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Pnrr volàno del mercato digitale: nel 2024 giro d’affari a 95 miliardi

Secondo i dati della 52ma edizione del rapporto Anitec-Assinform, sfruttando il volano del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il settore crescerà in media del 7% annuo. Marco Gay: “Chance imperdibile ma serve operare in una logica pubblico-privato”

Pubblicato il 07 Lug 2021

Domenico Aliperto

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L’andamento del mercato digitale nel 2020 è stato migliore rispetto a quello dell’economia nel suo complesso. A fine anno la spesa in beni e servizi digitali ha registrato un calo dello 0,6%, per un valore complessivo di 71,5 miliardi di euro. Sul fronte dei comparti tecnologici, la diminuzione più rilevante ha riguardato le componenti più tradizionali del mercato, come i servizi di rete (-6,4%) e la componente software (-2,3%). In controtendenza la spesa in dispositivi e sistemi (+1,3%), il mercato dei servizi Ict (+3,3%), i contenuti e la pubblicità digitale (+3,6). Si conferma inoltre la dinamica a due velocità già osservata negli scorsi anni, con la componente tradizionale del mercato Ict in calo (-1,9%) e quella dei Digital Enablers, che continua ad agire da motore del mercato (+7,1%).

A dirlo è la 52ma edizione del rapporto annuale “Il Digitale in Italia 2021”, realizzata da Anitec-Assinform in collaborazione con NetConsulting cube e presentata quest’oggi a Milano. “Il 2020 è stato un anno del tutto eccezionale. Un anno che per la sua portata trasformativa, per gli impatti sulle persone e sulle imprese ha condensato in 12 mesi cambiamenti che avvengono in almeno cinque anni”, commenta Marco Gay, Presidente di Anitec-Assinform, l’Associazione di Confindustria che raggruppa le principali aziende dell’Ict. “Nel complesso, il mercato digitale ha tenuto, facendo registrare una performance migliore rispetto all’economia nel suo complesso. Ora, grazie al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, si aprono nuovi scenari. Nonostante le incertezze, è lecito guardare con ottimismo ai prossimi mesi e anni. La pandemia ha aperto nuove prospettive al di là dell’emergenza e la normalità sta prendendo nuove forme”.

Secondo il rapporto, il 2020 ha accentuato il divario ancora esistente nell’adozione delle tecnologie digitali tra le aziende di medie e piccole dimensioni e le grandi organizzazioni, e tra le diverse aree geografiche. La spesa sostenuta dalle grandi imprese (+250 addetti) è aumentata (+1,4%), mentre quella sostenuta dalle aziende di medie dimensioni (50-249 addetti) e di organizzazioni più piccole (1-49 addetti) ha subito un calo (-2,4% per le prime, -5% per le seconde). Da un punto di vista geografico il mercato digitale italiano è localizzato prevalentemente nel Nord Ovest (35,2% dell’intero mercato) e nel Centro Italia (25,8%).

Il ruolo del digitale durante l’emergenza sanitaria

“Dai dati contenuti nel rapporto”, osserva Gay, “è evidente come, seppur con effetti e intensità diverse, in ogni settore l’industria digitale è stata ‘infrastruttura servente’. L’industria Ict del nostro paese ha giocato un ruolo chiave nel rendere possibile a Pa, persone, imprese di non fermarsi e ha potuto farlo grazie al suo dinamismo, alla sua estrema flessibilità e alla sua diffusa presenza lungo tutta la penisola e in ogni filiera produttiva. La crescita dell’e-commerce è l’indicatore più evidente di come le aziende abbiano cercato nuovi accessi ai mercati. L’utilizzo delle piattaforme di collaborazione – per la Dad e per il lavoro agile – ha comportato un’esplosione della domanda di servizi Cloud che seguirà nei prossimi anni. Un’accelerazione a tutte queste dinamiche verrà data dalle riforme e dalle risorse stanziate dal Pnrr. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza approvato nel mese di giugno 2021 è la cornice all’interno della quale dovremo incanalare gli sforzi, per fare in modo che la trasformazione digitale si rafforzi e consenta di tramutare la ripresa in crescita. Circa 50 miliardi di euro sono stati allocati per la digitalizzazione. Prevediamo scenari positivi per il settore digitale che nel 2024 potrebbe raggiungere quasi i 95 miliardi di euro”.

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La crescita nel prossimo triennio

Anitec-Assinform sottolinea che le previsioni di crescita del mercato digitale nei prossimi tre anni (2021-2024) sono fortemente condizionate dall’attuazione nel Pnrr. Nel rapporto vengono delineati quattro scenari, in base all’utilizzo ogni annuo dei fondi stanziati. Dall’intero impiego già nel corso del 2021 di tutta l’allocazione dei fondi previsti per gli investimenti in digitale dal Pnrr il mercato potrebbe avere un maggiore incremento di 3,6 miliardi di euro raggiungendo un volume di 77,6 miliardi di euro contro i 74 miliardi previsti in base alla sola crescita fisiologica. Questo porterebbe la crescita del mercato digitale nel 2021 all’8,5% rispetto ad una previsione del 3,5% stimato senza il contributo dei fondi del Pnrr. L’impatto negli anni successivi oscilla tra il 4,5% e lo 0,6% in più sul tasso di crescita dello scenario base, a seconda che i fondi saranno utilizzati completamente o per il 70% o il 50%. Nell’ipotesi più ottimistica di utilizzo completo dei fondi allocati annualmente il mercato digitale arriverà vicino ai 95 miliardi di euro nel 2024, con una crescita media annua del 7,1% nel periodo 2021-2024.

I settori che potranno avere maggiori impatti dall’impiego dei fondi previsti dal Pnrr per il digitale sono Pubblica Amministrazione, Sanità, Industria, Telecomunicazioni, Travel & Transportation ed Energy & Utilities.

Per Gay, “ora occorre procedere speditamente sulla via tracciata dal Pnrr. Il digitale rappresenta lo strumento più efficace per ridurre i gap di produttività e di efficienza del nostro sistema economico, migliorare i servizi resi dalla pubblica amministrazione, sostenere la nascita di nuova imprenditorialità. Gli obiettivi che ci attendono richiederanno l’impegno e la collaborazione di tutti gli attori pubblici e privati, in una logica di rispetto reciproco di ruoli e competenze. La pandemia ha comportato perdite umane che non saranno mai compensate negli affetti. Anche per loro, abbiamo il dovere di guardare al futuro e alle nuove generazioni costruendo un’Italia più forte che si regga su basi solide e competitive”.

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