SCENARI

Le utility italiane corrono sul digitale: per l’81% budget in rialzo

Riflettori su IoT, realtà aumentata e sensoristica per ridurre tempi e costi di gestione e manutenzione. E l’aumento dei rischi legati alla cybersecurity fa impennare gli investimenti in quest’area: il 62% prevede una crescita della spesa

Pubblicato il 10 Mar 2023

Industrial-IoT-smart-factory

Le cento maggiori utility italiane, che nel complesso valgono l’8,5% del Pil, oltre 150 miliardi di euro, guardano ai prossimi anni investendo in innovazione e in digitalizzazione. I riflettori sono puntati su sistemi di misura e interazione avanzati, comunità energetiche, servizi di assistenza digitalizzati e intelligenza artificiale, che permetteranno di rispondere meglio a un consumatore sempre più interattivo ed esigente. All’interno dell’azienda tutte le operations e le infrastrutture potranno così beneficiare di sistemi intelligenti, basati sull’IoT, sulla realtà aumentata e sulla sensoristica avanzata, sempre più sofisticati che ridurranno tempi e costi di gestione e manutenzione.

A dirlo è lo studio “Le performance delle utility italiane. Analisi delle 100 maggiori aziende dell’energia, dell’acqua, del gas e dei rifiuti” presentato ieri da Alessandro Marangoni, Ceo di Althesys e capo del team di ricerca, nel corso di Top Utility, l’evento organizzato in collaborazione con Utilitalia che, come ogni anno, mostra lo stato dell’arte nei settori acqua, energia e rifiuti.

Otto imprese su dieci pronte ad aumentare i budget

Quasi tutte le utility hanno progetti per la digitalizzazione dei processi aziendali e dei rapporti con i clienti. L’81% afferma che il budget per questi investimenti nel prossimo triennio aumenterà. Al crescere della digitalizzazione, aumentano anche i rischi legati alla cybersicurezza così che il 62% prevede una crescita degli investimenti in quest’area. Lo studio evidenzia l’importanza della ricerca e sviluppo, confermata dalle risorse impegnate.

Le Top100 con una struttura interna dedicata alla ricerca passano dal 48% al 61% in due anni. Aumentano anche le collaborazioni con università e centri di ricerca, che coinvolgono l’84% delle aziende (nel 2019 erano il 70%). Crescono del 3% le spese annue per la ricerca e innovazione che passano da 108 a 111 milioni di euro, mentre cresce anche il numero di brevetti: 61 nell’ultimo anno rilevato, mentre nel 2019 erano stati 58.

“Proseguono le grandi trasformazioni nel settore delle utility”, ha commentato Marangoni, sottolineando come la spinta delle iniziative politiche e tecnologiche puntino a una crescente circolarità dell’economia e all’elettrificazione dei consumi. “Questi macro-trend impattano su un tessuto industriale piuttosto diversificato nel quale coesistono grandi gruppi energetici, multiutility e piccole e medie realtà locali concentrate su pochi settori. Uno sguardo d’insieme alle performance dei servizi delle Top100 conferma la tendenza di fondo di miglioramento, già emersa nelle precedenti edizioni, nei settori ambientali (acqua e rifiuti) e la sostanziale stabilità di quelli energetici. Nonostante la grande resilienza e capacità di adattamento mostrati, tuttavia, il quadro rimane incerto e i rischi geopolitici sui business ancora elevati”.

L’identikit di un settore in piena evoluzione

Come accennato, le cento maggiori utility attive in Italia nei settori dell’energia elettrica, del gas, del servizio idrico e della gestione dei rifiuti urbani hanno generato nel 2021 un valore della produzione aggregato di circa 152 miliardi di euro, registrando un +18,6% rispetto ai livelli pre-covid del 2019, quando il rapporto con il Pil era del 7,1%. Le maggiori cento organizzazioni sono soprattutto monoutility idriche (35%), multiutility (26%) ed aziende di servizi ambientali (23%), con una minoranza attive solo nella distribuzione/vendita di gas (7%) e pochi grandi player energetici nazionali e internazionali. Solo 15 imprese superano il miliardo di euro di ricavi, mentre 56 sono sotto i 100 milioni e una spiccata vocazione territoriale. Le 100 maggiori aziende nel complesso coprono una parte consistente dei relativi mercati: la quasi totalità delle vendite di elettricità, il 63% dei volumi di gas, il 67% dell’acqua e il 43% dei rifiuti urbani raccolti.

L’analisi nel tempo evidenzia un generale mantenimento di margini apprezzabili, ma con determinate differenze. Gas e rifiuti mostrano un rapporto Ebitda/Ricavi in aumento rispetto ai livelli pre-pandemia, rispettivamente +16,2% e +10,7%. Stabili le multiutility (+0,6%), mentre sono in calo le imprese elettriche (-3,9%) e le aziende del sistema idrico (-1,5%).

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