Preto (Agcom): “Open Access non basta più”

Il commissario dell’Authority: “Bisogna interrogarsi sul futuro per intraprendere la strada di Ofcom”. Su concorrenza Tlc e Ngn: “Stiamo lavorando alla quadratura del cerchio per fissare regole certe”

Pubblicato il 29 Ott 2012

“Concorrenza nelle Tlc e investimenti nelle nuove reti: stiamo già lavorando alla quadratura del cerchio per fissare regole certe. Lo scorporo è l’occasione per andare oltre open access”: lo dice Antonio Preto, componente della Commissione Infrastrutture e reti (Cir) di Agcom insieme a Maurizio Dècina, tracciano lo scenario dei temi sul tavolo dell’authority.

La vostra nomina è stata accompagnata da molte polemiche. Cosa risponde a chi sostiene che non sareste indipendenti o adeguati?

Non voglio entrare nel merito della polemica anche perché mi sembra il solito rito officiato in occasione di nomine, per le quali è stata seguita la procedura prevista dalla legge. Il Parlamento ha nominato persone con esperienze qualificate e maturate in ambiti istituzionali nazionali ed europei, scientifici e imprenditoriali. Le esperienze e la professionalità di ciascun commissario si integrano perfettamente: nel collegio abbiamo infatti un economista con altissima competenza anche internazionale, uno dei massimi esperti di comunicazioni elettroniche in Italia, un giurista con un elevato profilo tecnico-istituzionale, un esperto del settore e che ha lavorato per anni nel mercato radiotelevisivo e dei servizi postali, nonché nelle istituzioni amministrative nazionali. Per quanto mi riguarda, il mio curriculum è in rete. Sono un funzionario europeo con un’esperienza ventennale all’Europarlamento, prima, e alla Commissione Ue, poi, dove mi sono occupato, ai massimi livelli, di legislazione comunitaria in materia di regolazione e concorrenza. In quanto civil servant, l’indipendenza da sempre fa parte dei miei obblighi professionali ed è principio cardine della mia morale.

Il presidente Cardani intervenendo al convegno di Between a Capri ha invitato le imprese a collaborare fra loro e con Agcom perché ciò consente “una massimizzazione dei risultati per l’intero sistema”. È d’accordo?

La disponibilità delle informazioni è alla base del nostro lavoro e del business delle imprese che operano nel settore. È dunque essenziale una vera collaborazione intesa come condivisione di informazioni e dialogo. La nostra attività prevede consultazioni pubbliche, audizioni e tavoli tecnici e questo ci permette di affinare le decisioni trovando equilibri tra le diverse esigenze nel rispetto della nostra mission.

La precedente Agcom è stata caratterizzata da tensioni interne molto forti.

La riduzione del numero dei componenti da 9 a 5 ha aumentato l’efficienza del processo decisionale e devo riconoscere che il dibattito che anima le nostre riunioni è sempre dominato da uno spirito costruttivo e da un clima di rispetto reciproco.

Non pensa che trasparenza significhi anche comunicare maggiormente le vostre attività?

Indubbiamente. Appena insediati abbiamo deciso di pubblicare in anticipo l’ordine del giorno di tutte le nostre riunioni e stiamo discutendo le modalità per comunicare rapidamente i risultati dei lavori. Inoltre stiamo per mandare online un nuovo sito internet per rendere più accessibile il nostro operato e soprattutto dare informazioni utili al consumatore.

Sempre Cardani ha sostenuto di volere importare da Bruxelles il metodo della “notifica irrituale”. Lei che ne pensa?

Piena condivisione per due diversi motivi. Il primo motivo, come peraltro citato dallo stesso Presidente, è ridurre la litigiosità che allunga i procedimenti per ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato nonché acquisire elementi informativi direttamente dalle imprese piuttosto che da indiscrezioni giornalistiche. Il secondo motivo ritengo sia da rintracciarsi nei trascorsi professionali del Presidente in materia di politica della concorrenza, ed è la coerenza con il dibattito che ho avviato sul futuro dell’Agcom che si pone tra due estremi: da un lato l’annientamento dei poteri di questa Autorità come risultato del successo del nostro operato (la concorrenza si svilupperà ad un livello tale da rendere inefficace la regolamentazione), dall’altro lato, basato su uno scenario più realistico, rendere l’Agcom competente anche per l’applicazione delle regole della concorrenza nel settore seguendo il modello già intrapreso dall’Ofcom nel 2003.

In passato le delibere di Agcom sono andate spesso a rilento. L’accelerazione delle decisioni deve essere un impegno?

