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Quantum computing, Ibm da record: raddoppiate le performance

Big Blue annuncia di aver raggiunto il più alto Quantum volume registrato fino a oggi. L’incremento costante delle prestazioni è una roadmap obbligata se si vuole passare dalla sperimentazione a casi d’uso concreti

Pubblicato il 04 Mar 2019

D. A.

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Ibm ha annunciato un nuovo traguardo scientifico: il più alto Quantum Volume registrato fino a oggi. Il Quantum Volume è una metrica fondamentale per analizzare le performance del Quantum computing: rileva i progressi nel perseguimento di Quantum Advantage e al tempo stesso determina quanto possa essere potente un computer quantico, tenendo conto degli errori di gate e di misurazione, del cross talk del dispositivo, della connettività e dell’efficienza del circuito. Maggiore è il Quantum Volume, maggiore sono i problemi – virtuali e reali – che potrebbero essere potenzialmente risolti grazie a alla tecnologia del Quantum computing.

In pratica Ibm ha raddoppiato la potenza dei suoi Quantum Computer (lanciati a maggio 2016 attraverso il Q Experience Quantum Cloud Service) ogni anno, dal 2017 a oggi. Una performance che, secondo gli stessi analisti di Big Blue, va mantenuta costante per far sì che nel prossimo decennio la tecnologia maturi al punto di essere considerata più affidabile dei sistemi di calcolo di vecchia generazione. La roadmap per ora è rispettata: con il Q System One, dotato di un processore di quarta generazione da 20 qubit, Ibm ha raggiunto un Quantum Volume di 16, il doppio di quello registrato sui dispositivi Q Network, oltre che un tasso di errore inferiore al 2%. Sono, come accennato, diversi i fattori che determinano il Quantum Volume. Si va dal numero di qubit alla connettività, passando per il tempo di coerenza (l’intervallo di tempo durante il quale il segnale di risposta a un impulso si muove in modo prevedibile) e altri elementi come il sistema di misurazione degli errori e la comunicazione tra i dispositivi. Costruire un Quantum computer del tutto funzionale, universale e su larga scala vuol dire primariamente abbassare il tasso di errore e ottenere tempi di coerenza lunghi. In questo modo si potrà dare vita ai casi d’uso rispetto ai quali oggi si ipotizzano grandi potenziali benefici derivati dal Quantum computing: simulazione della chimica delle batterie per i veicoli elettrici, modellazione del rischio finanziario e ottimizzazione della supply chain.

Ulteriori dettagli dei progressi raggiunti da Ibm nell’ambito del Quantum computing verranno condivisi in occasione del congresso annuale dell’Aps (American Physical Society), di scena a Boston l’8 marzo.

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