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Samaritani: “Agid, al via la grande sfida per la governance strategica”

Il dg dell’Agenzia per l’Italia digitale: “La riforma della PA innesca un cambio di paradigma. Ecco perché da ente tecnico diventeremo anche soggetto per la modernizzazione di pubblico e privato”

Pubblicato il 08 Feb 2016

Federica Meta

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La grande sfida che aspetta l’Agenzia per l’Italia digitale (Agid) nei prossimi mesi è l’integrazione dei tre progetti pilastro della riforma della PA: identità digitale, anagrafe unica e e-payment. A raccontare come accelerare sull’execution è Antonio Samaritani, direttore generale di Agid.

Che ruolo svolgerà Agid nella riforma digitale della PA?

La riforma istituzionalizza quel cambio di paradigma nel rapporto tra cittadino e pubblica amministrazione che è in atto da diverso tempo. L’innovazione tecnologica diventa parte integrante del percorso di riforma dei processi amministrativi, driver per il miglioramento delle prestazioni da rendere a cittadini e imprese. L’Agenzia si sta trasformando per dar seguito a questo corso; oltre alle funzioni di natura più tecnica come la divulgazione di linee guida, di documenti informativi o di standard, cui è da sempre deputata, sta diventando il soggetto istituzionale al quale si chiede di governare progetti strategici per la modernizzazione del pubblico e del privato.

Su quali progetti vi concentrerete nei prossimi mesi?

Siamo entrati nella fase operativa di tutti i progetti che abbiamo definito “abilitanti”, adesso dobbiamo fare un passo avanti generalizzando il modello e definendo una visione paese che ci permetta di fornire risposte a lungo termine. Sia alle amministrazioni che al mercato che a sua volta deve essere messo in condizione di poter pianificare azioni coordinate. è questo il significato del Piano triennale dell’Ict della PA, al quale stiamo lavorando e che presenteremo nella seconda metà del 2016. Definiremo tappe, risorse e modalità di verifica dei risultati di gestione, il tutto declinato rispetto ad un modello condiviso che permetterà alle amministrazioni di pianificare le proprie attività.

La nuova cornice nazionale si fonderà su infrastrutture fisiche, come il sistema pubblico di connettività o i servizi cloud, infrastrutture immateriali, di cui oggi fanno parte Spid, fatturazione elettronica, pagamenti elettronici, Anpr, e una serie di ecosistemi tematici costituiti dai singoli servizi. Le regole per l’interoperabilità ci permetteranno di far dialogare tra di loro tutti i livelli di questo modello.

Stiamo lavorando per offrire ai cittadini un nuovo modo di rapportarsi con la PA, dobbiamo fare in modo che i servizi delle singole amministrazioni non siano più costruiti nella logica dei compartimenti stagni.

Su Spid, Anpr e pagamenti ci sono deadline piuttosto stringenti, siete sicuri di poterli rispettare?

Siamo consapevoli di aver definito deadline stringenti, ma crediamo sia l’unico modo per gestire e realizzare progetti complessi, perché solo attraverso obiettivi raggiungibili ma sfidanti si crea motivazione e focalizzazione. Per ora abbiamo mantenuto quanto abbiamo annunciato. A dicembre è partita la sperimentazione nei primi Comuni che hanno partecipato alla fase di test dell’Anagrafe unica, ora comincerà anche la migrazione da parte degli altri comuni che fanno parte del gruppo pilota.

Siamo consapevoli delle difficoltà che possono venirsi a creare in questa prima fase e proprio per questo abbiamo deciso di partire con un gruppo di amministrazioni, che ci aiuteranno a capire quali sono le criticità che dobbiamo risolvere e quali sono le soluzioni migliori. Un passaggio di questo tipo implica un lavoro enorme per tutti, ne siamo consapevoli ma è su progetti come questo che ci giochiamo la buona riuscita di tutto il percorso di modernizzazione dello Stato. Spid è un altro progetto Paese, un grimaldello che ci permetterà di forzare il processo di dei servizi dell’amministrazione e dei privati. Stiamo per firmare le convenzioni con i gestori di identità, così sanciremo l’effettiva partenza del progetto.

Per quanto riguarda l’e-payment, continuano a crescere le adesioni al sistema dei pagamenti e aumenta il numero dei servizi a disposizione dei cittadini. Ma in questo momento, la grande sfida che ci troviamo ad affrontare è quella dell’integrazione dei progetti. Le singole iniziative devono attivare un circolo virtuoso che permetta alle PA e ai cittadini di percepire l’effettivo cambio di passo che da queste scaturisce.

Da più parti si evidenzia come l’età dei dipendenti sia elevata e che la riforma digitale rischia di arenarsi. Cosa può fare Agid?

Il ricambio è un elemento importante ma non esaurisce il dibattito sulla necessità di accompagnare le amministrazioni ad un cambiamento nella gestione dei processi e nell’operatività quotidiana. Per questo è necessario lavorare sulla formazione delle competenze e sulla corretta allocazione delle risorse interne. Da un lato è importante impegnarsi in un’attività interna di monitoraggio e mappatura delle risorse, dall’altro serve una strategia di lungo periodo basata su percorsi formativi – interni ed esterni alle PA – che favoriscano l’allineamento tra competenze, formazione al digitale e domanda.

Agid ha deciso di muoversi in questa direzione, per questo cominceremo a mappare le competenze interne all’agenzia attraverso standard europei. Il nostro non vuole essere un esercizio di stile, sappiamo che possiamo diventare un esempio replicabile nel progetto di valorizzazione del capitale umano, elemento di primaria importanza per lo sviluppo di qualsiasi organizzazione che voglia essere competitiva.

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