PRESTITI PER NUOVE IMPRESE

Oltre 100 milioni: scocca la scintilla fra banche e startup

Sono 197 le nuove aziende finanziate: raddoppiati i fondi messi in campo in appena quattro mesi grazie al Crescita 2.0

Pubblicato il 17 Nov 2014

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La scintilla è scoccata. Due mondi finora lontani come le banche e le startup iniziato a prendersi in considerazione e ad alimentarsi a vicenda.

Il sodalizio è scattato nel luglio dello scorso anno, quando il Fondo di Garanzia per le Pmi, in base al decreto “Crescita 2.0” del 2012, ha iniziato a garantire anche le nuove imprese innovative e gli incubatori certificati. Gli ultimi numeri forniti dal Fondo attestano che da settembre 2013 (mese in cui è stata registrata la prima operazione) a ottobre 2014, gli istituti di credito, agevolati dalla copertura del fondo statale, hanno erogato prestiti alle startup per oltre 105 milioni. Le operazioni, dal taglio medio di circa 428 mila euro, sono state 246, e sono andate a favore di 197 startup innovative e 2 incubatori certificati: alcune società hanno beneficiato di più prestiti a medio-lungo termine (durata media 59 mesi).

Nel 2014 si può parlare di vero e proprio boom, visto che su 246 operazioni soltanto 28 sono state condotte nel 2013. E anche i tassi di crescita sono elevati. “Lo scorso giugno i prestiti bancari alle startup erano pari a 55 milioni di euro: quattro mesi dopo sono il doppio”, osserva Federico Barilli, Segretario generale di Italia Startup, l’associazione che rappresenta l’ecosistema italiano dell’innovazione. “Contando che ad agosto tutto è fermo, l’incremento mensile medio è di oltre 15 milioni: un dato sorprendente”. Il Fondo di Garanzia non rivela quali istituti abbiano concesso i prestiti e quali imprese abbiano ricevuto le risorse. “Ma se il taglio medio è di 428mila euro – riflette il segretario di Italia Startup –, si può dedurre che i beneficiari siano startup già abbastanza consolidate e con un business plan solido. Perché se è vero che il Fondo copre fino all’80% del finanziamento e che al fondatore sono richieste ulteriori garanzie personali, è altrettanto innegabile che le banche non regalano niente. E difficilmente danno soldi a società ancora fragili”. Ma questo canale di finanziamento può cambiare la natura dell’ecosistema delle startup in Italia? “È improbabile – conclude Barilli – che il boom dei prestiti bancari vada a ridimensionare gli investimenti in capitale di rischio: sono due forme di finanziamento molto diverse, che possono coesistere. La vera novità, che va salutata positivamente, è un’altra: il mondo delle banche, a dispetto delle previsioni, ha cominciato a muoversi verso l’ecosistema e a considerarlo maturo per essere finanziato”.

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