LO STUDIO

Open data, la collaborazione dà sprint all’Europa. Italia “fast tracker”

La diffusione di progetti congiunti tra gli Stati Ue consentono al Vecchio Continente di raggiungere un tasso di maturità dei sistemi del 76%, in aumento del 10% rispetto al 2019. Il nostro Paese è all’80%. Info più fruibili per cittadini grazie alle dashboard

Pubblicato il 22 Dic 2020

Patrizia Licata

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I paesi europei hanno compiuto enormi progressi nel promuovere la pubblicazione e il riutilizzo degli open data e hanno saputo stabilire le priorità per facilitarne l’uso. Lo rivela la sesta edizione del report coordinato da Capgemini Invent che analizza il tasso di maturità dell’Europa in ambito open data. Lo studio, dal titolo “Open Data Maturity Report 2020”, è stato elaborato su richiesta della Commissione europea nell’ambito dello European Data Portal. Nell’incremento delle performance è stata determinante la reazione alla pandemia di Covid-19, che ha evidenziato la reale necessità di disporre di dati.

L’Europa degli open data: dai Trend-setter ai Principianti

La maturità degli open data nei vari paesi attraverso quattro categorie indicative. I Trend-setter, con tasso di maturità del 90-100%, includono, tra gli altri, Danimarca, Francia, Spagna, Irlanda. Seguono i paesi a veloce progressione, i Fast-tracker, che includono l’Italia, la Germania, i Paesi Bassi e la Grecia, con maturità almeno all’80%. I Follower, tra cui Regno Unito, Belgio, Romania, sono sotto la media nel livello di maturità (60-70%). Chiudono le categorie i Principianti, tra cui Svezia, Norvegia, Portogallo e Ungheria, con tassi sotto il 50%.

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I trend del 2020: quanto pesa la pandemia

Nell’edizione 2020 sono stati individuati tre trend rilevanti, tra cui quello legato alla pandemia: il Covid-19 ha evidenziato la reale necessità di dati.

L’Europa è ben posizionata per raggiungere gli obiettivi fissati in materia di open data e per rendere gli stessi disponibili ai cittadini. Quest’anno si è registrato un incremento del tasso di maturità dei sistemi di Open Data sviluppati dai paesi europei, tanto che il punteggio medio raggiunto dai ventisette Stati membri è pari al 76%, con un aumento di 10 punti percentuali rispetto al 2019. L’incremento è stato registrato in tutte le aree prese in esame rispetto a quanto rilevato lo scorso anno e si evince in maniera chiara una maggiore concentrazione dei paesi nella fascia più alta dei punteggi.

La pandemia di Covid-19 ha fatto anche registrare una maggiore enfasi sull’importanza di raccogliere e rendere disponibili al pubblico i dati in modo sistematico: la necessità di rispondere all’emergenza ha infatti portato molti paesi a iniziare a pubblicare i dati e a sviluppare iniziative e dashboard per renderli più comprensibili e intuitivi.

Dalla quantità alla qualità: garantire l’interoperabilità

Con l’incremento del tasso di maturità delle offerte di open data da parte dei diversi paesi, l’attenzione si è spostata dalla quantità di dati messi a disposizione alla loro qualità. È questo il secondo grande trend rilevato nel 2020. La qualità dei dati non considerata come fattore a sé stante ma come un elemento di base per l’interoperabilità, ovvero la capacità di collaborare in ambito locale e oltre confine, rendendo più facile lo scambio di dati tra i vari sistemi informatici. Questo focus maggiore consente ai re-user di valorizzare i dati per creare nuovi prodotti e servizi.

Bruxelles creerà un framework condiviso per misurare il riuso

Generare un impatto positivo sulla società e sull’economia attraverso la pubblicazione di open data è sempre stato l’obiettivo finale dell’ampio sforzo pluriennale messo in campo in tutta Europa. Misurare questo impatto è un compito complesso e non esiste ancora una visione comune su come farlo al meglio, ma molti paesi europei stanno svolgendo con successo una serie di attività per capire e identificare in che misura gli open data vengono riutilizzati e come viene creato valore, impegnandosi con le comunità di re-user. La Commissione europea ha in programma di utilizzare questi studi come punto di partenza per sviluppare un framework condiviso nei prossimi anni.

“Approccio più centrato sul cittadino”

L’evidente picco del tasso di maturità degli open data mette in evidenza gli sforzi dei paesi europei verso un approccio più centrato sul cittadino nello sviluppo delle pratiche relative a quest’ambito”, ha affermato Domenico Leone, Public Sector Director di Capgemini in Italia.Impegnandosi con le comunità di re-user di Open Data, l’Europa svilupperà una migliore comprensione del forte impatto che questi sistemi possono raggiungere”.

“Dopo molti anni dedicati allo sviluppo degli open data in Europa, è con grande soddisfazione che osserviamo come gli Stati membri abbiano raggiunto determinati livelli, anche con risposte tempestive all’emergenza Covid-19”, ha continuato Domenico Leone. “C’è ancora molta strada da fare, ma il successo ottenuto dai paesi più efficienti sta spronando tutti a fare di più e meglio”.

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