Poco Ict e poca meritocrazia, i “mali” dell’Italia

In un intervento su lavoce.info Fadi Hassan e Gianmarco Ottaviano spiegano perché il nostro Paese non è più competitivo: pesa la scarsa adozione delle nuove tecnologie ma anche un’organizzazione aziendale che non premia il risultato

Pubblicato il 13 Dic 2013

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L’Italia registra un notevole ritardo nell’adozione dell’Ict e questo ha impattato negativamente sulla capacità competitiva del paese e sul livello di reddito procapite: il reddito pro-capite italiano, espresso come percentuale della media Ue15, è diminuito costantemente dal 1994 in poi e nel 2012 si è attestato all’84%. È l’analisi fatta da Fadi Hassan e Gianmarco I.P. Ottaviano sul lavoce.info.

“È opinione condivisa che l’eccezionale sviluppo dell’Information and Communication Technology (Ict) sia stato uno dei principali fattori dell’accelerazione della produttività che gli Stati Uniti hanno vissuto rispetto all’Europa a partire dalla metà degli anni Novanta – spiegano gli economisti – Quindi lo stallo della produttività in Italia iniziato in quegli stessi anni potrebbe essere proprio nella limitata diffusione dell’Ict”. Dalla metà degli anni Novanta l’Italia non è infatti riuscita a tenere il passo degli altri paesi europei, Francia e Germania in primis.

Una possibile spiegazione è legata alla capacità dei vertici aziendali di adattarsi alla new economy: le imprese italiane promuovono i lavoratori principalmente sulla base dell’anzianità, invece di identificare e promuovere attivamente i migliori mentre i manager tendono a premiare le persone tutte allo stesso modo e indipendentemente dai loro risultati, invece di fornire obiettivi e premi di risultato. Inoltre i dipendenti che producono scarsi risultati raramente sono rimossi dalle loro posizioni; allo stesso modo i dirigenti non sono valutati sulla base della forza del gruppo di talenti che hanno attivamente contribuito a costruire, ed è perciò probabile che non considerino una priorità la ricerca e lo sviluppo del talento.

E sono proprio questa pratiche consolidate ad ostacolare “la penetrazione e lo sfruttamento delle Ict”. “Assieme al ruolo fondamentale che l’Ict ha avuto sulla crescita della produttività negli ultimi venti anni, ciò può essere una spiegazione importante per la stagnazione italiana – sottolineano Hassan e Ottaviano – Ridurre la rigidità del mercato del lavoro non è sufficiente se rimangono inalterate le pratiche di gestione scarsamente meritocratiche. L’Italia ha perso la capacità di produrre perché sembra non riuscire a gestire correttamente il cambiamento”-

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