L'OSSERVATORIO

Scuola digitale in chiaroscuro: bene l’amministrazione, immatura la didattica

La fotografia scattata dall’Osservatorio eGov della School of Management del Politecnico di Milano, Link Campus e Roma Tre con il supporto di Anp. Il 75% degli istituti ha digitalizzato i processi burocratici ma insegnanti e studenti usano solo le dotazioni tecnologiche minime, come Lim e tablet. Assenti modelli Mooc e di cooperative learning. Lim. Noci: “La partita si gioca sulle competenze”

Pubblicato il 09 Mar 2017

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Nelle scuole italiane si riscontra un buon livello di digitalizzazione dei processi amministrativi e gestionali, con il 75% degli istituti che ha digitalizzato in parte o completamente i processi primari (come la gestione delle classi, delle iscrizioni, del rilascio dei diplomi o delle comunicazioni scuola–famiglia) e quelli di supporto (come la gestione della documentazione del personale, dell’organico docenti e personale Ata, delle supplenze). Sono i principali risultati delle due indagini realizzate dall’Osservatorio eGovernment della School of Management del Politecnico di Milano sul tema della diffusione del digitale all’interno dei processi scolastici e da Link Campus University con il supporto dell’Università degli Studi Roma Tre sull’utilizzo del digitale nella didattica, entrambe in collaborazione con Anp Associazione Nazionale Dirigenti e alte professionalità della scuola.

Secondo la ricerca è invece ancora immatura la diffusione delle tecnologie nell’attività didattica, per cui ad oggi sono utilizzate in larga scala solo le dotazioni minime, come la connessione Internet in classe, la Lim, i Pc e Tablet personali forniti in alcuni casi dalla scuola. Per favorire l’adozione del digitale a tutti i livelli, però, è cruciale lo sviluppo delle competenze del personale, che permettono l’introduzione degli strumenti tecnologici più avanzati in grado di accompagnare l’innovazione del mondo scolastico.

“Il Piano Nazionale Scuola Digitale è stato una delle innovazioni più apprezzate della Buona Scuola. Da novembre 2015 ad oggi sono stati fatti passi molto importanti. Oltre il 70% delle 35 azioni del Piano è stato avviato, per un dispiegamento complessivo di investimenti nell’ultimo anno e mezzo di oltre 500 milioni – sottolinea il ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli – Occorre adesso consolidare i pilastri per l’innovazione del sistema educativo, contenuti nel Piano, proseguendo un’attuazione tempestiva ed efficiente, nell’ottica di semplificare e migliorare la vita alle scuole”.

Analizzando i prerequisiti alla digitalizzazione, emerge dall’indagine un’ampia diffusione della banda larga nelle scuole: il 55% ha una connessione internet Dsl, il 29% in fibra ottica, il 21% tramite operatore wireless fisso Wisp, solo il 6% il Modem tradizionale a 56Kbps. Nel 60% degli istituti esiste una Intranet per i servizi amministrativi, nel 54% per le comunicazioni al personale, ma solo nel 18% per i progetti didattici. In quasi tutte le scuole (il 97%) il dirigente scolastico usa la firma digitale, la percentuale scende al 76% per il Direttore dei servizi generali e amministrativi, al 5% per la segreteria e al 2% tra gli insegnanti. L’85% delle scuole dichiara di avere personale con competenze tecniche necessarie per l’utilizzo dei software, nonostante non manchino criticità nell’introduzione: in primo luogo la resistenza al cambiamento (40%) e la mancanza di competenze interne (40%), poi la mancanza di risorse economiche (34%), la scarsa disponibilità di infrastrutture tecnologiche (25%).

Nella maggioranza delle scuole italiane (60%), il sito web è gestito da una risorsa interna con un incarico remunerato. Nel 93% dei portali è presente un’area riservata con accesso consentito ai docenti, mentre sono meno diffuse quelle per il personale di segreteria (47%) e studenti/genitori (38%). Il sito internet è utilizzato principalmente per la pubblicazione di documenti istituzionali (98% dei casi), di informazioni generali (97%) o su attività scolastiche (93%), calendario, orari, libri di testo, programmi (93%).

Solo il 4% delle scuole italiane è poco o per nulla digitalizzata (“Non digital”), con una bassa diffusione dei software a supporto dei processi e in media oltre il 70% degli stessi gestito attraverso l’uso del cartaceo. Il 21% delle scuole è a livello “Beginners”: ha iniziato un processo di digitalizzazione, con software in circa metà dei processi e una prevalente digitalizzazione nei processi di supporto. Il 36% delle scuole è a livello “Digital Belivers”, con un buon livello di digitalizzazione soprattutto nei processi di supporto, ma è presente un software anche nel 70% dei processi primari. Il 39% delle scuole è “Fully Digital”, completamente digitalizzato: il 100% dei processi primari digitalizzati e almeno il 95% di quelli di supporto, adottando un software in quasi tutti i processi. La regione dove si evidenzia la maggior diffusione di scuole totalmente digitalizzate è la Sicilia, mentre quelle in cui sono meno diffuse sono Friuli Venezia Giulia (14%) e Sardegna (17%). La presenza di sistemi di comunicazione attraverso software gestionali per far comunicare gli attori è poco diffusa: raggiunge il 70% le scuole completamente digitali, il 40% per le “Digital Belivers” e il 21% per le “Non Digital”.

