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Ologrammi, Franciullo (Quintetto): “A inizio 2015 i primi servizi in ambiente 3D”

L’azienda valdostana sta sviluppando soluzioni di customer care dove gli utenti dialogano con le “proiezioni” dell’assistenza: “Ma non possiamo ancora rivelare chi sono i nostri clienti”

Pubblicato il 14 Dic 2014

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Il futuro, anzi il presente della telepresenza olografica è italiano. A poche settimane dal lancio delle prime applicazioni commerciali di una tecnologia rivoluzionaria per collaboration, formazione e customer care. La soluzione in questione è sviluppata dalla valdostana Quintetto con Ino, l’Istituto nazionale di ottica del Cnr e con il contributo della Regione Valle d’Aosta. Il sistema è semplice nella sua genialità: un’immagine bidimensionale viene proiettata in un ambiente in 3D, creando la sensazione di presenza fisica di una persona che può trovarsi dall’altra parte del pianeta. CorCom ne ha parlato con Maria Grazia Franciullo, responsabile Business development della società.
Dove trova applicazione la vostra tecnologia?
Nel settore degli operatori che erogano servizi, a cominciare dal mondo bancario. È da lì che è partito tutto, cercando di rispondere a una domanda che ci hanno rivolto i nostri interlocutori: in un momento di difficoltà come questo, in cui siamo costretti a ridurre la presenza sul territorio, come possiamo garantire i servizi ai clienti? L’home banking è approcciato solo da una certa tipologia di clientela, ma altri vivono il monitor come una barriera tecnologica. Così abbiamo immaginato uno spazio virtuale con le funzioni di sportello reale, trasmettendo la stessa empatia della presenza fisica e consentendo di condividere documenti. Abbiamo scoperto che questo sistema poteva essere usato trasversalmente. Non essendo collegato a contenuti preconfezionati, ma alla comunicazione in tempo reale, può essere adottato efficacemente all’interno delle organizzazioni come sala riunioni virtuale o per programmi di formazione.
Si può interagire con l’ologramma?
Attenzione: parlare di ologramma è improprio, in quanto il vero ologramma – come quello di Star Wars per intenderci – non esiste, non l’ha ancora inventato nessuno. Noi abbiamo realizzato uno pseudo-ologramma inserendo un’immagine bidimensionale in un ambiente fisico. Per far sì che l’occhio umano non si concentrasse sull’elemento virtuale, ma sull’esperienza complessiva, abbiamo lavorato con esperti di psicologia e sociologia, passando dallo studio minuzioso dell’arredo per culminare nella collaborazione con il Cnr per la parte di ottica. La forza della nostra soluzione sta nella capacità di lavorare in ambienti luminosi e utilizzando la banda Internet disponibile. Abbiamo dato la precedenza a tecnologie pienamente fruibili piuttosto che cercare di creare un sistema pieno di effetti speciali, ma incapace di funzionare in assenza di condizioni ottimali.
Chi saranno i primi a usare lo strumento?
Non posso rivelarlo. Le soluzioni stanno per uscire sul mercato, e nostri clienti vogliono essere i primi a farlo, per promuovere il servizio anche in chiave marketing. Posso dirle che consegneremo le prime postazioni all’inizio del 2015.
A un prezzo di circa 20 mila euro l’una.
Se la comunicazione è monodirezionale. Se invece si vuole sfruttare la telepresenza olografica per entrambi gli utenti, il costo raddoppia.
Quindi siamo ancora lontani da una declinazione consumer del prodotto?
Non sarà qualcosa di immediato. Soluzioni più economiche che coniughino comunicazione e sistemi di entertainment domestico si possono sviluppare, a patto di trovare dei finanziatori – servono centinaia di milioni – che ci credano.
Vi espanderete all’estero?
Valutiamo diverse proposte per potenziare la capacità produttiva, e stiamo formalizzando in questi giorni una partnership forte che ci vedrà lavorare con un paese nordafricano. Posso dirle inoltre che stiamo per aprire un ufficio in Bahrein.

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