COPYRIGHT

Musica, in Uk stop alla copia dei cd: il governo bocciato dall’Alta Corte di giustizia

Respinto il regolamento che consentiva di copiare materiale protetto da copyright: “L’operazione non è a costo zero”. Ora l’industria si prepara a chiedere un maxi-risarcimento che potrebbe toccare i 60 milioni di sterline all’anno. Enzo Mazza (Fimi): “La decisione impatterà anche in Italia”

Pubblicato il 19 Giu 2015

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L’industria musicale britannica ha messo a segno un’importante vittoria per proteggere i propri contenuti, riuscendo a ribaltare, grazie a una decisione di un tribunale dell’Alta Corte di giustizia, le misure adottate da Londra l’anno scorso (Copyright and Rights in Performances, Personal Copies for Private Use, Regulations 2014) che permettevano ai comuni cittadini di copiare Cd e altro materiale protetto da copyright purché fosse legittimamente acquistato e le copie destinate al solo uso privato.

Il giudice britannico ha infatti decretato che il governo ha introdotto una misura illegittima perché non ha creato un sistema di risarcimento per gli autori dei testi, i musicisti e tutti gli altri detentori di diritti che si trovano a perdere entrate a causa delle copie, benché lecite.

Una decisione salutata con soddisfazione dalla Fimi, la federazione italiana dell’industria discografica. Il presidente Enzo Mazza: “Siamo molto soddisfatti, la decisione inglese conferma, da un lato, i principi stabiliti dall’Europa, che il governo britannico voleva violare, e respinge, definitivamente, le istanze per abolire lo strumento presentate anche in Italia”.

A ottobre scorso, quando ha varato il provvedimento che consentiva la copia privata, il Department for Business, Innovation and Skills del governo britannico aveva sostenuto che la nuova misura avrebbe arrecato danni pari a zero o comunque non significativi per l’industria musicale e per questo il sistema di risarcimento non è stato ritenuto necessario. Il giudice ha però deciso che le prove addotte dal governo non bastano a sostenere la tesi del danno “pari a zero” o “de minimis”.

Il Copyright and Rights in Performances (Personal Copies for Private Use) Regulations 2014 ha reso legittimo in Uk, per esempio, copiare il contenuti di un Cd su un laptop, smartphone o player MP3 per uso personale (un’attività comunque comunemente praticata).

La legalità di tale disposizione è stata messa in dubbio dalle associazioni Musicians’ Union, Uk Music e British Academy of Songwriters, Composers and Authors (Basca) che si sono rivolte a una squadra di avvocati e hanno portato le loro ragioni in tribunale.

Uk Music ha calcolato che le nuove regole, senza un regime che preveda il risarcimento, risultano in una perdita di revenues per i detentori dei diritti del settore creativo pari a 58 milioni di sterline l’anno.

Il giudice britannico ha ammesso che la questione è spinosa e crea nuove sfide per la giurisprudenza, in Uk e in Europa, soprattutto nell’era delle tecnologie digitali e di Internet che consentono di copiare in modo veloce e con risultati di alta qualità.

Il Department for Business, Innovation and Skills del governo britannico ha cercato di respingere i calcoli sulle possibili perdite per l’industria musicale, ricordando che la copia privata è legittima solo in casi molto limitati, per esempio solo chi ha acquistato la copia originale può copiarla (in teoria), mentre non è legale che lo faccia un suo amico o familiare. Il giudice non ha tuttavia accolto la posizione del governo e ha riconosciuto il diritto dell’industria musicale a esigere un risarcimento per il guadagno perso.

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