabilità

Dopo il Senato anche la commissione Bilancio della Camera accantona l’emendamento che mira a tassare le big company. Ora potrà essere ripresentato in Aula solo se il governo non porrà la fiducia alla Legge di Stabilità o non opterà per il maxiemendamento

Pubblicato il 13 Dic 2013

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Nemmeno questa volta la web tax riesce a spuntarla. L’emendamento inserito nella legge di Stabilità è stato infatti accantonato e quindi non verrà discusso. Sulla decisione pesa la presa di posizione del relatore Maino Marchi (Partito democratico) appoggiata anche dal governo, in particolar modo dal viceministro all’Economia Stefano Fassina, che non ha mai nascosto le sue perplessità sulla web tax: il punto contestato riguarda la decisione di agire sull’argomento, senza attendere la presa di posizione dell’Unione europea. Dubbioso anche il sottosegretario all’Editoria Giovanni Legnini che teme che una gestione autonoma della questione possa mettere l’Italia in una posizione scomoda nei confronti dell’Unione europea. Contro la proposta anche il deputato del Pd Giampaolo Galli, ex direttore generale di Confindustria.

La web tax potrebbe rispuntare in occasione della discussione e del voto alla Camera solo se il governo non optasse per un maxiemendamento alla legge di Stabilità, così come già avvenuto in Senato, o di porre la fiducia sul testo uscito dalla Commissione Bilancio. L’emendamento prevedeva che “i soggetti passivi che intendano acquistare servizi online, sia come commercio elettronico diretto che indiretto, anche attraverso centri media ed operatori terzi – si legge nel testo dell’emendamento sono obbligati ad acquistarli da soggetti titolari di una partita Iva italiana”.

La proposta era stata accantonata anche in Senato e in quell’occasione Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera, aveva dichiarato che sarebbe stata ripresentata alla Camera. Così è stato, ma anche stavolta il fronte del no ha avuto la meglio.

La web tax così concepita non convince nemmeno i partiti di opposizione. Contrario alla web tax Antonio Palmieri, deputato di Forza Italia e responsabile Innovazione. “Il problema esiste – avverte – ma la soluzione è sbagliata perché ci espone a sanzioni Ue, in quanto la materia fiscale sull’Iva necessita di un accordo europeo”.

“All’Italia – dice Palmieri al Corriere delle Comunicazioni – servono politiche forti di attrazione degli investimenti. In questo senso una legge come la web tax che non farebbe altro che scoraggiare l’arrivo di nuovi capitali, in barba a l’obiettivo che si vorrebbe, invece, raggiungere con il piano “Destinazione Italia” con cui il governo intende attrarre investimenti esteri e promuovere la competitività delle imprese italiane”.

Contraria anche la Lega. Il senatore Jonny Crosio ricorda che “la Lega è da sempre favorevole a provvedimenti che puntino a tassare gli Ott, ma a patto che non impattino negativamente sull’utente finale. Rispetto alla web tax, al momento le programmazioni sommarie per arrivare a determinate soluzioni non sono sicuramente a nostro favore: ci sono altre azioni da privilegiare”. Spaccato il M5S è spaccato tra chi ritiene la web tax “necessaria” e chi dà la sponda a quanto dichiarato dal loro leader, Beppe Grillo, secondo cui la web tax sarebbe illegale all’interno della Ue.

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