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PA, open gov chiave di volta

La Provincia di Roma punta su trasparenza ed efficienza. Loriga (responsabile Sistemi informativi): “Solo così si fa innovazione vera. In Italia visione troppo ragionieristica dell’Ict: si tende a sottovalutare il ruolo di professionisti e specialisti”

Pubblicato il 07 Mag 2012

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La Provincia di Roma è la più grande d’Italia per numero di abitanti, comprende tra i suoi 121 Comuni anche la Capitale e registra un Pil pro capite tra i più elevati del Paese. Fin qui la statistica. Se, però, si aggiunge un po’ di Ict la fotografia diventa più interessante: ospita la rete federata di connettività wi-fi pubblica e gratuita più estesa d’Europa e raccoglie esperienze di primaria importanza nell’open source e nel riuso di software nella PA. Ne parliamo con Francesco Loriga, dirigente dell’amministrazione provinciale e responsabile dei sistemi informativi.

Loriga, su quali ambiti insiste l’azione dell’Ict presso la Provincia di Roma?

La tecnologia interviene in tre ambiti. Sul funzionamento della macchina amministrativa nelle sue componenti di sistema e applicative centralizzate, Web incluso; sulla produttività individuale e rispetto alla dotazione strumentale di ciascun collaboratore interno; sui servizi rivolti ai cittadini.

Partiamo dal primo fronte.

Da almeno quattro anni possiamo dire di avere digitalizzato gran parte dei processi amministrativi. La gestione del personale e il workflow per la lavorazione delle determine sono interamente digitalizzati. Impegni di spesa, contratti, ordini ecc. tutto passa dalla rete intranet e un applicativo web based, accessibile da qualsiasi postazione dotata di browser. Si chiama Sid, “Sistema Informativo delle Determine”, e consente di firmare digitalmente i documenti e avere sotto controllo i capitoli di spesa del bilancio. Ci ha fatto ridurre le spese per la carta, gli errori amministrativi e il rischio di perdere documenti nel tragitto tra gli uffici. Viaggiano online inoltre i mandati di pagamento, i cedolini per gli stipendi, le richieste interne e altro.

Sono soluzioni disponibili sul mercato?

No. Il Sid è stato sviluppato ad hoc su nostre specifiche e poi rilasciato con licenza d’uso aperta per il riuso presso altri Comuni. L’hanno adottato, ad esempio, la cittadina di Albano e altre Province. La gestione del personale, invece, si basa su software proprietario con una personalizzazione web fatta in casa.

Quale logica determina le scelte d’acquisto per gli strumenti individuali?

In Provincia i dipendenti con una postazione sono circa 2.400 su 3mila. I sistemi operativi di base sono principalmente della famiglia Microsoft Windows, mentre per gli applicativi stiamo migrando gradualmente verso il mondo open source e soluzioni che garantiscano la rispondenza alle esigenze di produzione e impieghino formati standard. Per l’hardware è diverso. Ci confrontiamo con i vincoli sul patto di stabilità e forti limiti sugli acquisti in conto capitale e abbiamo per questo cominciato a indirizzarci verso il noleggio. I lotti acquistati cerchiamo comunque di impiegarli al massimo: anche questa è una doverosa forma di risparmio richiesta alla PA.

I nuovi dispositivi mobili sono dunque merce rara?

No. In realtà gli operatori di telefonia oggi li offrono in bundle con il traffico voce e dati. I due ambiti principali in cui li stiamo utilizzando sono per le attività dei funzionari impiegati sul territorio, ad esempio ispettori geologici e polizia provinciale che controllano e fotografano il territorio, localizzano eventi e inviano informazioni via Internet, e per l’uso da parte dei dirigenti che hanno necessità di leggere e-mail, navigare in Internet e utilizzare app in mobilità. Ma ormai anche il costo per l’acquisto è comunque relativo. Esistono oggi ottimi dispositivi sotto i 200 euro.

Quali progetti avete in corso sul fronte dei servizi ai cittadini?

Quello di punta è sicuramente “ProvinciaWiFi”, la costruzione di una rete federata per la connettività libera e gratuita. Oggi ha raggiunto i 900 hot spot tra Roma e Provincia e offre navigazione gratuita con 300 MB di traffico al giorno. A Roma conta 600 aree di free wi-fi: parchi, piazze, biblioteche, tribunali, teatri e di recente anche spazi privati come circoli sportivi, bar, ristoranti, centri commerciali o lavanderie che vogliono allacciarsi alla rete della Provincia. Molti privati comprano gli hot spot, pagano la connettività e si affidano alla rete ProvinciaWIFi per la gestione degli accessi. Abbiamo 190mila utenti registrati e una media giornaliera di 4.500 persone che usano la rete. Il software è una nostra creazione, costruita con il consorzio universitario Caspur. Siamo partiti dal progetto open source Open Wrt e poi abbiamo rilasciato il risultato in licenza Gpl: il software si chiama OpenWisp ed è usato anche da una decina di altre amministrazioni come i Comuni di Genova e Torino, le Province di Firenze, Prato, Grosseto, Gorizia e altre.

Su che cosa state investendo di più?

Sulle persone. Purtroppo nella PA si sottovaluta l’importanza dell’IT e non è considerato anomalo trovare laureati in Legge, Economia o Scienze Politiche a capo di quest’area. È la conseguenza di una visione troppo “ragionieristica” che considera l’Ict alla pari della gestione dell’autoparco o del patrimonio. Risorse IT competenti sono, invece, fondamentali: consentono sviluppi interni, un controllo migliore sui progetti affidati all’esterno e sono i primi “consulenti” per chi vuole innovare il proprio settore.

Viste le competenze delle Province, quali ambiti consentono oggi maggiori sviluppi per l’innovazione?

La mobilità, il risparmio energetico e l’ambiente sono temi importantissimi in cui le tecnologie possono portare grandi cambiamenti. C’è poi la questione degli open data, molto promettente. Non è solo questione di trasparenza: rendere pubblici i dati, anche apparentemente insignificanti, di cui sono in possesso le Amministrazioni, potrebbe consentire lo sviluppo di nuovi servizi realizzati dal settore privato e muovere il tessuto economico. Sviluppatori, aziende, e spesso anche singoli cittadini, sono in grado di creare piccole o grandi applicazioni di buona qualità. Nello sviluppo di servizi online ai cittadini la PA forse dovrebbe fermarsi a riflettere e pensare bene prima di spendere milioni di euro per creare servizi che funzionano male o nessuno usa perché progettati senza l’ascolto degli utenti. Bisogna cambiare prospettiva e puntare sull’open governement per ridisegnare il rapporto fra amministrazione e cittadini, in termini di efficienza e economicità, per condividere con loro il percorso dell’innovazione.

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