L'INDAGINE

Linkedin: in Italia aumentano le assunzioni ma servono più competenze digitali

I dati del “Recruiter sentiment Italia 2019” realizzato da Coleman Parkes per LinkedIn: tra i settori più dinamici c’è il manifatturiero, mentre nel Finance&Banking è più difficile reperire personale preparato

Pubblicato il 28 Feb 2019

D. A.

lavoro

Per la metà dei recruiter italiani, nel 2018, sono aumentate le assunzioni, con un tasso di crescita medio del 22%. Sarebbe il manifatturiero il settore nel quale si sono registrati i nuovi impieghi più numerosi, mentre nel finance & banking risulta difficoltoso trovare candidati preparati in maniera adeguata. Soprattutto per quanto riguarda le donne, in generale meno preparate degli uomini rispetto alle competenze digitali, sempre più fondamentali ma ancora troppo carenti.

Sono alcune delle principali evidenze emerse dal Recruiter Sentiment Italia 2019, una ricerca condotta a livello globale e locale da Coleman Parkes per conto di LinkedIn. L’indagine, svolta su un campione di oltre 300 responsabili delle Risorse Umane in aziende e agenzie di lavoro provenienti da diverse parti d’Italia e attivi in otto settori industriali, ha delineato le principali tendenze del mercato del lavoro nazionale e il livello di fiducia dei recruiter nella selezione dei profili più idonei per le posizioni professionali oggi disponibili nel nostro Paese.

Come detto, esattamente il 50% dei recruiter italiani sottolinea un aumento di assunzioni in Italia durante l’ultimo anno, il 40% considera il nostro mercato del lavoro stabile, e solo il 10% dei rispondenti ha sottolineato una decrescita del mercato del lavoro in Italia. Più nello specifico, per coloro che hanno notato un aumento delle assunzioni dall’inizio del 2018, il 37% ha visto un aumento dell’1-10%, il 25% un aumento dell’11-20% (con una crescita media complessiva dei posti di lavoro pari al 22%).

Per i responsabili Hr italiani, i principali motivi per i quali si è assistito ad un aumento dei tassi di assunzione sono stati legati a una crescita generale del business in Italia (57%), la disponibilità sul mercato di candidati con il giusto livello di competenze (48%) e le necessità specifiche dei singoli settori industriali (39%), e una effettiva maggiore disponibilità di posti di lavoro non ancora ricoperti negli anni precedenti (35%). D’altro canto, dall’inizio del 2018, il 52% degli Hr intervistati hanno percepito una quantità maggiore di aspiranti lavoratori rispetto ai posti di lavoro effettivamente disponibili.

Di converso, per il residuo 10% dei recruiter che hanno notato una diminuzione dei tassi di assunzione dall’inizio del 2018, i principali motivi erano: mancanza di talenti disponibili sul mercato e adeguatamente preparati (40%), rallentamento della crescita del business (37%), assenza di strumenti e processi di selezione adeguati (30%) e processi di selezione troppo lunghi e complessi (30%).

Una forte richiesta di apprendisti e profili junior nella manifattura

Per quanto riguarda i settori industriali, la ricerca di LinkedIn ribadisce la tradizione artigianale e manifatturiera dell’Italia. Infatti, è proprio il manifatturiero a far registrare il più alto tasso di assunzioni (con il 49% delle risposte) secondo l’opinione dei recruiter italiani; seguito dal settore tecnologico legato alla produzione di software con il 45%, poi sempre il Tech ma relativo ai servizi (44%) e il food & beverage con il 37% delle preferenze.

I settori nei quali i professionisti del lavoro hanno trovato maggiore difficoltà a trovare i giusti candidati, durante il 2018, sono stati il finance & banking (32%), l’It legato alla produzione di hardware (30%), l’istruzione (29%), media e comunicazione (29%) e la sanità (29%). Per quanto concerne i livelli professionali, nell’ultimo anno in Italia la maggior parte di disponibilità sul mercato sono relative alle posizioni di stage e apprendistato (47%), seguiti dai profili entry level (46%), junior manager (43%) e middle management (39%).

Skill e competenze digitali sempre più indispensabili. Ma latitano

Le digital skill sono sempre più fondamentali nel mercato del lavoro contemporaneo, e in questo campo gli aspiranti lavoratori italiani risultano ancora impreparati, soprattutto le donne. Ma, nonostante una crescita del mercato e dei posti di lavoro disponibili, i lavoratori italiani denunciano ancora diverse carenze in termini di soft skill e digital skill, competenze sempre più fondamentali per trovare lavoro e crescere professionalmente in un mondo sempre più fluido e dinamico, connesso e legato all’evoluzione delle tecnologie e delle intelligenze artificiali. Le regioni italiane dove si registra maggiore richiesta di candidati con adeguate competenze digitali sono la Lombardia (51%), il Lazio (30%) e l’Emilia Romagna (25%).

La ricerca Recruiter Sentiment di LinkedIn conferma ancora di più queste considerazioni. Infatti, secondo i responsabili Hr italiani tra le competenze professionali fondamentali oggi per entrare e crescere nel mercato del lavoro vi sono: le competenze in ambito tecnologico e di coding (15%), la capacità di gestire in maniera adeguata le funzioni del pacchetto Microsoft Office (14%), le competenze nell’ambito dei social media (12%), il web design (11%) e l’analisi dei dati (data analytics) al 10%. E i settori industriali nei quali queste competenze risultano ancora più importanti sono il finance (93%), l’amministrazione (90%), il settore travel (85%) e la sanità (83%).

Pensando all’odierna forza lavoro disponibile in Italia, i recruiter italiani affermano che le competenze che mancano maggiormente ai professionisti italiani sono proprio le competenze in ambito tecnologico e di coding (36%), le capacità di problem solving (31%), la creatività (30%), l’abilità di gestire i tempi di lavoro in maniera corretta (28%), le competenze nell’ambito del web design (28%), la capacità di collaborazione (27%) e il senso di leadership (26%).

A carattere generale, il 40% dei recruiter italiani pensa che non vi siano abbastanza candidati con le giuste competenze digitali rispetto ai posti di lavoro disponibili. Il 45% del campione dichiara che vi siano più candidati uomini dotati di competenze digitali rispetto alle donne (contro appena il 25% che al contrario pensa che vi siano più donne “digitalmente preparate”).

Ma quali siano le principali barriere quando si tratta di costruire team di lavoro o assumere singoli talenti dotati di competenze digitali? Gli intervistati hanno indicato come maggiore difficoltà il trovare il corretto equilibrio tra l’esperienza richiesta dalle aziende e lo stipendio desiderato dai candidati (49%); dato seguito dallo squilibrio esistente tra la velocità alla quale si muove oggi l’innovazione tecnologica rispetto al reale livello di preparazione dei candidati (43%); seguito in terza battuta dall’impossibilità di trovare candidati con le giuste competenze giuste (41%); e, in ultima istanza, la difficoltà a formare gli attuali candidati per le nuove competenze richieste dal mercato del lavoro (38%).

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