IL REPORT

Pacchetto d’inverno, la Ue sprona l’Italia: “Puntare sulle competenze digitali”

Nel documento nero su bianco i ritardi del nostro Paese sul fronte della banda ultralarga, i servizi pubblici online, la digitalizzazione delle imprese. Secondo la Commissione europea la chiave di volta sono le skills: solo così si potrà invertire la rotta e attrarre investimenti

Pubblicato il 27 Feb 2019

italia-digitale

Le idee ci sono. E anche progetti e piani. Ma è nell’execution che ci si perde. Con scarsi risultati, dunque, sui benefici e sulla roadmap attuativa. È questa, in sintesi, la situazione che imperversa in Italia stando ai dati emersi dal Pacchetto d’inverno della Commissione europea che fa il punto, Stato per Stato, sulle condizioni economiche e le politiche attuative volte alla crescita e allo sviluppo, alla sostenibilità nel lungo periodo), e definisce le priorità per l’anno successivo.

Lo “stallo” italiano è ormai una costante. E, anzi, l’attuale situazione economica rischia persino di peggiorare la situazione. Nel documento che prende in esame la situazione e che offre anche possibili soluzioni sono diversi i punti dedicati al digitale. Ed è sulle competenze in particolare che sono puntati i riflettori.

Investire nelle competenze per spingere gli investimenti

Occorrono investimenti adeguati in capitale umano, innovazione e capacità amministrativa rafforzata e bisogna ridurre le disparità regionali in tutti i settori. Per promuovere gli investimenti pubblici e privati è indispensabile investire nell’istruzione superiore e nelle competenze – si legge nel documento -. Gli investimenti nell’innovazione e il sostegno all’efficienza delle piccole imprese rafforzerebbero la produttività. Il miglioramento della capacità amministrativa è un presupposto indispensabile per garantire l’efficacia nell’erogazione degli investimenti pubblici e nell’utilizzo dei fondi dell’UE. Ciò potrebbe rafforzare l’impatto degli investimenti nella banda larga, nei trasporti, nella gestione delle risorse idriche e nell’economia circolare, tutti ambiti in cui il Sud ha accumulato un notevole ritardo.

“I mutamenti demografici e le nuove tecnologie stanno modificando il mercato del lavoro, mentre la carenza di competenze si accentua in molti Stati membri. È ora di cambiare marcia. Per mantenere il nostro tenore di vita dobbiamo assolutamente investire con la massima priorità nelle competenze, puntando in particolare a migliorarne il livello per le persone poco qualificate”, sottolinea Marianne Thyssen, Commissaria responsabile per l’Occupazione, gli affari sociali, le competenze e la mobilità dei lavoratori.

Per avere un impatto sulla produttività è necessaria un’ampia promozione delle competenze digitali nel processo di trasformazione digitale. Gli investimenti nelle tecnologie a banda larga devono essere accompagnati dallo sviluppo delle competenze in materia di Ict anche da parte dei dirigenti. La frammentazione del sistema produttivo in piccole imprese rallenta il processo di digitalizzazione, in quanto gli investimenti isolati delle piccole imprese non possono beneficiare delle economie di scala o di un approccio coordinato. Per quanto riguarda le competenze digitali, nel 2015 è stato lanciato il Piano Nazionale Scuola Digitale, con risultati modesti.

Internet, l’Italia non promuove adeguatamente l’accesso all’ultrabroadband

Secondo le rilevazioni l’Italia è indietro nel promuovere l’accesso ad internet ad altissima velocità (100 Mbps) per tutti. Nonostante questo obiettivo dell’Agenda digitale 2020 – si legge sempre nel report -nel 2017 il 15,5 % delle imprese italiane non aveva accesso a una connessione a banda larga adeguatamente veloce (a fronte di una media UE del 10,6 %) e solo il 23,9 % delle famiglie aveva accesso alla banda larga ultraveloce nel 2018 (a fronte di una media UE del 60,0 %). In alcune aree (“aree bianche”) le infrastrutture per la banda larga ultraveloce non sono ancora disponibili e nessun operatore ha in programma di investire nelle reti di prossima generazione (almeno 30 Mbps) nei prossimi anni, mentre in altre aree è presente una sola infrastruttura (“aree grigie”). I piani d’investimento privato coprono solo il 43 % del fabbisogno di investimenti per conseguire gli obiettivi dell’Agenda digitale 2020.

