SMART MOBILITY

Mit: auto connesse e incroci smart, così diremo addio al semaforo

Uno studio della prestigiosa università americana prevede un modello di viabilità urbana in cui i veicoli dialogano tra loro e con l’infrastruttura stradale: è l’incrocio ad assegnare lo “slot” per passare

Pubblicato il 24 Mar 2016

Patrizia Licata

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Nel mondo della Internet of Things e delle connected cars, potremo dare finalmente l’addio al semaforo e non fermarci più al rosso (come alcuni automobilisti già fanno senza alcuna relazione con la IoT).

No, non sarà il Far West delle automobili bensì un sofisticato “balletto” di veicoli collegati in Rete in modalità wireless che comunicano tra loro e con le infrastrutture che li circondano e che non hanno più bisogno dei semafori per regolare il loro passaggio – anzi, i semafori saranno a quel punto solo un impedimento per andare da un punto all’altro: invece di fermarsi al rosso, questi veicoli, pieni di sensori, comunicheranno tra loro, con la strada e con l’incrocio, passando ciascuno al momento (“slot”) assegnato.

Questa visione della viabilità urbana non è opera di uno scrittore di libri di fantascienza ma frutto di uno studio (“Revisiting street intersections using slot-based systems”) del Senseable City Lab del MIT secondo cui le modalità di trasporto libere da semafori potrebbero permettere al doppio del traffico di scorrere sulle stesse strade che esistono oggi (insomma, con buona pace degli ecologisti che vorrebbero ridurre le auto in circolazione, il MIT ci dice che senza semafori ne può viaggiare il doppio senza alcun ingorgo).

Per rendere realtà questo sistema di circolazione bastano i sistemi di comunicazione vehicle-to-vehicle (V2V) e vehicle-to-infrastructure (V2X) che già esistono su diversi modelli di auto e in futuro saranno attivati su centinaia di milioni di veicoli.

Naturalmente, mentre sparisce il semaforo dovrà comparire l’incrocio intelligente: una forma molto più sofisticata di controllo del traffico urbano che mette insieme in un flusso continuo automobili, biciclette e pedoni.

Lo studio del MIT, pubblicato sulla rivista Plos One, ha usato dei modelli matematici: i ricercatori hanno esaminato uno scenario in cui veicoli hitech usano i sensori per mantenersi a distanza di sicurezza tra di loro e spostarsi su strade e incroci. Il cuore del sistema sono appunto gli incroci intelligenti (Slot-based Intersections, SIs) che non hanno tempi di attesa come i semafori e quindi velocizzano il traffico (non perché le auto corrano più veloci, ma solo perché non devono fare inutili fermate).

Il sistema, ha spiegato Carlo Ratti, direttore del Dipartimento di Studi e pianificazione urbana del Senseable City Lab del MIT, sposta il controllo del traffico al livello del veicolo; “è più efficiente perché è sicuro che i veicoli arrivano all’incrocio esattamente quando hanno il loro slot”.

Un recente studio di Gartner calcola che, entro il 2020, 250 milioni di auto saranno connesse a Internet usando la rete mobile a banda ultra-larga. All’International Motor Show di Ginevra di questo mese, il produttore di componenti elettroniche per automobili Harman ha annunciato una partnership col produttore di chip NXP con cui potrà dimostrare una nuova tecnologia V2X chimata “LIVS Connected Car Compute Platform” che permette di mandare messaggi da un veicolo all’altro e dall’infrastruttura circostante verso i veicoli su strada – per esempio, avvisi su traffico e incidenti.

Ma anche se la tecnologia per creare veicoli e infrastrutture stradali super-connessi sta avanzando, il MIT ammette che la sua visione di strade dove il traffico si autoregola senza i semafori è da proiettare in un futuro non immediato. Ratti ha sottolineato come in una città spesso i semafori sono tanti e sistemati l’uno vicino all’altro: eliminarne uno ha effetti che si riverberano su tutti gli altri e il MIT sta ancora studiando come le dinamiche presso un incrocio si “propagano” sugli altri. I ricercatori americani sono però convinti della validità del modello teorico: l’approccio basato sulla gestione degli incroci è vantaggioso perché, indica Ratti, “l’intersezione è il nodo cruciale del traffico urbano: se si risolve questo, i benefici si propagano su tutto il sistema”.

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