DECRETO DEL FARE

PA: addio al fax, ma basterà la norma?

Gentiloni (Pd), Bergamini (Pdl) e Quintarelli (Scelta Civica) plaudono alla misura che obbliga le amministrazioni a comunicare via e-mail. Ma avvertono: è solo l’inizio di un percorso non semplice

Pubblicato il 05 Ago 2013

Alessandro Longo

internet-banche-120123180630

L’emendamento ammazzafax è passato al Senato, nel decreto del Fare, ma adesso non illudiamoci che i fax spariranno di colpo dalle pubbliche amministrazioni solo grazie a una norma: ci attende un lungo cammino di formazione e rivoluzione culturale. Questa è l’opinione di tre politici esperti di digitale, intervistati dal nostro giornale: Paolo Gentiloni (PD), Deborah Bergamini (Pdl) e Stefano Quintarelli (Scelta Civica).

Emendamento a sorpresa, per altro. Paolo Coppola (PD) aveva provato a farlo passare senza successo alla Camera, dove è stato respinto, “non per una questione di merito ma perché ci eravamo impegnati a limitare il numero di emendamenti da presentare”, spiega Paolo Gentiloni (PD). Poi è passata al Senato, con emendamento PD e Lega, la norma che abolisce l’uso del fax nella Pubblica amministrazione a favore della posta elettronica certificata. Così ora il decreto tornerà alla Camera mercoledì, dove probabilmente passerà così com’è e quindi l’ammazzafax sarà definitivo.

“Ma è solo l’inizio di un percorso. Le norme di questo genere indicano traguardi sacrosanti. Allo stesso tempo sappiamo che negli uffici pubblici e privati, seppure a scartamento ridotto, ci sono ancora fotocopiatrici e fax. Questa dell’ammazzafax è un classico esempio di norma a tendere”, dice Gentiloni. “Dice che l’obiettivo è eliminare i fax; bene, è condivisibile, ma non sarà semplice, nemmeno per gli uffici più smart. Nella Pa arrivano ancora documenti in cartaceo e non è sempre possibile e facile fare tutto in digitale”, continua.

“L’ammazzafax è un passo avanti nella giusta direzione, ma sono cosciente che si scontra con un problema: il nostro Paese sconta un ritardo in termini di digital divide”, conferma Bergamini, che è stata anche relatrice del decreto Crescita 2.0, quello dell’Agenda digitale. “Allora dico: ben venga la digitalizzazione della Pa, ma attenti a non lasciare indietro i tanti- soprattutto anziani- che ancora non sanno avvalersi dei nuovi modi di rapportarsi con la Pubblica amministrazione”. “Mi farà promotrice di una risoluzione per realizzare un’idea che in nuce c’era già nell’Agenda digitale: formazione dei cittadini e delle imprese all’uso del digitale, con finanziamenti pubblici”, aggiunge. “In Scandinavia, gli studenti guadagnano punti di credito scolastico quando formano i propri parenti all’uso del computer. Potremmo farlo anche noi”. Era un’idea che circolava già nella Cabina di regia per l’Agenda.

“Bellissima cosa l’ammazzafax, prima di tutto è una provocazione culturale: vedremo se arriverà in fondo”, concorda Quintarelli. “Pone il problema di cominciare a fare le cose in modo diverso. Sarà difficile attuarla per le resistenze che probabilmente ci saranno. Io mando mail dal 1985 e non vedo perché continuare con la carta”, continua.

Un passo nella direzione della Pa tutta digitale, quindi. Ma tra la norma e l’attuazione passerà ancora un po’ di tempo, probabilmente: molte Pa del resto insistono a mandare raccomandate di carta, anche le norme già lo vietano.

https://twitter.com/AlessLongo

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articolo 1 di 3