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Rivoluzione AI nel recruiting, Ikea pioniera globale

L’azienda sarà la prima ad utlizzare software per selezionare il personale su larga scala: in campo il robot russo “Vera”. Più efficienza o più rischi di profilazione per i candidati? L’avvocato Ciro Cafiero: “La sfida è governare il cambiamento, lasciando nelle mani dell’uomo la scelta finale”

Pubblicato il 30 Apr 2018

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Colloqui di lavoro effettuati da un robot. È la rivoluzione di Ikea che utilizzerà il robot Vera, lanciato nel 2017 da una startup russa, per selezionare il personale. Si tratta di uno dei primi esempi di uso dellintelligenza artificiale per le risorse umane su larga scala. Lo scrive il Washington Post, precisando che Vera è capace d’intervistare 1.500 possibili candidati in un giorno di lavoro.

Vera è già impiegata da 200 compagnie russe nella selezione del personale. “Significa – ha spiegato uno degli “inventori” del robot, Alexei Kostarev – che al momento Vera sta facendo circa 50.000 interviste al giorno”. Il programma funziona come Uber ovvero tramite una app che mette in collegamento autisti e utenti, ma nel caso di Vera, precisa Kostarev “anziché una vettura, Vera chiama gruppi di persone che si sono candidate per una determinata posizione lavorativa”.

Il robot parla russo e inglese, con un timbro di voce maschile o femminile e può rispondere anche a domande. Vera contatta i candidati, svolgendo le interviste o telefonicamente o in video. Ogni intervista dura circa 8 minuti, alla fine dei quali i candidati migliori sono indirizzati a selezionatori umani, cui spetta la scelta finale.

Chi utilizza il sistema di AI di Vera non deve fare altro che fornire tutte le informazioni sul settore di pertinenza nonché caratteristiche che devono avere i candidati: a quel punto, Vera andrà alla ricerca dei migliori curriculum vitae che rispondono alle esigenze dell’azienda. Il bot telefonerà quindi al candidato che, se ancora interessato all’impiego, potrà rispondere ad un’intervista o video-call. Vera selezionerà i candidati promettenti e inoltrerà i loro dati ai reclutatori umani: spetterà a questi la decisione finale.

“Gli esseri umani rimangono i migliori valutatori, ma – ha concluso Kostarev – Vera può aiutare molto il loro lavoro abbattendo i tempi di selezione soprattutto nella fase iniziale, quando devono essere ad esempio esclusi tutti quei candidati che si sono iscritti per una determinata posizione, ma non sono più in cerca di lavoro”.

Secondo Ikea, Vera permette ai selezionatori di investire il loro tempo in colloqui più proficui nonché nella ricerca del candidato perfetto per ogni posizione aperta. Le piattaforme di recruiting, infatti, sono spesso frequentate da persone che non cercano lavoro o che rispondono alle offerte senza controllare di essere in possesso di tutti i requisiti.

“Ogni anno riceviamo migliaia di curriculum da persone disposte a lavorare in Ikea Russia” – ha affermato la portavoce di Ikea, Daniela Rogosic, spiegando al Washington Post come l’azienda abbia già utilizzato il software lo scorso anno a Mosca nel corso di un progetto pilota. “La selezione iniziale è un lavoro molto esteso che richiede risorse di tempo significative dai nostri specialisti delle risorse umane. Questo è stato ciò che ha spinto l’azienda a provare il nuovo approccio e utilizzare Robot Vera”, conclude la manager.

L’utilizzo di software nella selezione del personale sta prendendo piede, soprattutto nel mondo anglosassone. Secondo i dati pubblicato sul Guardian, negli Stati Uniti il 72% dei curriculum non è esaminato da recruiter in carne ed ossa ma da software. In questo quadro ci si interroga sulla possibilità che elementi discriminatori possano venire codificati e che quindi vengano trasmessi anche al software. Uno strumento tecnologico inoltre non è in grado di percepire quelle sfumature che sono il cuore del lavoro con le persone.

“Dinanzi all’incedere della rivoluzione tecnologica, è forte la paura che essa distrugga posti di lavoro, disumanizzi il mondo e finisca per sostituire l’uomo con la macchina. Per questo, è forte, da più parti, la tentazione di convertirsi alla cultura miope del luddismo – spiega a CorCom, l’avvocato Ciro Cafiero, avvocato, Studio legale Cafiero Pezzali & Associati – In realtà, questa rivoluzione ha semplicemente bisogno di essere governata nella giusta direzione perché sono tanti i frutti che da essa derivano in termini di sviluppo, occupazione e miglioramento delle condizioni di vita”. Come? Promuovendo la sostituzione uomo macchina in alcuni settori, come ad esempio quello dei lavori altamente usuranti, manuali e drammaticamente ripetitivi ovvero di per sé disumani. E raggiungendo la consapevolezza, soprattutto etica, che alcuni tratti dell’uomo sono unici e quindi ineguagliabili dalla macchina: empatia, relazionalità e intuizione.

“Non ci resta che decidere da uomini perché la tecnologia resti uno strumento nelle mani dell’uomo e non l’uomo uno strumento nelle mani della tecnologia – conclude l’esperto – A partire dai colloqui di lavoro”.

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