BENI ARCHEOLOGICI

Sapienza, sensori per “svelare” tesori nascosti

Sviluppata da due ricercatori dell’università capitolina, l’iniziativa punta a ricostruire in forma digitale i beni culturali inaccessibili. Diventa così possibile organizzare visite virtuali e pianificare interventi di tutela dei siti

Pubblicato il 16 Gen 2013

L.M.

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Creare ricostruzioni digitali dei monumenti sia per monitorarne lo stato di conservazione sia per restituire al grande pubblico opere per vari motivi inaccessibili. È il progetto Cova (Crowdfunding for conserving and valorizing minor monuments) sviluppato da due ricercatori dell’Università Sapienza di Roma nell’ambito della spin-off Wsense (www.wsense.it), che si propone di valorizzare i beni minori del patrimonio culturale italiano attraverso modelli di realtà virtuale e applicazioni di realtà aumentata.

L’idea è nata dal lavoro dell’informatico Andrea Vitaletti e di Emanuel Demetrescu, archeologo esperto di modellazione con tool opensource, è di creare ricostruzioni digitali dei monumenti ed è stata premiata nell’ambito della manifestazione nazionale “Italiacamp” come una delle due migliori proposte del Lazio.

La sperimentazione è avvenuta “in casa”, traendo spunto dalla ristrutturazione dell’edificio che ospita il dipartimento Diag (Ingegneria informatica, automatica e gestionale) della facoltà di Ict della Sapienza. “Durante i lavori a via Ariosto – ha spiegato Andrea Vitaletti – sono state rinvenute strutture romane risalenti al Medio e Tardo Impero, che sono state musealizzate sotto un pavimento di vetro, ma restavano inaccessibili al pubblico: di qui la necessità di trovare delle modalità fruitive e descrittive”.

I parametri vitali per la conservazione dei monumenti, ottenuti da reti di sensori wireless, sono resi su tablet e altre piattaforme informatiche: è così possibile pianificare azioni di intervento a tutela dei siti e gestire emergenze in tempo reale. Il modello digitale consente ad un utente remoto sia la visita in 3D dei siti nello stato attuale di conservazione, che un viaggio nella loro storia ricostruita con un’attenta analisi di carattere scientifico-filologico. Inoltre le visite in loco sono arricchite da Apps in realtà aumentata che estendono e arricchiscono la percezione sensoriale del visitatore con informazioni di carattere turistico-culturale.

La tecnologia di Cova è pensata per valorizzare le realtà considerate minori, cioè quei monumenti che non sono parte dei circuiti turistici principali e sono spesso relegati ai margini del consumo culturale per motivi economici, ma che costituiscono la spina dorsale del patrimonio storico-artistico del nostro Paese.

“Spesso i beni culturali minori – ha spiegato Demetrescu – sono tali solo per il loro grado di conservazione o per l’inaccessibilità del luogo; ricostruendo virtualmente forme e colori del passato emergono dei veri capolavori e diventa evidente la necessità di monitorarli e salvaguardarli”.

Il punto di forza di Cova è la riproducibilità dello schema di intervento in contesti nazionali e internazionali, i costi di gestione tutto sommato contenuti e la sostenibilità finanziaria del progetto, che si muove nell’ambito del crowdfunding, cioè del sostegno dal basso, cercando il coinvolgimento di comunità locali e facendo appello alla sensibilità dei singoli.

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