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Pappalardo: “Blog, template e creatività. La startup venuta dal Sud”

Il titolare della startup siciliana: “Abbiamo iniziato a Catania, quasi per gioco. Ma ciò che realizzavamo non veniva apprezzato in Sicilia e in Italia. Ora siamo a Tenerife, nella mia terra troppe tasse e corruzione”

Pubblicato il 06 Nov 2015

Dario Banfi

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Da zero a un’impresa da 5 milioni di dollari con oltre 50mila clienti online, partendo da un blog e puntando sulla piattaforma più diffusa al mondo, ovvero WordPress. L’avventura professionale di Nando Pappalardo e Sara Presenti ha tratti unici: nasce e cresce al Sud, s’innesta in una nicchia a elevato potenziale e fa leva su due competenze complementari, indispensabili per il Web, ovvero razionalità tecnica di un programmatore e creatività di una Web designer. Insieme hanno costruito una start-up in puro stile Silicon Valley.

Quali sono stati i primi passi?

È iniziato tutto a Catania quasi per gioco, con un blog, insieme alla mia compagna, ora mia moglie. Lei grafica, io sviluppatore Web. Ciò che realizzavamo in Italia non veniva apprezzato, soprattutto in Sicilia. Mettevamo anima e cuore nei progetti, ma i clienti non comprendevano ciò che facevamo. Talvolta snaturavano il nostro lavoro.

E vi siete buttati sulla scrittura?

Sì, abbiamo studiato i grandi blog internazionali di Web Design: Smashing Magazine, il blog di Envato e altri. Da noi mancavano, così nel 2009 abbiamo deciso di aprirne uno, puntando su contenuti originali. Sara scriveva di design e progettazione, io di codice. I primi riscontri furono positivi e il successo inaspettato. Di giorno lavoravamo nella Web Agency, di sera e nei week-end scrivevamo articoli.

Il blog era in WordPress…

Assolutamente sì. Abbiamo usato uno dei primissimi template da noi realizzati, messo poi in vendita su ThemeForest senza però fruttarci molto: circa 2.000 dollari.

Poi da ThemeForest sono arrivate buone entrate…

Certo. Quando ce ne siamo accorti ci è venuto un colpo!

Oggi siete all’11° posto tra i venditori. Come avete fatto?

Molto del successo dipende da Sara: disegnava ottimi template. Anni fa la qualità risaltava subito all’occhio. Quello che in Sicilia non erano in grado di vedere venne apprezzato a livello internazionale.

Di quanti template parliamo?

Circa una ventina. Pochi rispetto a quelli che avremmo potuto fare, anche uno al mese, volendo. Hanno comunque reso molto. Il più venduto fu “Maya” con oltre diecimila vendite. Costa 64 dollari.

Non male. Sono 640mila dollari.

A noi arrivò il 70% degli introiti. Lo realizzammo in due settimane! Era il 2012. Oggi per fare un buon template serve molto più tempo.

Siete poi usciti dai marketplace: troppo alti i costi d’intermediazione?

Se i numeri fossero rimasti quelli di una volta ci saremmo accontentati anche del 70%. Il mercato, però, è cambiato: c’è molta più concorrenza. I nostri template arrivano oggi, in media, a 1.500 pezzi venduti. I ricavi sono crollati: abbiamo dovuto puntare su altro.

Cioè?

Ho dovuto riconfigurare il modello di business. Da solo non riuscivo a stare al passo dei template che disegnava Sara. Ho assunto sviluppatori che mi aiutassero a velocizzare i processi, ma arrivati a dieci non riuscivo più a gestirli. Mi sono rivolto così a un consulente esterno che mi ha guidato nel migliorare i processi e ci siamo sbloccati. Ho assunto nuovi sviluppatori e altre figure: formatori, traduttori, consulenti marketing, esperti SEO.

È nata l’azienda vera e propria…

Sì. Oggi siamo in 23, la maggior parte ad Acireale. Abbiamo collaboratori in Romania e Macedonia. Da poco ci siamo spostati a Santa Cruz de Tenerife, portando la sede principale di Your Inspiration S.L., iniziando ad assumere anche qui.

Perché trasferirsi, il mare della Sicilia non andava bene?

No, andava benissimo. Adoro la mia terra, purtroppo, però, in Italia c’è troppa corruzione e i livelli di tassazione non agevolano per niente l’imprenditoria. Competere con aziende in campo internazionale diventava difficilissimo. E poi: malasanità, pessime scuole e infrastrutture inadatte, a partire dalla connettività Internet.

Realizzate ancora template?

Sì. Abbiamo aggiunto, però, la produzione di plug-in, in particolare per WooCommerce.

Come sta andando?

Da gennaio ne abbiamo costruiti 62. Grazie al nostro nostro marketplace, Yithemes.com, li vendiamo su larga scala con prezzi da 29 a 79 dollari. Il fatturato è quasi quadruplicato da inizio anno.

Fate ancora siti Web?

Assolutamente no! Un template, costruito in un mese, può fruttare 100mila dollari. Per i siti questo è impossibile, senza contare la perdita di tempo dovuta a clienti incapaci di portare avanti progetti Web. Inoltre, se vendi online incassi subito, non dopo mesi o anni.

Quali numeri state macinando?

Abbiamo superato i tre milioni di dollari per template venduti dal 2011 a oggi. Il nostro marketplace da inizio 2015 ha generato oltre 300mila dollari. Il valore dell’azienda si aggira oggi tra i 5 e i 10 milioni di dollari.

Ti convertirai anche a Drupal o Joomla?

No, lavorerò ancora intorno a WordPress. Anche perché, dopo l’acquisizione di WooThemes da parte di Automattic, prevedo una fortissima espansione tecnologica verso l’area dell’e-commerce.

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