LA RICERCA

Più lavoro e fatturato grazie ai robot, ma occhio alla qualità degli investimenti

Report Capgemini: 4 aziende su 5 hanno creato nuova occupazione grazie all’uso dell’intelligenza artificiale mentre il 25% ha aumentato le vendite del 10%. Ma per far volare il business serve spendere in progetti complessi di lungo termine

Pubblicato il 07 Set 2017

Federica Meta

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Niente paura: i robot creeranno nuiovi posti di lavoro e incrementeranno le vednite delle imprese. A prevederlo lo studio Capgemini Turning AI into concrete value: the successful implementers’ toolkit”, condotto su circa 1.000 aziende con ricavi superiori ai 500 mila dollari che stanno implementando l’Intelligenza Artificiale (IA) come progetto pilota o su ampia scala.

La ricerca ha evidenziato che grazie all’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale, 4 imprese su 5 (83%) hanno creato nuovi posti di lavoro. Nello specifico, si tratta di posti di lavoro a livello senior, con i due terzi delle nuove assunzioni a livello manageriale o di livello superiore. Oltre i tre quinti delle imprese che hanno implementato l’IA su larga scala (63%) inoltre, affermano che non vi è stata alcuna perdita di posti di lavoro.

Insieme al trend legato alla creazione di nuovi posti di lavoro a livello manageriale, per molte imprese l’IA rappresenta un mezzo per diminuire lo svolgimento di attività ripetitive e di mansioni amministrative, in modo da poter generare più valore. La maggior parte degli intervistati (71%) ha avviato in maniera proattiva un efficientamento delle competenze/riqualificazione dei dipendenti così da poter trarre vantaggio dagli investimenti fatti in termini di IA. La stragrande maggioranza delle aziende che hanno implementato l’Intelligenza Artificiale su larga scala, invece, ritiene che l’IA semplificherà i lavori più complessi (89%) e che le macchine intelligenti coesisteranno con la forza lavoro all’interno dell’azienda (88%).

“L’intenzione, in sostanza, è utilizzare il capitale umano al massimo delle sue potenzialità – spiega ha affermato Michael Natusch, Global Head per l’IA di Prudential – Con l’Intelligenza Artificiale si riduce il tempo che in precedenza veniva impiegato per svolgere mansioni ripetitive, così da poter permettere ai dipendenti di concentrarsi su attività che generano maggiore valore, sia per le imprese che per i clienti”.

Le società con particolare esperienza in ambito tecnologico stanno utilizzando l’IA per incrementare le vendite, potenziare l’operatività, facilitare l’engagement dei clienti e generare idee di business. Sembra che questa strategia stia già funzionando, dato che tre quarti delle imprese hanno già registrato un incremento delle vendite del 10%. Il focus delle imprese che utilizzano l’IA si conferma la customer experience: il 73% ritiene che l’Intelligenza Artificiale possa incrementare il grado di soddisfazione del cliente, mentre il 65% afferma che queste tecnologie possano ridurre il tasso futuro di abbandono da parte della clientela.

Molte aziende però non hanno ancora allineato gli investimenti in IA con le opportunità di business. Nelle mani degli esperti di tecnologia, le aziende tendono a dare priorità a progetti sfidanti in ambito IA, perdendo così di vista gli obiettivi più raggiungibili. Oltre la metà (58%) si concentra sulle applicazioni “need to do”, o su quei progetti ad elevata complessità/che portano maggiori vantaggi – come ad esempio gli ambiti legati al customer service. Al contrario, solo il 46% delle società sta implementando l’Intelligenza Artificiale di tipo “must do”, caratterizzata da un grado di complessità minore/elevati benefici. Se le aziende riuscissero a fronteggiare contemporaneamente questi ambiti, potrebbero registrare benefici di business più alti. Ad esempio, coloro che implementano un gran numero di casi di utilizzo “must do” sono in grado di ridurre l’abbandono della clientela in media fino al 26%.

Ma quali sono i settori che fanno da traino? Quelli tradizionali e quelli altamente regolamentati sono i più attivi in ambito IA: il 49% delle telco, il 41% dei rivenditori al dettaglio e il 36% degli istituti bancari registrano il maggior grado di implementazione in termini di Intelligenza Artificiale su larga scala, mentre il settore automotive (26%) e quello manifatturiero registrano attualmente il livello più basso di implementazione.

Oltre ai settori, c’è un evidente contrasto tra paesi. Tra le imprese che hanno implementato l’IA, oltre la metà delle società indiane (58%) sta già utilizzano l’Intelligenza Artificiale su larga scala, con l’Australia che segue a ruota (49%). I Paesi europei, compresi Spagna (31%), Olanda (24%) e Francia (21%), ricoprono le posizioni più basse nella classifica di impiego, mentre l’Italia si posiziona al terzo posto (44%) subito dopo l’Australia e seguita dalla Germania (42%), in controtendenza rispetto ai mercati limitrofi che si rivelano ancora impreparati ad utilizzare questo tipo di tecnologia.

“L’IA ha la capacità di rivoluzionare le aziende di qualsiasi settore di mercato; il suo potenziale è ampio e illimitato – sottolinea Andrea Falleni, Amministratore Delegato di Capgemini Italia e Eastern EuropeTuttavia stiamo assistendo a una forte divergenza tra le imprese che implementano soluzioni di IA su scala, quelle che stanno già raccogliendo i suoi frutti e quelle che la stanno semplicemente testando. È inoltre piuttosto significativo il fatto che le imprese stiano concentrando i loro sforzi sui progetti di IA più complessi, perdendo di vista quelli più semplici, che potrebbero portare a benefici più rapidi. Le società, specialmente quelle che non hanno ancora implementato l’IA su scala, dovrebbero concentrarsi su quei progetti meno complessi e ad alto beneficio per sfruttare abilmente e più velocemente il potere dell’IA”.

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