Santoni: “Il vero tempo reale? Solo col mobile”

Real real time: il business del futuro secondo il numero uno di Sap Italia

Pubblicato il 05 Lug 2010

placeholder

Real Real Time. È questa la “filosofia” alla base del business
del futuro secondo Agostino Santoni,
amministratore delegato di Sap Italia. Ed è proprio questa
l’impronta strategica che ha convinto Sap a tirare fuori quasi
sei miliardi di dollari per acquisire Sybase, azienda americana
specializzata nelle applicazioni per la business intelligence in
mobilità. “Attraverso i device mobili è possibile rendere
fruibili le informazioni e le applicazioni aziendali in tempo
davvero reale. E ciò permetterà di rivoluzionare i processi e
più in generale di consentire alle aziende di riorganizzarsi sulla
base delle mutevoli esigenze del mercato”.
Mobilità ma anche “sostenibilità”, osserva Santoni. “Per le
aziende è sempre più importante conformarsi non soltanto a
parametri di risultato economico, ma anche ambientali e sociali. È
un’evoluzione che possiamo vedere già oggi, ma in futuro
diventerà sempre più significativa. Non a caso Sap si è dotata
di un chief sostenibility officer, una figura che sarà sempre più
presente nelle aziende. Ma a differenza di altre aziende, il nostro
Cso risponde direttamente al board, proprio per sottolinearne
l’importanza.
Per le imprese le sfide si fanno sempre più complesse.
Come faranno a riorganizzarsi?

Una risposta in tal senso sarebbe prematura. Ma quel che è già
evidente con chiarezza è che le aziende saranno costrette a
riorganizzarsi. Si tratta di una rivoluzione inevitabile. Chi non
la accompagna, resterà indietro.
Perché ne è così sicuro?
Fra pochi anni i cosiddetti nativi digitali avranno un peso
importante nei processi di business, saranno loro la struttura
portante delle aziende. I giovani professionisti hanno già ora un
modo completamente diverso di accedere alle informazioni e di
condividerle rispetto alla generazione rpecedente. Basti pensare
all’esplosione dei social network. Ed è già palpabile il gap
con le “vecchie” generazioni. Presto saranno i device mobili
più evoluti lo strumento più usato in azienda. Non credo che
siamo molte le aziende che danno in dotazione un iPhone ai propri
dipendenti, ma sono molti i dipendenti che usano il proprio iPhone
come strumento aziendale. Anche la Pubblica amministrazione dovrà
completamente riorganizzarsi.
In che modo?
Migliorando la gestione della macchina interna e portando le
risorse più vicine al cittadino. Tutto ciò si traduce in
efficienza: solo agendo sull’innovazione dei processi interni è
possibile erogare servizi innovativi al cittadino. Che è poi
l’obiettivo del Piano E-gov del ministro Brunetta.
Quali sono secondo lei i principali ostacoli sul cammino
della PA digitale?

Il nodo sta nella formazione delle risorse umane. Servono sistemi
in grado di consentire la rapida migrazione verso un modus operandi
innovativo. Il mercato offre già soluzioni adeguate per la
trasformazione della Pubblica amministrazione digitale. I vantaggi
saranno enormi per tutti: i cittadini, lo Stato e anche le aziende
dell’Ict per le quali si aprono grandi opportunità di
business.
È per questo che avete creato una squadra completamente
dedicata alla PA?

Per dare risposte concrete alle esigenze della Pubblica
amministrazione è necessario poter contare su professionisti
altamente specializzati. Abbiamo creato un team ad hoc fatto di una
trentina di persone operative prevalentemente su Roma. Ma non solo:
la squadra lavorerà anche a livello locale, perché non bisogna
dimenticarsi che la Pubblica amministrazione si declina soprattutto
nelle amministrazioni territoriali.
Non state cavalcando l’onda del cloud. Non credete nel
successo della nuvola?

Ci crediamo, ma crediamo anche che il cloud non rappresenti per
tutti una soluzione o la migliore soluzione. Per la gestione dei
progetti “core” l’IT “tradizionale” risponde al meglio
alle esigenze delle imprese. Invece, il cloud può essere utile per
servizi e funzionalità “accessorie”. Su questo noi ci siamo
con una serie di tool on demand, anche completamente cloud.
Insomma, crediamo in una “nuvola” a diverse velocità. Ma è
indubbio che il cloud è destinato a modificare la modalità di
fruizione del software: assisteremo a grandi cambiamenti. Ma, ci
tengo a ribadirlo, non sempre il cloud è la soluzione
migliore.
Per la PA non va bene?
Dipende, anche in questo caso. Ad esempio, la gestione delle
risorse umane richiede soluzioni in house e quindi più
“tradizionali”, anche se, ovviamente, queste soluzioni devono
essere ottimizzate per anticipare le esigenze future. Il principio
ispiratore deve essere quello del “riuso”, inteso
nell’aggiornamento immediato degli applicativi non appena
intervengano, ad esempio, modifiche di tipo normativo. Le soluzioni
Sap sono progettate proprio in questo modo: gli upgrade fanno parte
del pacchetto proposto, anche in termini di costi.
Parliamo di futuro, ma ora dobbiamo fare i conti con crisi
e tagli.

È vero, ma l’IT consente proprio risparmi e maggiore efficienza.
Comunque, penso che il peggio sia passato. Si comincia a vedere uno
spiraglio. Ciò può forse sorprendere, ma abbiamo segnali che le
Pmi italiane hanno rimesso in moto gli investimenti, in particolare
per aumentare i ricavi nei mercati esteri. Le grandi aziende,
invece, sono ancora molto concentrate sulla riduzione dei costi e
lo saranno per tutto il 2010. Ma sono ottimista sulla ripresa.
Cosa si può fare per accelerarla?
Innanzitutto, bisogna agire sull’immagine dell’Italia.
All’estero il nostro Paese non è considerato del tutto
trasparente e ciò pregiudica gli investimenti esteri. Bisogna
avviare un “percorso di sostenibilità” che passi attraverso
misure economiche, sociali ma anche ambientali. Sono molto più
importanti di quanto non si pensi comunemente. Si pensi alle grandi
aziende, in particolare le multinazionali, che impongono ai
fornitori anche il rispetto di norme e procedure precise, come
l’obbligo di adeguarsi ai nuovi paradigmi della sostenibilità.
Non a caso stanno nascendo nuove figure: il Chief sustanaibility
officer (Cso) o Corporate social responsability (Csr). In Sap
Italia, ad esempio, Clara Covini, direttore Pmi, è anche leader
della sostenibilità e risponde direttamente al board perché è
una figura professionale che governa a tutto tondo il problema
della sostenibilità. Noi di Sap abbiamo messo a punto una
strategia ad hoc. Si tratta del Profit People Planet, in cui la
sostenibilità può essere misurata in termini, appunto, di
risultati ambientali ma anche sociali e finanziari. Sostenibilità
economica e ambientale: il futuro è questo.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articolo 1 di 2