HI-TECH

Oltre l’entertainment: la seconda vita degli ologrammi

Prima di Internet erano sinonimo di futuro (come nel film Star Wars): oggi le simulazioni 3D tornano in auge. Ma questa volta non è solo il mondo dello spettacolo ad adottarle. Il mercato si sta movimentando: secondo Research and markets crescerà del 112,5% per 5 anni. Ma per Gartner non ci saranno grandi numeri prima del 2025

Pubblicato il 13 Dic 2014

Domenico Aliperto

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Ben prima di Internet, del mobile, del touch screen, la proiezione delle immagini olografiche divampava nell’immaginario fantascientifico collettivo. Una tecnologia che forse per la sua apparente contiguità con la tecnica fotografica, sembrava più accessibile e a portata di presente di molte altre soluzioni che fino a non più di trent’anni fa erano inimmaginabili ma di cui oggi non potremmo fare a meno. Eppure è solo negli ultimi anni che l’olografia digitale ha cominciato a trovare applicazioni così convincenti (e remunerative) da iniziare un percorso che la sta avvicinando anche al mercato consumer.

Dalla sala ologrammi dell’astronave Enterprise ai messaggi interstellari nella saga di Star Wars, due sono sempre stati gli ambiti a cui si associano i display tridimensionali: l’entertainment e la comunicazione. Sono proprio questi i campi in cui si stanno sviluppando business ultraspecializzati le cui revenue crescono a doppia cifra.

Secondo le previsioni di Research and Markets, il mercato mondiale delle soluzioni ottiche prive di supporto fisico è destinato a crescere al tasso annuo medio del 112,5% nel prossimo quinquennio, anche se Gartner, nel suo rapporto Hype Cycle for Emerging Technologies 2014, sostiene che la tecnologia olografica non conoscerà un’adozione di massa prima del 2025. Punti di vista discordanti che mettono in evidenza quanto sia difficile fare stime per un mercato al suo esordio. Un’ulteriore idea la può dare il rapporto di TechSci Research, intitolato “Global Head-up Display Market Forecast & Opportunities, 2019” che ritaglia il solo settore degli head-up display, applicazione tra le più comuni della tecnologia olografica: il forecast per le revenue globali del comparto parlano di 5.06 miliardi di dollari. Le industry col maggiore tasso di adozione sono la difesa e l’automotive. Le case automobilistiche, in particolare, aumenteranno la spesa per rispondere alla sempre maggiore richiesta di lusso e sicurezza della fascia premium dei consumatori. Bmw, Audi e Mercedes, per esempio, stanno costruendo partnership internazionali per installare i display tridimensionali anche sui segmenti intermedi.

Se sul piano numerico prevale ancora l’incertezza, la diffusione di questi sistemi sul piano della cultura di massa è decisamente affermata. Cominciano a fare notizia creando al contempo curiosità e abitudine i mille modi in cui gli ologrammi entrano nell’esperienza di milioni di persone. Il fatto che comincino a registrarsi le prime guerre di brevetti la dice lunga sull’interesse che la tecnologia suscita negli investitori: agli ultimi Billboard Music Awards, a maggio, un redivivo Michael Jackson ha condiviso il palco di Las Vegas con una ventina di ballerini che danzavano sulle note di Slave to the rhythm. E la performance è valsa a Pulse, la società che ha fornito la tecnologia olografica (per il ceo Frank Peterson un investimento da “diversi milioni di dollari”), un’azione legale dalle concorrenti Hologram Usa e Musion Das Hologram, che avevano realizzato un progetto simile – il primo del suo genere – nel 2012, per riportare in vita al Coachella Music Festival il rapper Tupac Shakur, defunto nel 1996. Musion Das Hologram, ha querelato anche Fox, che a luglio, al Comic Con, aveva creato uno sketch tra un “vero” Homer Simpson e il suo creatore Matt Groening.

Ma pare non siano teatri e arene i luoghi dove le tecnologie olografiche avranno il loro palcoscenico privilegiato. Il settore pù promettente sembra quello sanitario. Non solo per la telemedicina, per pianificare, effettuare o assistere a operazioni chirurgiche, ma anche per le attività accademiche. È significativo l’accordo tra Zebra Imaging, sviluppatore di soluzioni olografiche a livello mondiale, con Zygote Media group, specializzata in supporti multimediali tridimensionali per la visualizzazione di parti anatomiche, per la realizzazione di strumenti didattici specifici per le facoltà di Medicina. E non si tratta solo di un vezzo del marketing: secondo lo studio “Medical Holography for Basic Anatomy Training” di Matthew Hackett per la divisione medica dell’Esercito americano, nell’anatomia umana l’apprendimento su immagini 3D è in alcuni casi due volte più efficace che su supporti tradizionali. C’è un’altra applicazione che va assolutamente menzionata. Si tratta della telepresenza declinata sul piano della collaboration, della formazione e del Crm. E, forse a sorpresa, l’Italia si pone come pioniere del mercato.

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