PUNTI DI VISTA

Quintarelli: “L’Italia digitale una start up da costruire”

L’Agenda digitale di Scelta Civica punta a rendere l’innovazione trasversale a ogni settore. Ecco i 50 step per rivoluzionare il Paese

Pubblicato il 21 Feb 2013

Stefano Quintarelli, Scelta Civica

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Mercoledì a Roma abbiamo presentato l’Agenda Digitale di Scelta Civica. E’ un documento al quale abbiamo lavorato molto e che mette nero su bianco, in un programma politico, molte delle cose che con tanti amici sosteniamo da tempo.

Credo che il ventunesimo secolo in cui viviamo sia il “secolo digitale“, ogni epoca industriale è stata segnata da una tecnologia che ha cambiato i paradigmi precedenti e rifondato su nuove basi società, produzione e consumi; penso alla macchina a vapore per il 19esimo secolo, all’energia per il ventesimo.

Bene, l’Italia dal punto di vista digitale è ancora tutta da costruire, è una startup. Aver trascurato fin qui questo tema spiega una grossa parte della perdita di produttività italiana negli ultimi quindici anni, in termini assoluti e a confronto con altri paesi.

Con una tecnologia come quella digitale, che è una vera rivoluzione culturale, si può intervenire in grande profondità, cambiare i modi come si fanno le cose, cambiare i processi, i prodotti, le fasi della filiera distributiva. Fare le cose di sempre in modo nuovo grazie a strumenti nuovi. Questo sul lato della produzione.

Lo stesso deve valere per le Pubbliche Amministrazioni: il punto centrale dell’agenda è proprio questo. Digitale non come settore a sé stante, non come provvedimenti indipendenti, per quanto buoni e/o necessari, ma come idea che informi ogni legge, ogni riforma, ogni riga di normativa che viene prodotta.

L’efficienza che si può ottenere da una seria sburocratizzazione e digitalizzazione delle procedure è qualcosa che lo Stato può fare, e ha il dovere di fare, ma i cui esiti avranno ripercussioni positive anche e soprattutto sull’iniziativa privata. Perché Digitale può voler dire innestare i principi della semplificazione prima ancora che quelli della trasparenza.

La trasparenza che un Paese ha il dovere di offrire ai suoi cittadini vogliamo garantirla da subito con una legge ispirata al Freedom of information act che renda facilmente accessibili tutti i dettagli e le voci di spesa di ogni Amministrazione Pubblica.

Uno Stato trasparente è anche uno Stato più vicino ai cittadini e questa sensazione di avere un ruolo nella “cosa comune”, per percepirla come bene comune è la priorità morale per rilanciare l’Italia. E anche qui si può fare molto con gli strumenti del digitale per avvicinare, offrire servizi, coordinare volontari e servizi civici.

Per chiudere il cerchio del ragionamento: la crescita economica è l’Obiettivo con la O maiuscola, per ottenerla però non esiste “il” provvedimento crescita, esistono una serie di riforme necessarie e correlate, in ognuna di queste l’uso appropriato e metodico del digitale è un moltiplicatore fondamentale per il loro successo.

Due ultime annotazioni: le trasformazioni abilitate dalle tecnologie sono pervasive e quanto maggiore sarà la dedizione da parte dei vertici, tanto maggiore sarà l’efficacia dell’azione; la decisione del Presidente Monti di presentare personalmente l’agenda, di farlo nella settimana più importante della campagna elettorale e di farlo in una città per molti versi simbolica quale Catania (nel cuore della Etna Valley), sono segnali importanti di grande attenzione.

Ultimo, ma non ultimo: oltre ai punti specifici, abbiamo presentato un metodo. I 50 punti che abbiamo presentato non sono, come in altri programmi, una indicazione di provvedimenti a sé stanti o una risposta limitata ai requisiti minimi europei, ma un complesso organico, trasversale rispetto ai tradizionali settori, incardinato su 4 assi: efficienza, trasparenza, partecipazione, crescita. Alla loro stesura hanno partecipato per l’appunto numerosi specialisti dei vari settori, appartenenti alla società civile. E questo approccio aperto, multistakeholder, trasversale non intendiamo interromperlo qui ma intendiamo perseguirlo anche e soprattutto dopo le elezioni.

Il canale di comunicazione è aperto.

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