ARTICOLO DEL COMMISSARIO UE PER IL CORRIERE DELLE COMUNICAZIONI

Reding: “Basta chiacchiere, data protection subito”

Il commissario Ue alla Giustizia in un articolo a firma per il Corriere delle Comunicazioni spiega le tappe della riforma della protezione dei dati e le prossime azioni da mettere in campo. “E’ ora di passare dalle parole ai fatti: la riforma deve essere una priorità dei politici europei nei prossimi sei mesi”

Pubblicato il 03 Mar 2014

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Nell’Unione europea la protezione dei dati è un diritto fondamentale. In Europa il livello di protezione dei dati è già il più elevato al mondo. Grazie alla riforma della protezione dei dati proposta esattamente due anni fa – nel gennaio 2012 – la Ue ha la possibilità di fare di tali norme un punto di riferimento a livello mondiale. Ne beneficeranno i cittadini che vogliono fare assegnamento sui servizi online e le pmi che vogliono sfruttare le potenzialità ancora inutilizzate in un mercato unico di oltre 500 milioni di consumatori.

Politici, imprenditori e Ong concordano sulla necessità della riforma della protezione dei dati nella Ue. Questo consenso è emerso sin dalle primissime fasi del dibattito, indipendentemente da schieramenti politici e interessi nazionali o economici. Tutti noi concordiamo sul motivo per cui la riforma è necessaria: i cittadini devono tornare padroni dei propri dati personali; tali dati sono infatti la vera valuta dell’odierna economia digitale, la cui stabilità, come quella di qualsiasi altra valuta, poggia sulla fiducia.

Una confidenza incrinata

Le rivelazioni degli ultimi mesi sullo spionaggio di dati – il cosiddetto “datagate” – hanno minato la confidenza non solo nelle nostre relazioni transatlantiche, ma anche nell’economia digitale in generale. Un vero e proprio campanello d’allarme sia in Europa sia oltre l’Atlantico, che ha rammentato ai cittadini quanto sia importante proteggere i dati, a dimostrazione del fatto che lungi dall’essere un lusso, un solido quadro legislativo per la protezione personali è una urgente necessità.Ma non sono solo i cittadini a preoccuparsi: le rivelazioni sul datagate si ripercuotono anche sull’economia. Raccolti, analizzati e trasmessi, i dati personali hanno infatti acquisito un enorme valore economico. Stando agli studi, nel 2011 il valore dei dati relativi ai cittadini della Ue ammontava a 315 miliardi di euro, e nel 2020 potrebbe raggiungere la cifra di quasi 1.000 miliardi di euro all’anno. Ma i cittadini non continueranno a rivelare i propri dati se non si fideranno delle società che li gestiscono. Perdere la loro fiducia significa perdere guadagni: secondo alcune stime, le rivelazioni dell’Agenzia per la sicurezza nazionale causeranno entro il 2016 una riduzione di 180 miliardi di dollari delle vendite americane nel settore delle tecnologie, pari al 25% dei servizi connessi alle tecnologie dell’informazione. Come si vede, urge agire subito.

Ricostruire la fiducia

La riforma della protezione dei dati è la risposta al timore della sorveglianza, e contribuirà a restituire credibilità alle imprese, garantendo che rispettino le norme. In primo luogo, la riforma obbliga le imprese non europee operanti nel nostro mercato unico a rispettare la legislazione Ue in materia di protezione dei dati. In secondo luogo, in caso di violazione delle norme europee introdurrà severe sanzioni che potranno arrivare fino al 2% del fatturato mondiale annuo della società in questione. Attualmente tale possibilità non esiste: infatti, quando le autorità nazionali reagiscono alle violazioni, applicano sanzioni lievi che certo non spaventano i giganti multinazionali delle tecnologie e tanto meno li obbligano a cambiare comportamento. In terzo luogo, garantisce certezza giuridica in materia di trasferimento dei dati: quando le autorità di paesi terzi vorranno accedere a dati di cittadini europei al di fuori del loro territorio dovranno avvalersi di un quadro giuridico che contempla il controllo giudiziario. Chiedere i dati direttamente alle imprese non può essere la regola.Un altro punto fondamentale: grazie alla riforma della protezione dei dati i cittadini europei otterranno i diritti che gli spettano. Essi chiedono infatti la garanzia che la comunicazione dei propri dati personali non equivalga a una rinuncia ai diritti personali. Noi vogliamo dare ai cittadini il controllo sui loro dati, innalzando il livello di principi consolidati e collaudati, come il diritto alla cancellazione dei dati – che viene potenziato grazie al diritto all’oblio – e introducendo principi nuovi come il diritto alla portabilità dei dati e il diritto di essere informati delle violazioni dei dati personali. Queste misure contribuiranno a ripristinare la confidenza nelle modalità di gestione dei dati dei cittadini.

Completare il mercato unico digitale

La nostra riforma procurerà benefici anche alle imprese. Osserviamo il quadro normativo attuale dal punto di vista delle imprese: ormai è divenuto obsoleto. Una società che opera in tutti i 28 Stati membri deve rispettare una serie di norme che variano da un paese all’altro, e ha a che fare con autorità di protezione dei dati diverse in ogni paese. La realtà è che oggi ci sono 28 legislazioni diverse e oltre 28 interlocutori diversi. La Commissione europea vuole sostituire questo quadro con una legislazione unica valida in tutta Europa: un continente, una legge. Rafforzare le norme europee già severe in materia di protezione dei dati è anche un’opportunità commerciale. La sensibilità del pubblico alle questioni di privacy è in aumento e non è certo destinata a scomparire, dato che la nostra vita quotidiana si sta sempre più digitalizzando. Le imprese che garantiscono un livello più elevato di sicurezza dei dati saranno all’avanguardia. La protezione dei dati sarà un “argomento di vendita”, un vantaggio competitivo.

Le prossime fasi

I parlamentari europei, eletti direttamente dai cittadini, hanno già espresso il loro deciso sostegno alle proposte della Commissione europea. I leader Ue, riuniti nel vertice di ottobre, si sono impegnati ad adottare tempestivamente le nuove norme al fine di ripristinare e promuovere la fiducia dei cittadini e delle imprese nell’economia digitale. È ora di passare dalle parole ai fatti. L’inizio della presidenza greca del Consiglio della Ue e il prossimo voto in plenaria del Parlamento europeo sulla riforma rappresentano un’opportunità da cogliere. La riforma della protezione dei dati deve essere una priorità dei politici europei per i prossimi sei mesi. I cittadini chiedono forti norme europee in materia di protezione dei dati e le imprese vogliono un quadro giuridico semplice, chiaro e cogente per fare affari nel mercato unico della Ue. La riforma della protezione dei dati nella Ue risponde ad entrambe le esigenze. È vantaggiosa per i cittadini e per le imprese. L’accordo è a portata di mano, è il momento di agire: lo dobbiamo ai nostri cittadini, lo dobbiamo alle nostre imprese.

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