IL CASO

Meta (Facebook), in Uk class action da 3,2 miliardi per abuso sui dati

L’azione legale condotta da Liza Lovdahl Gormsen, consulente del Competition Law Forum: la società è accusata di avere sfruttato le informazioni di 44 milioni di utenti per generare guadagni. La replica: “Chi usa il nostro servizio ha un controllo significativo sui dati e sulla loro condivisione”

Pubblicato il 14 Gen 2022

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Meta (Facebook) sotto accusa in Gran Bretagna per la gestione dei dati. Il social network dovrà affrontare una class action da 2,3 milioni di sterline (circa 3,2 milioni di dollari) per aver abusato – questa l’accusa –  della sua posizione dominante sul mercato imponendo condizioni ingiuste a 44 milioni di utenti per sfruttare i loro dati personali.

A lanciare la class action presso il Competition Appeal Tribunal è Liza Lovdahl Gormsen, direttrice della Competition Law Forum del British Institute of International and Comparative Law.

Al momento non è chiaro quando la class action sarà lanciata, ma comunque viene spiegato che l’avvio sarà “imminente”.

Secondo l’accusa, Meta avrebbe infranto il Competion Act del 1988, fissando un “prezzo ingiusto” per gli utenti Facebook che utilizzano il servizio; inoltre avrebbe raccolto informazioni sugli utenti dalla propria piattaforma tramite strumenti come Facebook pixel, un sofware che consente l’inserimento nei siti web di terze parti di frammenti di codice in grado di controllare le conversioni sul proprio portale dalle pubblicitàsponsorizzate sulla piattaforma. Si tratta della prima azione legale di questo tipo contro Facebook-Meta nel Regno Unito.

“Stanno sfruttando gli utenti servendosi dei loro dati personali senza risarcircli adeguatamente”, ha spiegato Lovdahl Gormsen, aggiungendo che Facebook mantiene un rapporto “completamente sproporzionato” con i propri utenti. “Non penso che al momento di esprimere il proprio consenso ai termini e alle condizioni del servizio abbiano completamente chiaro quanto quel tipo di accordo sia ingiusto per loro”.

Dal canto suo Facebook si è difesa spiegando che chi utilizza i social “sceglie i nostri servizi perché forniamo loro valore e hanno un controllo significativo su quali informazioni condividono sulle piattaforme di Meta e con chi”.

@RIPRODUZIONE RISERVATA

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