LA GUERRA DEI MOTORI

Microsoft vs Google: “Ricerche falsate dalla pubblicità”

Redmond lancia una maxi-campagna contro il search engine, accusato di falsare i risultati delle query nella sezione Shopping: “Si dà priorità ai prodotti degli inserzionisti. Così si ingannano gli utenti”

Pubblicato il 04 Dic 2012

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Microsoft all’attacco di Google sul fronte della pubblicità che compare nei risultati di Google Shopping. Secondo Microsoft, che ha avviato una campagna di discredito del rivale attraverso il sito www.scroogled.com – lo slogan è “Non farti imbrogliare da Google” – il servizio di search di Mountain View offre agli internauti risultati tutt’altro che neutri ma bensì falsati dalla pubblicità, perché mettono in risalto soltanto i prodotti pagati dagli inserzionisti.

La crociata di Microsoft invita gli internauti a rivolgersi a Bing, il motore di ricerca di Redmond che fatica a trovare spazio in un mercato, quello delle ricerche, dominato da Google. Lo slogan di Microsoft “Don’t be scroogled” è un gioco di parole basato sulla crasi fra due termini percepiti negativamente nell’immaginario collettivo, perché evocano il termine “screw” – che significa “fregare qualcuno o imbrogliare” – e un secondo termine “Scroodge”, l’imbroglione emblema della tirchieria delle favole di Charles Dickens. Basti pensare che Paperon De’ Paperoni si chiama Scroodge nei fumetti della Disney.

Sul sito Scroogled.com, Microsoft scrive che “il 31 maggio 2012 Google Shopping ha annunciato un nuovo servizio. In altre parole, da quella data tutti i risultati delle ricerche sul fronte dello shopping sono pubblicità a pagamento”. Microsoft continua, sostenendo che “quando restringi lo spettro di scelta e le metti in fila in base al criterio del pagamento, allora i consumatori vengono “scroogled” (ingannati). Per ottenere un risultato di ricerca onesta, prova Bing”.

Ma nemmeno Bing sembra così candido. Secondo il sito specializzato TechCrunch, recentemente il motore di Redmondo ha siglato un accordo con Shopping.com, che fa capo a eBay. E mentre in passato consentiva ai merchant di rientrare nei risultati delle ricerche con i loro contributi personali, adesso non accetta più partner commerciali che non siano prima transitati attraverso Shopping.com. Il che, secondo TechCrunch, darà maggior visibilità alle aziende che pagano per vedere il loro nome comparire più in alto se avranno pagato per la pubblicità.
Secondo la società di analisi ComScore, a ottobre Google controllava il 67% del mercato Usa del search, a fronte del 16% di Bing.

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