L'INTERVISTA

Netflix brucia 54 miliardi. Preta: “La stagione d’oro è finita, serve profondo mutamento”

“Il mercato è maturo e tutti i player dovanno fare i conti con un forte cambio di paradigma nei prossimi anni”. Aumentare il prezzo degli abbonamenti con sovrapprezzo per chi condivide gli accessi, rivedere i modelli di business e puntare sulla pubblicità le tre possibili vie di uscita. Ma secondo l’esperto non sarà facile trovare la quadra

Pubblicato il 21 Apr 2022

streaming, tv

Per la prima volta dopo oltre 10 anni Netflix perde abbonati, chiudendo il trimestre in calo di 200mila abbonati e un’ulteriore diminuzione prevista di circa 2 milioni. Il gigante dello streaming perso circa 54 miliardi di dollari in Borsa, un terzo del suo valore: ieri alla chiusura delle contrattazioni a Wall Street, il titolo è crollato del 35%, 122,42 dollari in meno per azione a 226,19 dollari. Cosa sta accadendo al leader mondiale del video streaming? E cosa riserva il futuro? “Sebbene la notizia sia di quelle che fanno scalpore, era evidente da diversi mesi, dopo anni di crescita sostenuta e la grande abbuffata all’inizio della pandemia, che il mercato dello streaming, in particolare dei servizi di abbonamento (Svod) come Netflix, avesse raggiunto la sua maturità e avrebbe iniziato a stabilizzarsi. Basti pensare che nell’ultimo trimestre 2021 era cresciuta di “appena” 2,5 milioni di abbonati contro i 15 milioni dello stesso periodo di due anni prima”, spiega a CorCom Augusto Preta, founder di ITMedia Consulting e fra i massimi esperti in Italia in tema di audiovisivo.

Preta, il mercato dunque è maturo e cosa comporta?

Quello che accade è che in un mercato maturo come quello attuale dello Svod si cresce meno e questo riduce le possibilità di competere con concorrenti sempre più agguerriti e con forti risorse economiche. La competizione è sui contenuti e meno crescita significa minore capitalizzazione, minore accesso al credito e minore possibilità di continuare a investire ingenti risorse nella produzione, pari a 14 milidardi di dollari nel 2021.

Si tratta di una crisi irreversibile?

La stessa Netflix ha identificato soprattutto 3 cause nella mancata crescita: la maggiore concorrenza di attori globali (Disney, Amazon, Apple, Comcast, ecc..), la chiusura delle attività in Russia a seguito della guerra in Ucraina (700mila abbonati), la condivisione delle password (oltre 100 milioni dei 220 milioni di abbonati secondo le stime della società) che ha consentito finora a più utenti  di poter utilizzare lo stesso servizio. Certamente la prima è la più preoccupante, perché in qualche modo “strutturale”. Per ridurne gli effetti, 3 sono le soluzioni possibili: diversificare i contenuti uscendo dalla zona di comfort delle serie e dei film, il proprio core business, cosi da aumentare numero di utenti e riprendere a crescere; aumentare il prezzo degli abbonamenti facendo pagare un sovrapprezzo a chi condivide non in famiglia gli accessi; rivedere il modello di business, aggiungendo al pagamento diretto anche la pubblicità.

Quindi è possibile una ripresa?

In realtà tutte queste soluzioni debbono dimostrare sul campo che possano funzionare. Ad esempio se si modifica la politica degli accessi con prezzi differenziati e più alti e più probabile che si riducano gli utenti e dunque a un aumento ipotetico e non facilmente quantificale dei ricavi da Arpu discenderebbe una minore possibilità di ottenere ricavi dalla pubblicità e inoltre servizi finanziati in tutto o in parte dalla pubblicità richiederebbero certamente prezzi di abbonamento più basso. Insomma si possono percorrere diverse strade ma nessuna è in grado di garantire al momento la ripresa

Quali sono le tendenze che ritiene emergeranno?

Non solo Netflix, ma tutti gli operatori di Svod, dovanno fare i conti con i profondi cambiamenti del mercato e con un forte cambio di paradigma nei prossimi anni. Finita la stagione d’oro dello Svod, il video streaming continuerà a svilupparsi grazie ai servizi basati sulla pubblicità, con i servizi online (Avod, Fst) che stanno iniziato a trovare il loro pubblico, offrendo accesso “gratuito” ai contenuti in cambio della disponibilità degli utenti a guardare gli annunci pubblicitari. Questi nuovi servizi competono per i budget pubblicitari e mantengono la promessa di sfruttare i dati degli utenti per un targeting migliore e un’offerta più personalizzata, motivo fondamentale per cui il mercato si sta spostando rapidamente verso di essi. Inoltre, rispetto ai social media, lo streaming video assomiglia ancora molto alla TV, mentre una nuova domanda dei consumatori, a partire dalle generazioni più giovani, come è accaduto in passato per l’esplosione dello streaming, è sempre più sociale, personalizzata e immersiva, portando il mondo reale a contatto con le infinite possibilità del digitale. Per molti versi, i social media e il social gaming assomigliano già molto di più ai metaversi che allo streaming video.

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