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Mobile broadband, prezzi in calo ma nei paesi emergenti resta un lusso

La Alliance for Affordable Internet (A4AI) evidenzia i progressi ottenuti nei paesi con reddito medio-basso, dove i costi dei dati mobili sono scesi dell’11,2% rispetto a fine 2018. Ma 1 GB in Africa può rosicchiare fino al 20% del salario mensile: milioni di persone sono ancora fuori dalla digital society

Pubblicato il 02 Ott 2019

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Continua a scendere il costo dei dati mobili per i consumatori dei paesi a basso e medio reddito e ciò permette a milioni di persone di connettersi a Internet per cogliere le opportunità economiche e di informazione della digital society. Tuttavia, il mobile broadband resta un lusso per molti, soprattutto nei paesi africani, perpetuando il divario digitale. È quanto si legge nel nuovo studio della Alliance for Affordable Internet (A4AI), che conduce periodiche analisi dei prezzi del mobile broadband con l’obiettivo di stimolare un calo delle tariffe sui mercati emergenti.

Il costo di 1 GB

Nei 100 paesi studiati dalla A4AI, il costo medio di 1 GB di dati come percentuale del salario medio mensile è sceso nel secondo trimestre 2019 dal 5,76% al 4,69%, pari a un calo dell’11,24% (il rilevamento dei prezzi è stato effettuato tra aprile e giugno 2019 e il confronto è con il quarto trimestre del 2018).

In Africa, dove Internet resta comunque fuori dalla portata di milioni di persone, il declino è stato più marcato: il costo di 1 GB di dati è sceso dal 9% al 7,1% del salario medio mensile. Nei paesi africani a reddito basso, la flessione è particolarmente sostenuta: dal 15% al 12% dello stipendio medio. Paesi come Sierra Leone, Burkina Faso e Zimbabwe hanno compiuto enormi progressi: in Sierra Leone, per esempio, il costo di 1 GB è crollato dal 25,9% al 9,9% dello stipendio mendio mensile grazie all’introduzione di piani dati più convenienti da parte dell’operatore dominante.

I progressi verso l’affordability

Queste stesse percentuali dimostrano quanto Internet resti un lusso in Africa: la banda larga mobile taglia via una parte cospicua del guadagno mensile. Per fare un confronto, nei paesi studiati da A4AI in centro e sud America, 1 GB di dati incide nel secondo trimestre del 2019 per il 2,68% sullo stipendio mensile (in calo rispetto al 3,01% del quarto trimestre del 2018).

Ma il quadro è in miglioramento e Algeria e Namibia in Africa, come Bangladesh in Asia, e Colombia, Ecuador e Paraguay in America hanno per la prima volta raggiunto quest’anno quella che l’Onu definisce la soglia “1 per 2” della Internet affordability: ovvero 1 GB a un prezzo che non supera il 2% del salario mensile medio.

Importanti i risultati ottenuti complessivamente in Asia, dove 1 GB di dati pesa in media solo per l’1,9% dello stipendio. L’Asia è l’unica regione che ha raggiunto l’obiettivo Onu “1 per 2”. Dei 100 paesi studiati dall’A4AI solo 37 hanno raggiunto questa soglia e né l’Asia né l’Africa né le Americhe possono vantare questo risultato per tutti i loro paesi.

Tre quarti dell’Africa offline

In alcuni paesi, come la Repubblica Democratica del Congo, il Chad e la Repubblica Centrafricana, il costo di 1 GB supera il 20% dell’ammontare del salario mensile medio, rendendo Internet inaccessibile ai più anziché un’opportunità per tutti. Non sorprende dunque che l’Africa, dove i dati sono più costosi che in ogni altra regione del mondo, abbia la più bassa penetrazione Internet: circa il 24%, contro una media globale del 51%.

Per l’A4AI i miglioramenti vengono stimolati non solo da mercati telecom più competitivi ma anche dagli investimenti nell’accesso pubblico, come nelle scuole, nelle biblioteche, nelle piazze e in altri luoghi di ritrovo dove le persone possono connettersi a Internet.

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