SMART CITY

Più clienti con il wi-fi, Bologna vince con il modello “dehor con connessione”

Successo per l’esperimento comunale che ha “imposto” l’offerta di wi-fi ai locali pubblici che estendono l’attività all’esterno. L’assessore all’Economia Matteo Lepore: “Non abbiamo imposto operatori, ma puntato a far sviluppare un mercato stimolando i privati ad investire”

Pubblicato il 09 Dic 2015

Gian Basilio Nieddu

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Si parla tanto di smart city o città intelligenti, ma spesso in tante metropoli ad alto tasso turistico e invase dai city user è arduo anche solo connettere il proprio smartphone o tablet. Per fortuna non mancano progetti per rendere più “città aperte digitali” i propri comuni. Un caso interessante è quello di Bologna dove l’amministrazione nel 2012 ha lanciato l’iniziativa dehors con wi-fi.

Proprietari e gestori di locali pubblici che chiedono l’autorizzazione per piazzare all’esterno del locale sedie e tavolini per accogliere i clienti sono obbligati ad offrire il servizio wi-fi. Un processo che ha interessato 600 locali che devono offrire il servizio e almeno 30 minuti di connessione gratuita. Un’imposizione malvista, in un primo momento, dai baristi bolognesi che hanno pensato a questa iniziativa come un nuovo ed ennesimo balzello, poi il progetto è stato digerito e ritenuto necessario per attirare o non perdere clienti.

Un modello in cui crede il giovane assessore Matteo Lepore – ha le deleghe all’Agenda digitale, all’economia della città e al turismo – che spiega come si è riusciti a vincere le diffidenze: “Inizialmente rispetto all’obbligo di dover offrire il servizio gli operatori hanno pensato che fosse solo una spesa, poi si sono ricreduti e capito che rappresenta un valore aggiunto per il loro pubblico. Un’iniziativa necessaria in una città con turismo di qualità come Bologna”.

Ormai siamo tutti connessi, ma sotto le Due Torri si registra un importante flusso di turismo d’affari grazie alla Fiera che porta in città decine di migliaia di imprenditori e manager visitatori per cui la connessione è un obbligo. Ma oltre il turismo l’iniziativa ha permesso di potenziare la cittadinanza digitale dei bolognesi.

Il modello funziona? “Sono coinvolti 600 locali e facciamo dei controlli a campione, in particolare vi è una grande diffusione del servizio nel centro della città. Non abbiamo imposto gli operatori, ma puntato a far sviluppare un mercato, stimolando così i privati ad investire. Non abbiamo scelto la strada delle convenzioni – spiega Lepore – che abbiamo tentato all’inizio ma si è mostrata troppo burocratica. La libertà di concorrenza ha permesso di far calare i prezzi. L’unico obbligo è l’offerta gratuita di almeno 30 minuti”.

Ma non è l’unica innovazione bolognese sul fronte wI-fI. “Abbiamo pensato che il diritto alla rete fosse eleggibile ai cittadini e per quanto riguarda il Comune abbiamo aumentato la connessione gratuita da 3 a 4 ore e soprattutto senza necessità di identificazione per garantire l’accesso alla rete anche ai turisti. Su questo punto abbiamo sperimentato e siamo stati innovativi nel superamento dell’obbligo dell’autentificazione”. Abolizione di barriere, un modello per altre città italiane.

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