L'INCHIESTA

Rider, la procura di Milano indaga su ipotesi “caporalato telematico”

Avviata un’indagine per accertare se siano stati ceduti strumenti di lavoro, in particolare gli smartphone con le app per le consegne, a immigrati senza permesso di soggiorno. Alle piattaforme di food delivery potrebbero essere contestati i reati di occupazione di stranieri irregolari o di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina

Pubblicato il 19 Set 2019

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Si indaga sui riders. La Procura di Milano ha avviato un’indagine su presunte violazioni del decreto legislativo in materia di sicurezza del lavoro che potrebbero essere state commesse dalla società per le quali lavorano i rider nelle strade di Milano, comprese le piattaforme di food delivery. L’inchiesta è, al momento, a “modello 45”, cioè senza ipotesi di reato . Sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Tiziana Siciliana e del pm Maura Ripamonti, sono stati sentiti una trentina di rider, dei quali circa il dieci per cento è stato scoperto essere clandestino. “Le norme sulla sicurezza del lavoro – spiegano in Procura – devono essere rispettate anche nei confronti di lavoratori che non sono subordinati”.

Al vaglio degli inquirenti, c’è anche l’ipotesi del cosiddetto caporalato telematico, cioè la cessione degli strumenti di lavoro, in particolare gli smartphone con le app per le consegne, a immigrati clandestini. Tra i trenta fermati dalla Polizia locale ci sono pochissimi italiani. Saranno tutti convocati dai pm nelle prossime settimane per essere sottoposti a colloqui più approfonditi, attraverso domande uguali per tutti, come il tipo di rapporto di lavoro che hanno contratto, il salario e le indicazioni che ricevono, anche quelle di carattere igienico – sanitario, per valutare se il cibo venga conservato in condizioni adeguate prima di essere consegnato.

Al centro dell’inchiesta, c’è però soprattutto il rispetto delle norme di sicurezza: l’utilizzo di luci, scarpe e freni adeguati e la valutazione dell’idoneità fisica, a essere utilizzati per un impiego stremante, che prevede ore di percorsi in bicicletta. Da valutare, per esempio, se vengano sottoposti a visite oculistiche. La Procura sta anche cercando di “mappare” tutti gli incidenti stradali che hanno coinvolto i ciclisti che portano il cibo. Impresa non facile perché la Polizia Locale non distingue tra incidenti che riguardano ‘comuni’ ciclisti e fattorini sulle due ruote. Le società per cui lavorano, è stato spiegato, sono “tre e quattro”. La polizia giudiziaria e i vigili locali acquisiranno anche i contratti di lavoro, sempre e solo nell’ottica di possibili reati, perché l’aspetto del lavoro subordinato o di collaborazione è pertinente all’aspetto giuslavoristico.

Alle piattaforme di food delivery, qualora venga accertata la loro responsabilità nell’aver fatto lavorare persone non in regola, potrebbero essere contestati i reati di occupazione di stranieri irregolari o di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, come si apprende da fonti investigative. Nei confronti dei fattorini verranno invece applicate le norme in vigore in materia di immigrazione. La procura nel frattempo si è già mossa per convocare e ascoltare i rider, i sindacati e le società. Ma “auspica” che altri lavoratori possano farsi avanti e denunciare loro stessi.

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