FISCO

Londra vara la Google tax: prelievo del 25% sugli utili delle tech company

La tassa entrerà in vigore ad aprile 2015. Il Cancelliere dello Scacchiere, George Osborne: “Il nostro messaggio è chiaro, tasse basse ma pagate da tutti”. Si punta a recuperare un miliardo di euro in cinque anni. Boccia (Pd): “Imbarazzante il silenzio del governo italiano sul tema dell’elusione fiscale”

Pubblicato il 04 Dic 2014

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Anche Londra avrà la sua Google tax. Il governo britannico ha annunciato una nuova imposta sulle società multinazionali che cercano di evitare di versare i giusti contributi al fisco di Sua Maestà. L’imposta, soprannominata “Google tax” entrerà in vigore ad aprile, ha annunciato il Cancelliere dello Scacchiere George Osborne. “Oggi introduco una tassa del 25% sugli utili generati dalle società multinazionali con le attività qui nel Regno Unito che vengono artificialmente portati fuori dal Paese” ha detto Osborne alla Camera nel si tradizionale discorso autunnale. “Non è giusto per le altre imprese britanniche, non è giusto per il popolo britannico. . Oggi lo fermeremo”.

Già a settembre Osborne aveva annunciato una stretta sulle multinazionali che utilizzano complesse strutture societarie per limitare gli esborsi destinati al fisco britannico. “Faremo in modo che le grandi multinazionali paghino il dovuto” ha detto Osborne. “Alcune delle più grandi società al mondo, molte nel settore tecnologico, utilizzano strutture elaborate sper evitare di pagare le tasse”. E ha aggiunto: “il mio messaggio è coerente e chiaro. Tasse basse, ma tasse che saranno pagate. La Gran Bretagna è stata di esempio al mondo su questo tema e oggi continua a esserlo”. La nuova tassa sugli utili trasferiti punta a raccogliere oltre un miliardo di sterline, (1,6 miliardi di euro) nei prossimi cinque anni.

Il tema, già politicamente caldo di suo, si è via via arroventato in tutti i Paesi con l’approfondirsi della crisi economica e con il crescere della percezione di ingiustizia fiscale da parte dei cittadini. Che sempre meno sopportano i comportamenti elusivi dei colossi, formalmente corretti ma sostanzialmente considerati inaccettabili.

Sempre più forte è dunque la pressione perché i profitti realizzati in un Paese (Italia o Regno Unito o Stati Uniti non importa) siano tassati in quel Paese e non deviati verso luoghi più favorevoli, in Irlanda o in altri paradisi fiscali extraeuropei.

“Il Regno unito si accinge a varare una Web Tax del 25% sugli utili delle multinazionali che spostano il fatturato delle controllate su paesi a bassa tassazione – commenta il presidente della commissione Bilancio della Camera, Francesco Boccia (Pd), che aveva proposto e fatto approvare un analogo provvedimento, poi cancellato dal governo Renzi – Ma del tema non si parla in Italia. E’ imbarazzante questo ostinato silenzio del governo italiano sull’ elusione fiscale dei giganti del web””.

“In Italia il Parlamento, come fatto del resto da governi e parlamenti in Francia e in Germania, hanno tentato in questi anni di porre fine all’ emorragia finanziaria legata a quella parte di economia digitale gestita direttamente dalle multinazionali – prosegue Boccia – trovando una durissima avversione da parte delle lobbies al servizio delle stesse multinazionali e di politici compiacenti. Il nostro tentativo di allineare le imposte indirette, proprio per evitare una tassazione diretta, dura e che non sembrasse una clava contro chi, in realtà, continua a trovare ogni escamotage per rinviare la loro omogeneizzazione rispetto ai sistemi fiscali nazionali, è stato sempre duramente osteggiato in tutte le sedi politico-istituzionali”.

Boccia evidenzia che ‘”alla fine del semestre di presidenza italiano della Ue manca meno di un mese” e che ” al governo italiano adesso il compito e la responsabilità di fornire quelle risposte che continua a rinviare, dando finalmente voce a questo silenzio assordante che sul tema finora ha preferito mantenere. Se in Europa, nonostante gli impegni assunti, non dovesse esserci alcuna soluzione, nemmeno durante il nostro semestre di presidenza, allora la scelta netta degli inglesi potrebbe essere l’unica via immediata per far pagare agli elusori le risorse che quotidianamente sottraggono alle amministrazioni fiscali nazionali, continuando ad alimentare un sistema di concorrenza sleale”

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