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Privacy, Google studia alternative ai cookies

Al vaglio di BigG soluzioni che permettano di controllare i gusti degli utenti, tutelando maggiormente la riservatezza

Pubblicato il 19 Set 2013

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Basta avere un dispositivo di telefonia mobile Android, o utilizzare comunque i servizi di navigazione di Google per essere tracciati con dei cookies. Diverse autorità, tra cui anche la Ue, hanno spesso giudicato come troppo invasivo questo sistema per la profilazione degli utenti: ecco perché Big G starebbe correndo ai ripari.

Le preferenze di navigazione di chi accede al web da tablet, pc o smartphone possono essere controllate da Mountain View, proprio attraverso i cookies, per permettere in un secondo momento una migliore collocazione dei messaggi pubblicitari. Ovviamente tutto questo è soggetto ad approvazione da parte dell’utente, ma la maggior parte non legge neanche i famosi “Termini e Condizioni di servizio” che ogni web company, Google compresa, sottopone loro.

Per non incorrere tuttavia in ulteriori reprimende, o in eventuali sanzioni, da parte delle varie Authorities nazionali (soprattutto europee), secondo il Financial Times l’azienda starebbe studiando una soluzione alternativa, che permetta comunque di controllare i “gusti” di chi naviga, ma in modo più discreto.

Del resto, la strada dei cookies è già irta di ostacoli che non dipendono strettamente dalle legislazioni sulla privacy dei vari Stati. Alcuni browser, ad esempio, tra cui Safari e Mozilla, hanno già trovato il modo di bloccare i cookies, arrecando a Google un discreto danno commerciale.

Il progetto del più famoso motore di ricerca ora è quello di proporre ai clienti un’impostazione iniziale sul browser dove poter inserire un certo numero di informazioni che potranno essere sfruttate per i messaggi pubblicitari.

Nelle intenzioni di Google questo dovrebbe permettere agli utenti di sentirsi meno controllati, senza tuttavia che si riduca drasticamente la mole di informazioni per il marketing. Il problema dovrà essere risolto quanto prima, soprattutto perché la compagnia l’anno scorso ha già dovuto pagare una multa di 22,5 milioni di dollari alla Federal Trade Commission proprio a causa dei cookies.

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