Ritardi nella roadmap della fibra

La Commissione Ue segnala inoltre che si stanno registrando ritardi di attuazione per gli investimenti nella banda larga. Due delle tre gare pubbliche indette dal governo per garantire la diffusione delle reti NGA in tutte le “aree bianche” (la prima fase della strategia per la banda larga ultraveloce, cofinanziata con fondi dell’UE) si sono concluse con l’aggiudicazione dell’appalto solo nella seconda metà del 2017, e la terza si è conclusa solo all’inizio del 2019, tutte dopo lunghe vertenze giudiziarie, puntualizza il documenti Questo inizio tardivo, combinato con ritardi nella pianificazione operativa delle opere e nella concessione delle autorizzazioni locali (che vedono coinvolti oltre 6 700 comuni), potrebbe posticipare l’assorbimento dei fondi dell’UE e mettere a repentaglio la tempestiva realizzazione degli obiettivi dell’Agenda digitale 2020. Inoltre, anche la seconda fase della strategia, intesa a promuovere la connettività ultraveloce nelle “aree grigie”, è in stallo, in attesa che il governo italiano presenti il piano alla Commissione europea perché venga sottoposto a controllo in relazione agli aiuti di Stato.

Servizi pubblici digitali, prestazioni insufficienti

Prestazioni insufficienti anche sul fronte dell’offerta di servizi pubblici digitali. La digitalizzazione dei processi e dei servizi potrebbe portare a notevoli risparmi in termini di costi e di tempo, nonché migliorare la qualità dei servizi sia per i cittadini che per le imprese. L’Italia, tuttavia, ha prestazioni inferiori alla media UE: ottiene infatti un punteggio di 47,7 a fronte di 53,87. In Italia si prevede che l’attuazione di soluzioni avanzate di e-Government, in particolare delle strategie ‘digitale per definizione’ e ‘una tantum’ genererà benefici annuali per circa 1,3 miliardi di euro. Tuttavia, la pianificazione incoerente, le scarse risorse finanziarie e l’insufficiente coordinamento stanno ritardando iniziative fondamentali quali l’anagrafe digitale, il sistema di pagamento online, la razionalizzazione delle banche dati delle amministrazioni pubbliche o ancora l’autenticazione unica basata sull’identificazione elettronica (Spid) conforme all’Eidas. L’elevata età media dei dipendenti pubblici e il basso livello medio di competenze digitali rallentano ulteriormente il processo. Eppure, quando chiare priorità politiche si combinano a un’applicazione efficace, i risultati sono evidenti, come nel caso del rapido sviluppo del mercato elettronico della pubblica amministrazione e della fatturazione elettronica.

Pmi, le politiche vanno nella giusta direzione

Stanno andando invece nella giusta direzione le politiche che promuovono la conoscenza e la cooperazione tra le imprese più piccole. Misure quali i distretti tecnologici e i contratti di rete, che favoriscono la cooperazione tra le imprese e lo sfruttamento delle economie di scala, hanno migliorato le prestazioni delle imprese partecipanti. I centri di competenza, non ancora attivati, sono intesi a garantire il trasferimento tecnologico alle Pmi per le tecnologie dell’Industria 4.0 e la correlata formazione in materia di Ict. I poli dell’innovazione digitale, di cui 21 già operativi, accompagnano la trasformazione digitale delle Pmi e la loro aggregazione in catene del valore digitale più grandi.

IL DOCUMENTO INTEGRALE RELATIVO ALL’ITALIA

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