LA VERTENZA

Micron, i sindacati: “Ora intervenga Renzi”

L’azienda rivede il piano industriale: i licenziamenti passerebbero dagli iniziali 419 a 309. Annunciati investimenti per 20 milioni di dollari in due anni. Ma i metalmeccanici di Cgil, Cisl e Uil scrivono al premier chiedendo di coinvolgere e stimolare le aziende del settore per il riassorbimento degli esuberi

Pubblicato il 20 Mar 2014

Antonello Salerno

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L’attenzione sulla vertenza Micron si sposta dal Ministero per lo sviuppo economico a Palazzo Chigi. Dopo la riunione di oggi al Mise i sindacati hanno deciso di chiamare in causa direttamente il presidente del Consiglio Matteo Renzi, per chiedergli di fare tutto quanto nelle sue possibilità per favorire il riassorbimento degli esuberi di Micron nelle altre aziende del settore, tra le quali la più importante, e quella da cui i dipendenti di Micron per la maggior parte provengono, è StMicroelectronics.

Una eventualità che potrebbe diventare possibile se il Governo decidesse di dare vita a un intervento forte a sostegno dell’intero settore, stimolando progetti di investimento sulla ricerca tecnologica. Nelle prossime ore, quindi, il premier riceverà una lettera firmata dai segretari generali di categoria, Maurizio Landini (Fiom-Cgil), Giuseppe Farina (Fim-Cisl) e Rocco Paolmbella (Uilm-Uil)

Nell’incontro di oggi, in cui era previsto che i vertici italiani della multinazionale presentassero la revisione del piano industriale, si è registrato qualche passo dell’azienda, che però non è stato sufficiente ai sindacati, che nei loro interventi sono arrivati a citare Don Milani e il principio della responsabilità sociale dell’azienda verso i lavoratori e i territori.

Nello specifico, l’azienda ha annunciato durante l’incontro di voler investire per le proprie attività in Italia 20 milioni di dollari in due anni, essenzialmente su Ricerca e sviluppo e sull’information Technology. Una iniezione di liquidità che consentirebbe alla multinazionale di far scendere gli esuberi, secondo quanto illustrato dai manager, dagli iniziali 419 a 309. Di questi, secondo quanto trapela dall’incontro, per 60 sarebbe previsto il trasferimento in altre sedi all’estero, per 30 il trasferimento in altre sedi in Italia, mentre 20 lavoratori beneficerebbero del potenziamento delle attività negli stabilimenti di appartenenza. Infine, ma se ne discuterà nello specifico nell’incontro previsto il primo aprile al ministero del Lavoro, è previsto il ricorso agli ammortizzatori sociali e agli esodi incentivati, anche se su queste formule l’accordo tra le parti è ancora in alto mare.

Da oggi al primo aprile i sindacati si attendono di ricevere un riscontro e una convocazione da palazzo Chigi, mentre hanno già indetto ulteriori 8 ore di sciopero che saranno programmate nei prossimi giorni.

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