INNOVAZIONE

McLaren spinge l’acceleratore sui big data

La scuderia di Formula 1 sceglie gli analytics di Sap per migliorare le prestazioni e delineare le strategie di gara. Riflettori puntati sul Gran Premio di Monza

Pubblicato il 05 Set 2014

Domenico Aliperto

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I Grand Prix di Formula 1 si corrono sempre più sul filo della velocità estrema. E non parliamo delle monoposto, ovviamente, ma dell’elaborazione dei dati. Certo: prestazioni meccaniche, aerodinamica, rapidità e precisione negli interventi al pit stop – nonché i riflessi e il feeling con la macchina dei piloti – rimangono determinanti tra i fattori che permettono a un team di raggiungere il podio. Però senza analytics, ormai, non si va più da nessuna parte. Centinaia di sensori montati a bordo raccolgono e trasmettono tonnellate di dati ai terminali nei garage e al pitwall, i quali a loro volta li inviano ai server delle scuderie, dove vengono elaborati in tempo reale e ritrasmessi al direttore sportivo. Ed è in base a quelle informazioni che il team manager delinea, modifica o addirittura stravolge in corso d’opera la strategia di gara, specialmente per quanto riguarda la scelta dei cambi gomme.

“Nel giro di un week end di Grand Prix – tra prove libere, qualifiche e gara vera e propria – le nostre attrezzature producono circa 6 miliardi di dati”, spiega al nostro sito Crispin Bolt, senior partner manager di McLaren Mercedes, che ci ha fatto da Cicerone nel paddock dell’autodromo di Monza, dove la scuderia britannica, insieme alle altre dieci iscritte al campionato FIA, si sta preparando al GP d’Italia, al via domenica pomeriggio. Il cuore della struttura McLaren è quella che Bolt e i suoi colleghi chiamano “battle stations”, i posti di battaglia. Si tratta del centro nevralgico della raccolta dei dati provenienti dai box (che più che a un’officina somigliano a una sala chirurgica perfettamente sterilizzata) e dal circuito, ed è collegato direttamente alla Mission control room del McLaren Technology Center, nel Surrey. Lì una squadra di ingegneri monitora ed elabora le prestazioni delle vetture comparandole con i dati storici raccolti nelle precedenti stagioni, con quelli relativi alle condizioni meteorologiche e con le prestazioni delle auto delle altre squadre. A fornire la tecnologia per questo tipo di analisi c’è Sap, che collabora con McLaren da ormai 15 anni. “È molto più di un semplice rapporto commerciale o di sponsorizzazione”, spiega Bolt. “Le performance della scuderia sono cresciute con i sistemi Sap, che a loro volta sono stati sviluppati in base alle nostre esigenze. E non è un caso che McLaren sia stato il primo cliente ad adottare le soluzioni Sap Hana Cloud”.

Anche perché la partnership va ben oltre l’ambito delle corse: il Technology Center non incamera tutta questa mole di informazioni solo per affrontare le gare di Formula 1. Grazie all’indicizzazione dei dati, McLaren e Sap sono infatti in grado di fornire soluzioni gestionali in settori diversissimi, come la sanità (il Birmingham Children’s hospital, per esempio, adopera un applicativo derivato dal monitoraggio delle condizioni fisiche dei piloti) e la viabilità (il comune di San Francisco utilizza i prodotti McLaren per gestire il traffico urbano), mentre società dedite ad altre discipline sportive, come l’atletica e il ciclismo, sfruttano i risultati del gruppo per migliorare l’ergonomia e le prestazioni degli attrezzi e delle biciclette.

Ma il focus principale, visti anche gli investimenti, rimane naturalmente sulla Formula 1. Sam Michael, direttore sportivo della scuderia McLaren Mercedes, dice che ormai non si può prescindere dall’uso dei dati in gara: “Se agli albori le informazioni trasmesse dalle auto ai box riguardavano prevalentemente la pressione e la temperatura dell’olio, oggi siamo in grado di monitorare praticamente tutte le funzioni della macchina e le sue risposte alle sollecitazioni esterne dal punto di vista aerodinamico e del consumo dei pneumatici. Tutti i dati raccolti nel corso di un Gp non servono solo per la gara in questione, ma anche per fornire alla fabbrica le indicazioni sulle modifiche da apportare ai pezzi in vista degli eventi successivi”. Di fatto, continua Michael, a ogni gara scende in pista un nuovo prototipo e nel corso della stagione una monoposto subisce uno sviluppo tale per cui a fine anno l’80-90% delle componenti sono diverse da quelle con cui la vettura ha debuttato. “La sfida riguarderà sempre di più la capacità di analizzare in fretta e il più oggettivamente possibile i dati in nostro possesso. Ecco perché l’elaborazione in tempo reale avviene a distanza, nel Technology Center: in questo modo gli ingegneri possono concentrarsi sui dati senza essere coinvolti emotivamente dagli eventi che accadono in pista”.

Bisogna però anche fare i conti con il numero crescente di dati raccolti. Oggi ogni macchina produce dai 10 ai 12 Gb a tappa. “Non tutte le informazioni sono rilevanti”, precisa Michael, “e identificare quelle giuste, combinandole nel modo giusto, può fare davvero la differenza nell’elaborazione della strategia di gara. Al momento non saprei dire se in futuro la quantità di dati raccolti prodotti a crescere oppure saremo in grado di scremarli: molto dipenderà dai regolamenti. Di certo la corretta gestione degli analytics diventa sempre più determinante per andare a punti alla fine di un Gp”.

Ma non di soli analytics si vive in McLaren per quanto riguarda l’uso di tecnologie digitali. La stampa 3D è infatti una realtà affermata nella scuderia di Ron Dennis. E oltre a essere utilizzata per la creazione e le fasi di test di prototipi di componenti meccanici, si sta rivelando utile anche per la produzione di parti di ricambio. “Ovviamente”, dice Michael”, non tutti gli elementi della vettura sono replicabili, soprattutto per via dei materiali, ma grazie al 3D printing i tempi di sviluppo si sono drasticamente ridotti”.

Che il mondo della Formula 1 stia velocemente cambiando, lo dimostra anche il tipo di skill sempre più richieste dai team. “Un tempo chi si avvicinava alle gare era un appassionato di automobili e velocità”, dice con un sorriso un po’ perplesso il direttore sportivo, “oggi sono prevalentemente laureati in Matematica e Fisica desiderosi di spingere al massimo le prestazioni delle macchine. Dei calcolatori, ancor più che delle monoposto”.

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