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Nuvole nere su Orfeo, oggi il cda Rai che “scotta”

Riparte con un menu di patate bollenti la stagione politica di Viale Mazzini. Risorse e tetto di affollamento pubblicitario sul tavolo accanto ai dossier sui superstipendi e sul ruolo della “new entry” Milena Gabanelli. Tecnologie e finanza: al voto le nuove nomine

Pubblicato il 06 Set 2017

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Se ci fosse un servizio Meteo dedicato a Viale Mazzini, per oggi potrebbe indicare grigio fosco. Sul tavolo del Consiglio di amministrazione previsto in giornata ci sono patate bollenti che potrebbero bruciare le dita a qualcuno. Tre nomi, tre grane. Il primo riguarda il mai sopito dossier Fazio ed è notizia di ieri pomeriggio che l’Autorità Anticorruzione di Raffale Cantone ha chiesto le carte sul contratto milionario del popolare conduttore ora passato a RaiUno. Il deputato Pd Anzaldi non smette di ricordare il possibile intervento della Magistratura contabile sull’ipotesi di danno erariale ed ha sollevato ancora una volta l’opportunità di mettere in calendario una trasmissione dove pendono ancora molti punti da chiarire. Il giorno della messa in onda del nuovo programma sulla rete ammiraglia Rai si avvicina e molti si interrogano sui risultati di ascolto attesi. L’interrogativo, in verità riguarda anche le scelte della concorrenza: cosa proporrà Canale 5 per quella sera di domenica 24 settembre? “Sarà il frutto di accordo politico” ci dice un esperto di palinsesti. In questo momento Mediaset non si può permettere di perdere colpi ed è difficile immaginare che possa lasciare indisturbato il concorrente pubblico.

Il secondo nome in calendario è Bruno Vespa. Ed è un nome di particolare delicatezza. Il conduttore di Porta a Porta ha espresso chiaramente il suo intento di non voler sottostare alla logica del tetto dei compensi fissato a 240 mila Euro. Fatto sta che, nonostante le dichiarazioni di Orfeo in una recente intervista a Repubblica, il contratto con Vespa non è stato ancora rinnovato e questo argomento non è all’ordine del giorno del Cda di oggi mentre la messa in onda, teoricamente, è prevista per l’11 settembre. Sembra che al settimo piano stiano lavorando intensamente per trovare una soluzione ma non sembra per niente facile. Un altro contratto milionario portatore di ulteriori polemiche non è sopportabile.

Il terzo nome, infine, riguarda Milena Gabanelli e la nuova offerta informativa Rai. Su questo terreno si intrecciano due livelli: il primo di carattere editoriale (riorganizzazione dei Tg e Gr, testata online etc) il secondo di carattere politico. Non sono pochi coloro che, da una parte, temono l’eccessivo protagonismo e la sintonia verso una area politica non proprio “governativa” della ex conduttrice di Report. Dalla parte opposta, altri sostengono che proprio per la sua indipendenza e indiscussa capacità professionale debba avere il riconoscimento che merita con l’assegnazione di responsabilità di direzione della nuova testata on line. Al momento, l’argomento è in stand by.

Nel frattempo, come abbiamo più volte scritto, è in corso la grande battaglia sul contratto di servizio che dovrà impegnare il Servizio pubblico radiotelevisivo nei prossimi anni. Il Dg Orfeo si è impegnato pubblicamente ad arrivare ad una bozza condivisa per la fine di settembre. Allora, si pone anzitutto un problema di metodo. Perché non rendere pubblico quanto si dibatte? Perché non rendere accessibile agli utenti, obbligati a pagare il canone, i contenuti, gli indirizzi generali, le prospettive di sviluppo dell’Azienda verso la quale sono chiamati a concorrere con la loro quota parte? Nel merito, per alcune parti, abbiamo già scritto. Al momento non ci sono novità rilevanti: “noi siamo pronti da tempo” afferma una nostra fonte Rai e si attende un incontro nei prossimi giorni.

A Palazzo Chigi e dintorni, invece, le idee sul futuro della Rai sembrano essere alquanto complesse per usare un eufemismo. Anzitutto, per quanto riguarda ancora il Contratto di servizio, sembrano esserci difformità nella definizione del punto di equilibrio tra quanto viene richiesto a Viale Mazzini e quanto invece gli viene proposto dagli introiti da canone. Ricordiamo uno tra i principali terreni di divergenza: la copertura del 100% del territorio nazionale. Questo passaggio costa e non poco: secondo i dati in nostro possesso sul Mux1 si tratta di completare all’1% mentre sul Mux 2 e Mux 3 si tratta di incrementare di circa l’8% per una stima (considerando circa 1500 nuovi trasmettitori con una potenza di qualche decina di Watt l’uno) di circa 50 milioni per Mux. Dove prendere questi soldi? Una risposta possibile potrebbe essere quella di utilizzare gli utili generati da Rai Way: a parte la cedola staccata verso Rai, per il resto non è scritto da nessuna parte a caratteri indelebili che debbano necessariamente essere redistribuiti agli azionisti e non reinvestiti (con un significativo guadagno sulla detassazione). Per fare questo, però, occorre un forte indirizzo dell’azionista di maggioranza, il Governo che, a quanto sembra, sul tema continua a fare orecchie da mercante, come conferma la presenza del Presidente di Rai Way, attualmente dipendente di una società privata senza che nessuno azzardi a sollevare il problema.

È stata anche azzardata (riportata da Vincenzo Vita su Il Manifesto) un’altra ipotesi: vendere proprio il Mux1. Appare troppo impegnativa per essere vera.

Per quanto riguarda ancora le risorse, le recenti disposizioni legislative dovrebbero aver sgombrato il campo di dubbi e perplessità: il canone dovrebbe spettare per intero alla Rai e sarà necessario definire quanti degli oltre 2.100 milioni di euro debbano entrare nelle casse di Viale Mazzini al netto di tasse e contributi. Sul tema ripartizione del canone qualcuno, vedi Cairo, non è del tutto d’accordo: “Anche noi de La7 facciamo servizio pubblico con le news e ci spetta un sostegno”. Il fronte di attacco si potrebbe spostare sui tetti di affollamento pubblicitario. Altri invece, hanno a cuore le sorti dell’emittenza locale e non perdono occasione per pensare a qualche forma di intervento a loro favore. Infine, sempre a proposito di futuro della Rai e del suo ruolo di principale azienda culturale del Paese, proprio ieri a Viale Mazzini un autorevole dirigente ci ha sollevato un interessante interrogativo: “ci sono forti dubbi che i Decreti attuativi proposti da Franceschini a proposito del cinema italiano possano danneggiare la Rai che, invece, fino a prova contraria, è l’unico soggetto che, in particolare con le fiction, propone e difende la cultura nazionale”. Su questo tema sarà interessante approfondire.

Oggi, come anticipato, il Cda Rai dovrebbe varare le nuove nomine sul fronte finanza e sul fronte tecnologie. Sono attese notizie e progetti, in particolare sul terreno della sicurezza ora che il settore dovrebbe essere ricompreso nel perimetro delle tecnologie aziendali.

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