L'INDAGINE

Le città italiane bocciate all’esame di “maturità digitale”

Studio FPA per Dedagroup: solo 24 Comuni su 107 censiti hanno raggiunto un buon livello di diffusione di servizi innovativi e di integrazione con le piattaforme abilitanti (Spid, PagoPA, Anpr). Nel Nord Est le best practice. Sorpresa Bari

Pubblicato il 21 Mar 2019

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Comuni poco maturi dal punto di vista digitale: solo 24 enti su 107 superano l’esame di FPA. Nella ricerca, effettuata in esclusiva per Dedagroup, per trovare le migliori performance in tema di digitalizzazione bisogna andare nelle città del Nordest e in quelle con più alta densità abitativa, anche se non mancano le sorprese anche in altre parti d’Italia (come Lecce e Verbania) e nessuna amministrazione riesce ad essere davvero eccellente, cioè a raggiungere il punteggio più alto in tutte le dimensioni prese in esame.

Presentata oggi a Roma, l’indagine sostanzia il modello Ca.Re. di Dedagroup Public Services, frutto di una rielaborazione del Desi (Digital Economy & Society Index) rispetto agli obiettivi definiti della strategia nazionale sulla PA digitale (Agenda Digitale italiana, Strategia per la Crescita Digitale, Piano triennale per l’Ict) e di una sua contestualizzazione a livello locale. Si tratta di uno strumento operativo per misurare i risultati raggiunti nella digitalizzazione, per confrontarsi con altri enti e per capire su quali ambiti intervenire per migliorare il proprio livello di digitalizzazione.

Tre le variabili prese in esame dalla ricerca FPA: Digital Services, grado di accessibilità on line di 40 tipologie di servizi comunali; Digital PA, grado di integrazione delle piattaforme nazionali (Spid, PagoPA e Anpr) nei servizi comunali; Digital Openness, condivisione e apertura dei dati e attivazione degli strumenti di comunicazione con i cittadini.

Su 107 comuni capoluogo considerati nella ricerca, 24 hanno raggiunto un buon grado di maturità digitale (Bari, Bergamo, Bologna, Cagliari, Cremona, Ferrara, Firenze, Genova, Lecce, Mantova, Milano, Modena, Palermo, Pavia, Piacenza, Pisa, Rimini, Roma Capitale, Siena, Trento, Treviso, Verbania  Verona, Vicenza), 44 appartengono alla fascia intermedia e 39 invece sono in rilevante ritardo o esclusi dal processo (Agrigento, Andria, Aosta, Ascoli Piceno, Avellino, Barletta, Benevento, Biella, Brindisi, Caltanissetta, Campobasso, Carbonia, Caserta, Catanzaro, Cosenza, Crotone, Enna, Fermo, Foggia, Frosinone, Gorizia, Isernia, Macerata, Messina, Oristano, Pescara, Pistoia, Pordenone, Potenza, Rieti, Rovigo, Salerno, Sassari, Siracusa, Taranto, Teramo, Trapani, Vercelli, Vibo Valentia).

Evidente il buon posizionamento dei Comuni dell’area del Nordest (9 su 23 si collocano nella fascia più elevata e solo 4 in quella più bassa) e dei Comuni con più di 240.000 abitanti (8 su 12 sono nella fascia più elevata e uno solo in quella più bassa). Visibile la distanza dei Comuni del Sud e dei Comuni di minore dimensione: buona parte delle 39 città risultate in rilevante ritardo appartengono infatti al Meridione (26 comuni) o sono piccole realtà del Centro e del Nord (altri 11 comuni). Anche se ci sono importanti eccezioni: nella fascia più elevata, importante la presenza (oltre a Lecce) di tre grandi città meridionali come Bari, Cagliari e Palermo e di realtà di piccola dimensione, come la già citata Verbania, Mantova e Siena.

“Dalla ricerca emerge che la fascia intermedia è la più consistente e in una trentina di casi si tratta di amministrazioni che si collocano a livello intermedio in tutte e tre le dimensioni o in almeno due di esse. In altri 14 casi si tratta, invece, di amministrazioni (tra cui a esempio Torino e Napoli) che hanno raggiunto un livello elevato in una dimensione ma si collocano in quello basso in una o entrambe le altre – spiega il dg di FPA, Gianni Dominici – Ciò mette in luce il fatto che i processi di maturazione digitale possono procedere con velocità differenziate nei diversi ambiti e che si ottengono risultati maggiori quando i processi coinvolgono i diversi aspetti in modo tendenzialmente uniforme. È necessaria quindi l’adozione di un programma di trasformazione complessivo che connetta e valorizzi i singoli interventi”.

Fabio Meloni, ceo di Dedagroup Public Services, ha presentato la vision dell’azienda, che ha scommesso sull’evoluzione del settore pubblico e investito in strumenti che possano abilitarla, interamente sviluppati in Italia. “Con la piattaforma Next offriamo alla comunità degli Amministratori italiani un ecosistema di soluzioni e servizi che li supporta nel dare realizzazione e concretezza alle iniziative di evoluzione delle modalità con cui cittadini e imprese interagiscono con la Pubblica Amministrazione – ha spiegato il manager – Sono molti coloro che – negli Enti locali come in quelli centrali – hanno a cuore l’obiettivo di una PA più vicina, efficace, trasparente: è per questo che continueremo a investire nella soluzione e a svilupparla, arricchendola di risorse e nuove potenzialità, e integrandovi l’indice Ca.Re. per individuare linee di azione concrete e immediatamente attuabili di miglioramento della maturità digitale del singolo Ente, non importa quale sia la sua dimensione o localizzazione geografica.”

Next è un ecosistema di soluzioni e servizi che Dedagroup Public Services offre a coloro che, negli enti locali e sui territori, sono impegnati a innovare i servizi pubblici offerti a cittadini e imprese, dotandosi di risorse e approcci nativamente digitali e capaci di abilitare i progetti di sviluppo futuro. “Dedagroup Public Services con CiviliaNext – ha evidenziato Meloni – ha saputo anticipare l’esigenza di cambiamento del mercato e si è fatta trovare preparata dalla Direttiva Agid che obbliga la PA a preferire soluzioni cloud e SaaS, diventando lo scorso dicembre il primo player italiano a qualificarsi sul marketplace per il SaaS”. Scelta da 450 enti, CiviliaNext è la piattaforma gestionale completa che consente di sviluppare servizi pubblici completamente digitalizzati gestendone l’operatività end to end.

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