L'INTERVISTA

Pacher: “Innovazione la nostra forza”

Il presidente della Provincia autonoma spiega il modello Trento: “Il legame fra ricerca, imprese e società è per noi imprescindibile: dà l’impronta all’insieme delle politiche di sostegno all’economia locale”

Pubblicato il 22 Mar 2013

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Poco meno di 550mila abitanti e 500 milioni di alberi, pari al 60% del territorio provinciale. Il Trentino è anche questo: una terra conosciuta per il suo straordinario patrimonio ambientale che comprende fra l’altro le Dolomiti, i celebri “monti pallidi” patrimonio dell’umanità Unesco, su cui sono state scritte pagine gloriose dell’alpinismo mondiale. Il Trentino però è anche altro. Ne parliamo con il presidente della Provincia autonoma di Trento Alberto Pacher.
Pacher, ci spiega il connubio Trentino-Ict?
È parte di un percorso che il Trentino ha cominciato a fare fin dagli anni 60’, creando un’università che da anni è costantemente ai primi posti nelle classifiche nazionali e un articolato sistema della ricerca, inserito nella rete internazionale delle eccellenze scientifiche. A monte c’è naturalmente la nostra Autonomia speciale, una delle più avanzate in Europa, che ci consente non solo di amministrare i 9/10 delle entrate fiscali, ma soprattutto di legiferare sulla quasi totalità delle materie di interesse territoriale, dalla scuola agli aiuti alle imprese, dalle infrastrutture strategiche all’ambiente. Il punto è però anche un altro: non vogliamo chiuderci in noi stessi, a difesa della nostra “isola”. Vogliamo essere un territorio che certamente coltiva la sua specificità alpina, ma che è anche in rete con il mondo.
Un esempio legato proprio all’Ict?
Trento è il nodo italiano per l’informatica dello Eit, lo European Institute for Innovation and Technology. Si affianca a quelli di Berlino, Parigi, Stoccolma, Helsinki, Eindhoven e riunisce sia soggetti accademici sia industriali come Engineering e Telecom Italia, oltre ovviamente a Trento Rise, il consorzio dei soggetti della ricerca trentini, a partire dalla Fondazione Kessler. Questo legame fra ricerca, mondo imprenditoriale e società è per noi imprescindibile e dà l’impronta all’insieme delle politiche pubbliche di sostegno all’economia locale.
Concretamente che cosa offre il Trentino alle imprese, in particolare a quelle innovative?
Solo alcuni esempi. Il più recente, gli abbattimenti dell’Irap per le nuove attività produttive, per i “soggetti virtuosi” – imprese che incrementano il valore della produzione netta o le assunzioni di personale a tempo indeterminato – e per le imprese che aderiscono a contratti di rete o a consorzi. Ma anche le agevolazioni per chi investe in ricerca e sviluppo, che possono andare dal 20 all’80% del capitale investito, ed ancora gli investimenti pubblici in infrastrutture, in particolare in una dorsale in fibra ottica lunga quasi 800 chilometri, integrata con una rete di 700 access point per il wireless, per raggiungere con la banda larga tutti i centri abitati, dalla valle dell’Adige fino al comune montano più isolato. Il risultato è che questa terra tradizionalmente vocata al turismo, all’agricoltura e all’ambiente ospita oggi, solo nel settore Ict ed elettronica, un migliaio di aziende, per oltre 530 milioni di fatturato.
La crisi non può avere lasciato indenne anche il “virtuoso” Trentino.
Certo che no. Nemmeno in questo siamo un’isola. Abbiamo varato il primo piano straordinario anticrisi alla fine del 2008. Esso prevedeva fra l’altro l’adozione del reddito minimo di garanzia per venire incontro a chi ha perso il lavoro ed è più in difficoltà.
Oggi se ne parla in tutta Italia, se ne è parlato molto anche durante la campagna elettorale. Noi siamo l’unico territorio ad averlo già, anche se il nostro tasso di disoccupazione rimane più basso della media, attorno al 6%. Ma per redistribuire risorse bisogna prima produrle. Per questo abbiamo varato un progetto per incoraggiare la nascita di start up da parte di giovani anche provenienti da fuori provincia. A chi si mette in gioco offriamo aiuti economici, assistenza logistica e persino un alloggio per quelli che arrivano da fuori.
Nell’immaginario collettivo, però, continuate ad essere una terra in cui è bello passare le vacanze.
L’ambiente naturale non l’abbiamo creato noi, ma è compito nostro tutelarlo e valorizzarlo. Oggi è più facile che in passato, perché innovazione e ambiente sono due facce della stessa medaglia. E per innovazione non intendo solo le tecnologie, ma anche i comportamenti dei cittadini, le scelte collettive. Pensi ai rifiuti; in 12 anni siamo passati dal 16 al 71% di raccolta differenziata, e ridotto del 60% il residuo. Ma l’ambiente può essere anche un fattore di crescita economica. Ad esempio, la filiera del legno, una delle principali, è parte degli sforzi più generali che stiamo facendo nel campo della green economy, che significa case ecologiche, progettate per il risparmio energetico e grazie alle proprietà del legno anche antisismiche, capaci di superare i test più duri in Giappone, dove di queste cose se ne intendono. Il tutto sotto il cappello di un marchio territoriale, Arca.
Agli Ict days cosa presenterete?
In particolare due cose. Innanzitutto il progetto Open Data, per la diffusione e il riutilizzo del patrimonio informativo pubblico. L’idea è che una parte dei dati di cui l’amministrazione è in possesso possa essere utilizzata dalle imprese per generare nuovi servizi – a costi relativamente bassi per il pubblico – e per sviluppare nuovo business e dai cittadini, soprattutto ricercatori e studenti, per accrescere la trasparenza e la partecipazione democratica. E poi lo strumento degli appalti pre commerciali, utilizzato dalla Provincia autonoma per stimolare innovazione nei servizi dell’amministrazione e facilitare il trasferimento tecnologico dai centri di ricerca alle imprese.

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