WELFARE

Reddito di cittadinanza al debutto: online i moduli per fare richiesta

Pubblicata sul sito ufficiale del sussidio e su quello dell’Inps tutta la documentazione utile. Possibile accedere alle domande anche tramite Spid. Ma c’è l’incognita Anpr: senza anagrafe unica per i Comuni sarà più difficile controllare i requisiti di residenza e di soggiorno dei richiedenti

Pubblicato il 05 Mar 2019

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Reddito di cittadinanza ai nastri di partenza. Sono pubblicati online i moduli per fare la richiesta del sussidio: per farla in modalità telematica è necessario essere dotate con il Sistema Pubblico di Identità Digitale (Spid) almeno di Livello 2, accedendo al portale www.redditodicittadinanza.gov.it. Sul sito ufficiale e su quello dell’Inps è possibile scaricare anche i modelli da presentare agli uffici postali o ai Caf. Le domande si possono inoltrare a partire da domani 6 marzo.

Online anche anche il modello RdC/PdC Ridotto, per comunicare i redditi di attività lavorative in corso al momento della presentazione della domanda e non interamente valorizzati su Isee, e il modello RdC/PdC Esteso, con il quale i beneficiari dovranno comunicare tutte le variazioni intervenute nel corso della percezione della misura.

Le informazioni contenute nella domanda del Reddito di cittadinanza sono comunicate all’Inps entro dieci giorni lavorativi dalla richiesta. L’Inps, entro i successivi 5 giorni, verifica il possesso dei requisiti sulla base delle informazioni disponibili nei propri archivi e in quelle delle amministrazioni collegate e, in caso di esito positivo, riconosce il beneficio che sarà erogato attraverso un’apposita Carta di pagamento elettronica (Carta Reddito di cittadinanza) che, attualmente, viene emessa da Poste Italiane. Oltre all’acquisto di beni e servizi di base, la carta consente di effettuare prelievi di contante entro un limite mensile non superiore a 100 euro per i nuclei familiari composti da un singolo individuo (incrementata in base al numero di componenti il nucleo) ed effettuare un bonifico mensile in favore del locatore indicato nel contratto di locazione o dell’intermediario che ha concesso il mutuo.

Il beneficio deve essere fruito entro il mese successivo a quello di erogazione. L’importo non speso o non prelevato viene sottratto nella mensilità successiva, nei limiti del 20% del beneficio erogato. Fanno eccezione gli importi ricevuti a titolo di arretrati. È prevista inoltre la decurtazione dalla Carta degli importi complessivamente non spesi o non prelevati nei sei mesi precedenti, ad eccezione di una mensilità. Le modalità di monitoraggio e verifica della fruizione del beneficio e delle eventuali decurtazioni saranno definite con un decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze.

La spesa complessiva del sussisio sarà di circa 6,5 miliardi (400 milioni in più rispetto al reddito di inclusione) per quasi 5 milioni di persone appartenenti a 1.375.000 famiglie. Il massimo erogabile varia da 780 euro, per un adulto che vive in affitto, a 1.180 euro per una famiglia di quattro persone sempre in locazione. Per un single il contributo massimo è di 500 euro, che aumenta a 650 euro se ha un mutuo e di altri 130 euro se vive in affitto. Per due coniugi l’assegno base è al massimo di 700 euro, che aumenta a 850 o 980 euro in caso di mutuo o locazione. Se i due hanno un figlio minore il reddito di cittadinanza massimo sarà di 800 euro, che si innalzerà – come per i casi precedenti – a 950 o 1.080 euro.

L’Rdc ha un cuore IT ovvero la “Piattaforma digitale del Reddito di cittadinanza per il Patto per il lavoro” rappresenta il cuore digitale dell’Rdc, insieme ad altri due sistemi IT: il sistema informativo unitario delle politiche del lavoro (Siupl) per il coordinamento die centri per l’impegno; il sistema informativo unitario dei servizi sociali (Suiss) per il coordinamento dei Comuni. Le piattaforme rappresentano strumenti di condivisione delle informazioni tra le PA centrali e i servizi territoriali sia tra centri per l’impiego e servizi sociali.

La buona riuscita dell’Rdc è legata però a doppio filo con la realizzazione di Anpr che velocizzerebbe la parte procedurale relativa al controllo dei requisiti che – da decreto – è in capo ai Comuni: “nelle more del completamento dell’Anagrafe nazionale della popolazione residente, resta in capo  ai comuni la verifica dei requisiti di residenza e di soggiorno”.

Ma la migrazione all’anagrafe nazionale procede al ralenti: secondo gli ultimi dati disponibili circa il 20% degli enti è migrata alla piattaforma nazionale.

Entrando nel dettaglio sono subentrati oltre 1500 Comuni mentre sono quasi 800 quelli che sono completamente migrati alla banca dati. Per accelerare il ministero della PA ha deciso l’estensione dei termini –  c’è tempo fino al 31 dicembre 2019 – per l’accesso ai contributi forfettari: sul piatto ci sono 14 milioni di euro.

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