Preto: “Più poteri all’Agcom”

Il commissario dell’Autorità: “Comunicazioni elettroniche, telefonia, Tv. La convergenza emergente tra mondi finora regolati diversamente è la prima sfida di fronte all’Authority. Servono nuovi sistemi in grado di gestire la svolta: i poteri esistenti vanno estesi ad altre piattaforme”

Pubblicato il 21 Lug 2014

Mila Fiordalisi

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“Il settore delle comunicazioni è in continua evoluzione e per questo c’è bisogno di un’“orchestra” in cui tutti i soggetti facciano la loro parte affinché lo spartito venga eseguito al meglio»: è alla metafora del “concerto” che ricorre il commissario Agcom Antonio Preto per descrivere lo scenario europeo prossimo venturo, la cui evoluzione è stata messa nero su bianco nel libro “In principio è la rete”, a firma dello stesso commissario e appena pubblicato. “Il direttore d’orchestra è senza dubbio la Commissione europea che deve preparare lo “spartito”, ossia mettere a punto la legislazione che consenta a tutti i “musicisti” – dai governi ai parlamenti passando per le Authority e gli altri enti preposti all’attuazione delle leggi – di esprimersi non con una cacofonia di voci, ma con un concerto di suoni perfettamente armonizzato”.

Un’orchestra dunque. Come realizzarla?

Ci deve essere dialogo continuativo e costante fra le parti in causa, nel pieno rispetto delle norme. Di fatto il modello esiste già, ma bisogna fare in modo che funzioni bene. E, soprattutto, nessuno deve travalicare i ruoli o giocare partite politiche frutto di interessi che vanno al di là della propria posizione e dell’interesse comune.

Riguardo specificamente al ruolo di Agcom, come si immagina l’Autorità proiettandola nel futuro?

Agcom sarà chiamata a grandi sfide, prima fra tutte quella della convergenza fra mondi ad oggi regolati diversamente. Penso a quello delle comunicazioni elettroniche, della Tv, della telefonia. Se è vero che l’Autorità già si occupa di regolamentare i singoli settori, è anche vero che la convergenza cambierà le carte in tavola. Le faccio un esempio: il diritto all’oblio online si lega a quello di rettifica.

Cosa bisognerà fare allora?

Bisognerà estendere i poteri esistenti ad altre piattaforme. L’online è virtuale ma non è fuori dalla realtà e pertanto va regolamentato per tutelare singoli, preservando i principi – penso al pluralismo – e le libertà fondamentali. Da parte sua, la “realtà” deve entrare in Internet e penso al mondo della Tv e quindi alle nuove Tv connesse. Siamo di fronte a un’“ibridazione” e quindi di fronte alla necessità di un sistema di regole che da un lato sia in grado di fare convergere le varie piattaforme e dall’altro di garantire il corretto equilibrio dello sviluppo delle stesse. Ci vuole un’ampia e ragionata riflessione a livello comunitario affinché ci sia un approccio comune e coordinato che consenta di “gestire” la partita della convergenza.

In tutto questo bisognerà però fare i conti con gli Ott.

Il tema è strettamente collegato a quello della convergenza. Tanto per sciogliere il chicken or egg dilemma, sono del parere che la rete venga prima dei servizi, ma anche che ci sia assoluto bisogno dei servizi, della domanda per garantire la sostenibilità dell’offerta di rete. I servizi sono il motore della domanda e stimolano l’ulteriore diffusione delle reti. Insomma ci vuole un giusto mix di rete e servizi. Se è vero che bisogna garantire agli Ott – ossia ai fornitori dei servizi – il “diritto” di competere in un mercato che non può che essere globale, dall’altro bisogna anche fare in modo che – affinché sia garantita la concorrenza infrastrutturale tanto auspicata – la rete non sia considerata una “commodity”. E dunque anche gli Ott devono “partecipare” alla remunerazione degli investimenti nelle reti. Sono necessari strumenti che nella catena del valore garantiscano a tutti profitti adeguati. Insomma, no a situazioni “unfair”.

Per restare al tema delle reti e riguardo specificamente alle Ngn c’è bisogno di regole ex novo o sarà sufficiente una trasposizione aggiornata dell’attuale regolamentazione per le infrastrutture in rame?

Dipende da quale tecnologia si utilizza. Allo stato attuale si sta puntando sull’FttCab (fiber-to-the-cabinet) e quindi sul rame come tecnologia di accesso. Ciò vuol dire che il rame è ancora importante e adeguato a soddisfare l’attuale domanda in termini di Mbit/s anche e soprattutto grazie all’evoluzione tecnologica che consente un upgrade degli attuali sistemi. Quindi la nuova regolazione non dovrà essere rivoluzionaria ma una evoluzione smart di quella esistente. I mercati avranno bisogno di una regolazione su base subnazionale, commisurata all’effettivo grado di concorrenza presente sul territorio.

Quindi regole diverse per aree diverse?

È auspicabile. Sul territorio italiano esistono situazioni molto divergenti e quindi considerarne le specificità servirebbe a garantire la corretta competizione fra operatori nonché una migliore erogazione dei servizi agli utenti finali. L’analisi di mercato 2014-2016, che sarà completata entro l’autunno, ci darà importanti risposte per capire in quale direzione andare e quindi quale tipologia di regole sia la più adeguata ed efficace. Oltre ai prezzi, è indispensabile definire un modello di accesso alle infrastrutture. E la strada migliore è sicuramente quella del rafforzamento dell’equivalence of output. In un contesto in cui il rame avrà ancora a lungo un ruolo importante il passaggio ad un nuovo modello come l’equivalence of input a mio avviso non è la soluzione adeguata.

Cosa intende?

Ci sono delle migliorie significative da apportare al modello attuale per garantire la parità di accesso in uno scenario mutevole. Ma senza stravolgimenti costosi. E di sicuro questa è una delle più importanti sfide per Agcom.

Da tempo si dibatte sulla eventualità di “razionalizzare” le Authority e in particolare di rivedere i “poteri” ed i compiti in capo ad Agcom e Antitrust. Come crede che andrà a finire?

Il sistema delle autorità deve essere one-stop-shop. L’ho già detto più volte e lo ribadisco. Il mercato e le imprese hanno diritto alla chiarezza. Tutela dei diritti dei consumatori, pratiche commerciali scorrette, attuazione delle regole ex post: da sole queste tre questioni fanno capo di volta in volta ad autorità differenti in base al settore di riferimento. Ciò crea caos e non aiuta nessuno. Secondo me, quando in ballo ci sono le comunicazioni tutte le questioni devono fare capo ad Agcom che è l’Autorità più competente in materia. Ciò consente di ottenere risultati più efficienti. Dovremmo ispirarci al modello Ofcom. Credo che sia l’expertise la chiave di riferimento: a ciascuno le sue competenze.

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