SMART CITY

Mediateca, la cultura è anti digital-divide

In Italia ci sono circa 14mila biblioteche frequentate solo dal 13% dei cittadini. I centri digitali possono rappresentare una svolta perché in grado di restituire un forte appeal alla lettura

Pubblicato il 06 Feb 2012

Andrea Granelli e Pierciro Galeone

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e si ammette l’idea per cui a fondamento di una Smart City vi sono investimenti in capitale umano, sociale ed infrastrutturale, in grado di far prosperare settori dell’economia e di migliorare la qualità generale della vita dei cittadini, si può comprendere il ruolo potenzialmente rilevante delle biblioteche – e più in generale dei luoghi di diffusione del sapere – nelle città del futuro. In una società in cui la multicanalità è il paradigma dominante, la biblioteca tradizionale deve necessariamente evolvere verso un modello nuovo: da strumento di accesso al sapere monomediale a strumento per la fruizione di contenuti multimediali.
La Mediateca è il luogo dell’incontro tra tradizione e modernità: favorisce collaborazione e prossimità, in un mondo di rapporti sociali tenui e mediati da Internet; permette l’inclusione digitale delle vittime del digital divide; propaga la cultura della fruizione di qualità, contro l’abitudine diffusa ai formati lossy.
In Italia vi sono circa 14.000 biblioteche; solo il 13% della popolazione le frequenta con continuità. Di tale audience, più della metà è composta da studenti.
Già dal 2000 il Ministero per i Beni e le Attività Culturali ha indicato la Mediateca come possibile antidoto al declino delle biblioteche italiane, con il piano d’azione Mediateca 2000, che ha portato all’apertura di oltre 70 biblioteche multimediali su tutto il territorio nazionale. L’approccio multimediale può essere in grado di restituire alla biblioteca parte dell’appeal delle grandi catene di librerie – non a caso sempre meno legate al libro tradizionale, sempre più protese verso Dvd, videogiochi ed oggettistica.
Contesto, approccio al sapere ed aspetto architettonico caratterizzano ciascuna Mediateca in modo unico.


La Mediateca di Santa Teresa di Milano rappresenta l’eccellenza delle Mediateche italiane: nata da un accordo di programma tra quattro enti promotori (MiBac, Regione Lombardia, Provincia e Comune di Milano), ed aperta al pubblico nel 2003, è un ambiente multimediale ed interattivo, parte della Biblioteca Nazionale Braidense. La Mediateca, sita all’interno della chiesa barocca di Santa Teresa in via della Moscova, è un luogo di formazione ed informazione: offre ai propri utenti l’accesso a Internet ed a fonti documentarie elettroniche, digitali e audiovisive, per finalità di ricerca, studio e documentazione.
È un centro di alfabetizzazione continua, con tutor e corsi che affiancano e integrano l’utilizzo di strumenti multimediali, ed un luogo per la fruizione dei materiali delle Teche Rai e del Piccolo Teatro di Milano (recensioni, rassegne stampa, musiche, video, bozzetti, manifesti).
Di particolare interesse è il caso della Mediateca Sandro Penna, a San Sisto (Pg): una grande cura per la scelta del luogo e per il design dell’edificio mette in luce l’importanza della qualità degli spazi dedicati alle Mediateche. Un Ufo in vetrocemento rosato, “atterrato” tra le colline umbre, ospita luoghi di fruizione e spazi dedicati alle arti performative, rinnovando il fascino tradizionale di un territorio storicamente legato al Carnevale ed alla Rassegna delle Sagre umbre.


Lo spazio dedicato alle arti performative, peraltro, aggiunge una dimensione produttiva concreta ad un luogo per sua natura destinato alla fruizione. Tale modello trova innumerevoli applicazioni in Italia ed in Europa: il Pact Zollverein ad Essen, dedicato alla danza, la Central de Diseño a Madrid, dedicata alle professioni del design, il 104 a Parigi, dedicato alle arti, sono vere e proprie fabbriche della creatività, dotate di moderne infrastrutture informatiche e basate sull’idea del lavoro collaborativo.
Un tipo molto particolare di mediateca per la produzione di cultura è il Chaos Computer Club di Berlino. Decine di giovani artigiani digitali – hacker, nel senso meno deteriore del termine – accomunati da un approccio etico al sapere ed al digitale, si ritrovano nella storica e centrale sede del Club per discutere idee innovative, sperimentare tecnologie, e sporcarsi le mani imparando elettronica e programmazione grazie alla vicinanza con i loro pari. Il Club, nato nel 1981, è oggi molto noto, ed ha al suo attivo un gran numero di eventi e pubblicazioni, online ed offline.

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