Sicuramente maggiore velocità della nostra attività è benvenuta ma preferisco adottare il motto “festina lente” come l’Aldo Manuzio che, alla fine del XV secolo, ha innovato l’editoria facilitando la diffusione dell’informazione. Ci affretteremo, quindi, ma lentamente. Non possiamo eliminare i tempi tecnici per garantire qualità e trasparenza alle nostre decisioni che si basano spesso su dati di bilancio, con il loro ciclo di pubblicazione e revisione, che prevedono consultazioni pubbliche e audizioni, e talvolta sono oggetto di ricorso con i tempi del Tar e del Consiglio di Stato.

Assicurare la concorrenza nelle Tlc, ma anche gli investimenti nelle nuove reti. Sembra la quadratura del cerchio. Come vi muoverete?

Il nostro Paese sta dimostrando di essere pronto per “digitalizzarsi”. Oltre agli impegni del Governo in tema di Agenda digitale, assistiamo ad un interessante confronto tra modelli di realizzazione delle nuove reti (e quindi sulla capillarità della fibra) e tra operatori diversi che sono pronti ad investire sicuri di una domanda che si svilupperà una volta disponibile l’offerta. Nell’attesa di vedere il risultato di questo confronto, Agcom sta lavorando alla “quadratura del cerchio” per fissare regole certe e creare le condizioni per un’effettiva concorrenza sul mercato. Lo scorporo è l’occasione per andare oltre open access e porre tutti gli operatori nelle medesime condizioni di partenza e farli competere su prezzo, qualità e innovazione dei servizi.

La commissaria Kroes ha annunciato una revisione delle direttive basandosi sul premium risk e la valorizzazione del rame. Può essere la via per spingere gli investimenti nelle Ngn anche in Italia?

Il tema è delicato perché stiamo parlando di elementi che determinano la validità del business plan per gli investimenti nelle Ngn. Considerando la carenza di risorse pubbliche, questi piani devono essere infatti finanziariamente attrattivi per gli investitori privati.

Il valore del risk premium posto a consultazione è in linea con quello già adottato in altri Paesi Ue per analoghi investimenti e alla luce della considerazione che lo scenario di riferimento non può essere dominato dal payback period in quanto stiamo parlando di un asset sul quale basare la competitività del Paese nel medio-lungo periodo. Nel breve-medio periodo non possiamo tuttavia abbandonare il rame soprattutto nelle aree che attualmente non rientrano nei piani annunciati da Metroweb e Telecom Italia.

Fra i dossier aperti c’è quello del diritto d’autore. Lo riprenderete in mano?

La diffusione dei contenuti online è uno dei temi caldi che l’Agcom dovrà affrontare nei prossimi mesi. Il successo dei social networks sta segnando l’evoluzione del web, con modifiche nei comportamenti sociali, economici e anche politici ed evidenti ripercussioni sull’offerta dei contenuti audiovisivi. In questo nuovo scenario riveste dunque sempre maggiore importanza il diritto d’autore su Internet. L’Autorità deve garantire e tutelare il diritto d’autore tenendo conto del necessario e auspicabile libero utilizzo della rete come nuova moderna espressione del diritto alla manifestazione del pensiero e della persona e di accesso alle informazioni e alla cultura. Non vogliamo mettere il bavaglio al popolo della rete, ma garantire il rispetto dei diritti e delle regole. La rete non è terra di nessuno; la sua virtualità non può significare affievolimento dei principi e dei valori che reggono la nostra società. E la tutela della proprietà intellettuale sul web non può essere un tabù, ma deve essere un volano per l’innovazione, per lo sviluppo dei contenuti legali in rete e per l’economia del settore. Occorrerà quindi trovare il giusto equilibrio tra il diritto di accesso a internet, peraltro salvaguardato nel pacchetto delle nuove direttive elettroniche, e il rispetto del diritto d’autore. Il quadro tecnico e normativo è piuttosto complesso, ma ritengo fondamentale che questa Autorità riapra il dossier e rilanci il dibattito con tutti i soggetti interessati.

A che punto è lo scambio di dossier sull’asta frequenze con l’Ue?

Abbiamo approvato la prima bozza dello schema di provvedimento, sulla base del quale il ministero dello Sviluppo economico assegnerà i diritti d’uso mediante asta pubblica. Il documento è stato trasmesso a Bruxelles ed è attualmente in corso un confronto tecnico con gli uffici della Commissione Ue. La più grande sfida sarà quella di riuscire ad adattare la nuova procedura di gara, basata su asta economica competitiva, ai parametri di riferimento della Commissione Ue, tuttora ancorata ai criteri della procedura di beauty contest. Se mi permettete una battuta, dovremmo mettere all’asta il beauty contest. Dopo questa prima fase interlocutoria, lo schema di provvedimento sarà sottoposto a consultazione pubblica. Per la sua definitiva approvazione, occorrerà comunque un parere formale della Commissione Ue, necessario per il superamento della pendente procedura d’infrazione.

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