FATTORE C

Puppato: “La politica ha fatto poco per il digitale, ora cambiamo passo”

La senatrice Pd ha presentato in Senato l’e-book “Fattore C”: “La diffusione delle competenze digitali la chiave per innovare le imprese e formare figure professionali adeguate”

Pubblicato il 29 Ott 2014

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“La politica italiana ha fatto troppo poco per il digitale. È ora se che le cose cambino, soprattutto se vogliamo agganciare il treno della ripresa”. Con queste parole la senatrice Pd, Laura Puppato, ha aperto al Senato la presentazione dell’e-book “Fattore C: competenze, conoscenze, consapevolezze”. Il volume è stato curato da Flavia Marzano, Sonia Montegiove e Emma Pietrafesa delle rete Wister. “Bisogna agganciare la ripresa – ha poi evidenziato la senatrice – Ma servono imprese più innovative e lavoratori più preparati”.

“Viviamo un periodo di grande cambiamento, un cambiamento paradigmatico, al cui centro c’è la rete , come internet ma ancor prima come concetto – ha sottolineato Puppato – Internet è un vero e proprio nuovo ecosistema che si sovrappone, si intreccia e si confronta con il mondo reale, che fino a pochi decenni fa era l’unico immaginabile. Per questo, nella prefazione del nuovo e-book di Wister La Rete e il Fattore C, ho voluto indicare nella platea e nella dimensione spazio-temporale le due variabili con cui analizzare il “nuovo mondo” di internet dal punto di vista della politica”.

“Non si tratta infatti di ripensarci in virtù di un nuovo strumento comunicativo, ma di ricreare istituzioni e rapporti capaci di esistere nella logica del nuovo ambiente sociale che va conformandosi, una rivoluzione che ha pari forse solo nell’invenzione dell’alfabeto fonetico e/o della stampa, per la capacità di stravolgere e ridefinire ogni aspetto della nostra vita – ha spiegato – La nuova Società dell’Informazione si caratterizza per l’orizzontalità di ogni rapporto e per la quantità enorme di input di cui siamo soggetto e oggetto continuamente, una mole che non siamo in grado né di gestire né di corrispondere con output adeguati. Un perenne stato di selezione in cui all’Io viene continuamente chiesto di scegliere basandosi sulle proprie competenze e ridefinendosi continuamente. Un Io quindi nuovo, anche dal punto di vista dello spazio-tempo, ormai contratto in istanti e in frazioni di secondo. Non esistono più distanze invalicabili e le risposte vanno elaborate in pochi minuti. In questo scenario che destino avranno le istituzioni democratiche formatesi negli ultimi due secoli? Sapranno adeguarsi alle nuove dinamiche o dovranno essere riviste e ridisegnate? Risposte impossibili da dare con certezza, trovandoci noi ancora agli albori dell’era di internet. Sicuramente però a diversi quesiti risponde l’e-book La Rete e il Fattore C”.

Ma la Rete porta con sé innumerevoli rischi: cyberbullismo ed hate speech sono fenomeni in aumento. “Nonostante interventi di istituzioni, associazioni e altro, il problema non potrà mai essere azzerato, ma il web ha proprio in sé gli anticorpi necessari, come mezzo di massima diffusione di cultura – ha evidenziato Puppato -. E’ necessario dare a tutti gli strumenti per un uso consapevole della comunicazione digitale, per distinguere le situazioni, per riconoscere le fonti competenti da quelle che non lo sono. E’ necessario quindi, come ben fa Wister, affrontare di petto questo tema anche all’interno della sfida culturale per la parificazione e per fermare ogni forma di violenza e sopruso tra i generi”.

Anche il tema della consapevolezza è centrale in questa “battaglia” per un web più sicuro. “Un uso consapevole degli strumenti informatici a disposizione, unito a buone abitudini di sicurezza online non danno sicurezza assoluta per se stessi e per chi ci sta vicino – ha ricordato Sonia Montegiove -. La sicurezza al 100% in informatica non esiste, ma molto si può fare anche con pochi accorgimenti per proteggere i nostri dati e metterci al riparo dai rischi più diffusi. Tenendo un atteggiamento corretto, inoltre, possiamo contribuire tutti a fare della Rete che abitiamo un posto più pulito, più serio, più attendibile. E magari anche un posto dove possiamo sentirci più sicuri“.

Per Emma Pietrafesa “nelle attività online le persone hanno una minore consapevolezza dei rischi e sono meno prudenti nella valutazione delle situazioni di pericolo rispetto all’ambiente fisico, ciò può aumentare la probabilità di messaggi formulati negativamente oppure inviati senza una corretta considerazione di come potrebbero essere interpretati, soprattutto laddove si riscontrano carenze conoscitive e mancanza di competenze o consapevolezza sufficiente in relazione agli strumenti tecnologici e digitali utilizzati per le proprie interazioni”.

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