L'INCHIESTA

Samsung, la procura non molla Lee Yae-yong: nuovo interrogatorio

L’erede del colosso asiatico: “Dirò tutta la verità”. La procura lo ha convocato per ulteriori accertamenti sulla tangente da 18 milioni di dollari di cui è accusato nello scandalo che ha coinvolto la presidente della Repubblica sudcoreana Park Geun-hye

Pubblicato il 13 Feb 2017

A.S.

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Nuova convocazione davanti alla procura speciale sudcoreana per l’erede dell’impero Samsung, Lee Yae-yong, accusato di aver versato una tangente da diciotto milioni di euro, per il quale la corte centrale distrettuale di Seoul aveva il 19 gennaio negato l’autorizzazione all’arresto per le accuse di corruzione e spergiuro. L’indagine è la stessa che ha coinvolto la presidente della repubblica sudcoreana, Park Geun-hye, cha sta affrontando la procedura di Impeachment, e la sua confidente Choi Soon-sil, che attende in prigione gli esiti dell’inchiesta.

Il nuovo interrogatorio è stato organizzato per chiedere al vicepresidente 48enne del colosso dell’elettronica “ulteriori chiarimenti” sulla vicenda che lo riguarda. “Dirò tutta la verità nel corso dell’indagine”, ha detto Lee arrivando questa mattina nella sede della procura, a sud di Seul, dove il 12 gennaio fu sottoposto a un interrogatorio fiume di 24 ore.

Il gruppo Samsung, nell’impianto accusatorio, è sospettato di aver autorizzato l’erogazione di circa 43 miliardi di won (37,4 million), in parte solo promessi e non pagati, a favore di società riconducibili a Choi per poter sfruttare l’influenza sulla presidente della Repubblica Park. ”Abbiamo lo scopo di chiarire con il vice presidente ulteriori addebiti”, ha detto ieri Lee Kyu Chul, portavoce del pool della procura speciale, secondo il resoconto dell’agenzia Yonhap. ”Dopo il rigetto della richiesta d’arresto – ha aggiunto – abbiamo condotto indagini aggiuntive nelle ultime tre settimane e abbiamo bisogno di conferma delle evidenze scoperte”.

Indagando sullo scandalo che ha travolto la presidente della Repubblica Park Geun-hye e la confidente Choi Soon-sil, secondo le accuse, è emerso che Lee avrebbe autorizzato un pagamento da 18 milioni di dollari a favore di una società di Choi in cambio di favori per sostenere la fusione aziendale di due gruppi sussidiari della Samsung.

L’inchiesta su Samsung è parte di uno scandalo molto più vasto. La Park, primo presidente coreano a essere raggiunto da accuse formali, rischia la destituzione e si trova oggi ai livelli di consenso più bassi per un capo di Stato in Corea del Sud. Gli accusatori lavorano sull’ipotesi che la presidente sia collusa con la Choi, sua vicina assistente e già raggiunta da avviso di garanzia, che avrebbe usato la sua influenza per estorcere denaro alle maggiori aziende del Paese, non solo Samsung ma anche Hyundai e LG.

Lo schema corruttivo sul quale la Procura indaga avrebbe coinvolto tutti i grandi gruppi sud-coreani che la Choi avrebbe indotto a versare denaro a due fondazioni che l’accusa ritiene siano state controllate dall’amica della presidente. I capi di Hyundai, LG e SK sono stati chiamati in Procura a dare una loro versione dei fatti.

La multinazionale dell’elettronica, intanto, stando a quanto riporta il Wall street journal, sta valutando grandi novità nel campo degli smartphone per superare la crisi dovuta alla disavventura del Galaxy Note 7, ritirato dal mercato dopo che diversi esemplari avevano preso fuoco durante la ricarica. Tra le novità in fase di studio c’è la scomparsa del tasto home e il lancio di un nuovo assistente virtuale, Bixby, per sfidare il Siri di Apple. Previsto anche lo spostamento sul retro della smartphone del rilevatore di impronte digitali.

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