Le competenze del personale sono il fattore chiave per abilitare la digitalizzazione dei processi. Anche il 28% delle scuole completamente digitali lamenta una mancanza di competenze interne, ma la percentuale sale al 48% per i “Beginners” e al 53% per i “Non digital” . Fondamentale poi è la disponibilità di personale amministrativo da dedicare alla digitalizzazione: il 15% delle scuole “Fully digital” lamenta una mancanza di personale da dedicare, il 24% delle “Beginners” e il 40% delle “Non Digital”.

“Il percorso digitale è ben avviato nelle scuole italiane, ma la sfida ora è quella di raggiungere la digitalizzazione completa di tutti processi e sistemi di comunicazione – spiega Giuliano Noci, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio eGovernment – il Piano Nazionale Scuola Digitale è un pilastro fondamentale della Buona Scuola, perché il digitale è lo strumento abilitante, il connettore e volano di cambiamento, sia per le attività orientate alla formazione e all’apprendimento, sia per l’amministrazione, contaminando e ricongiungendo i diversi ambienti. E la digitalizzazione dei processi organizzativi e gestionali, in particolare, è strategica per il funzionamento della scuola digitale, perché l’efficienza in termini di risparmio di tempo e risorse che può determinare ha un forte impatto migliorativo su tutta la comunità scolastica”.

“La nostra ricerca rivela come la digitalizzazione dei processi organizzativi e gestionali abbia raggiunto già un buon livello nella scuola italiana: gli istituti “Fully Digital” e “Digital Belivers” racchiudono circa il 75% del totale – sottolinea Michele Benedetti, Responsabile della Ricerca dell’Osservatorio eGovernment – anche se bisogna porre attenzione a quella piccola parte di scuole ancora completamente non digitali, che dichiarano di utilizzare prevalentemente la carta e rischiano di rimanere escluse dal processo di innovazione e cambiamento. Il fattore determinante per la digitalizzazione è costituito chiaramente dallo sviluppo delle competenze del personale amministrativo”.

La ricerca realizzata da Link Campus University in collaborazione con Anp e con il supporto dell’Università degli Studi Roma Tre si è proposta di indagare la situazione di partenza delle scuole italiane di ogni ordine e grado circa l’uso delle tecnologie e delle risorse personali, la pratica didattica quotidiana, le esperienze e competenze diffuse oggi tra i docenti e i bisogni di formazione e accompagnamento.

Realizzata tra gennaio e marzo 2016 su oltre 1000 docenti, l’indagine presenta una scuola in cui le strumentazioni tecnologiche disponibili quotidianamente sono solo quelle di configurazione minima. Per lo svolgimento delle attività didattiche, infatti, si rileva una buona diffusione della connessione Internet in classe (83%), della Lim (70%), del personal computer/Tablet personali forniti dalla scuola (57%).

Le risorse digitali maggiormente utilizzate nell’ambito dell’attività didattica e professionale risultano essere: Internet per la ricerca di informazioni (oltre l’80%), il ricorso alla posta elettronica (84%), la videoscrittura (60%) e la realizzazione di presentazioni (55%). I docenti fanno uso degli strumenti tecnologici soprattutto in modo individuale: quasi il 90% ricorre al WEB per la ‘crescita professionale’, il 46% per progetti collaborativi e il 36% per accedere alla ‘formazione a distanza’. Le metodologie didattiche innovative utilizzate consistono in cooperative learning (81%), prove di valutazione autentica (38%) e flipped classroom (circa il 33%).

Secondo gli insegnanti però i principali fattori che frenano l’innovazione a scuola sono una certa resistenza al cambiamento da parte del corpo docente (20%), l’assenza di personale interno competente e formato (18%) e l’assenza di misure di accompagnamento specifiche (circa 15%).

“La ricerca – spiega Stefania Capogna, professoressa Link Campus University – nasce dalla volontà di comprendere il modo in cui le tecnologie digitali modificano la pratica didattica quotidiana, le esperienze e le competenze dei docenti. Gli esiti dell’indagine ci restituiscono ‘luci e ombre’ di un sistema attraversato da profondi mutamenti”.

“La scuola – ha commentato Pasquale Russo, Direttore Generale della Link Campus – ha una grande occasione per innovare i metodi didattici, utilizzando le risorse delle nuove tecnologie informatiche. Nell’affrontare questa sfida deve però avere la consapevolezza che la tecnologia è uno strumento e non può sostituire il rapporto diretto e personale. Le tecnologie con la loro interattività possono favorire l’incontro e il dialogo tra docente e studente, ma non sostituirlo. I cambiamenti che l’insegnamento ha incontrato nella sua lunga storia millenaria hanno arricchito ma mai cancellato il rapporto tra il maestro e l’allievo. E’ accaduto nel passaggio dall’ascolto alla lettura di un libro e accade ora col nuovo passaggio dal libro al web. Oggi, tenendo conto della forza di questo nuovo strumento, bisogna procedere con più attenzione e con più creatività per esaltarne tutte le potenzialità”.

Per Licia Cianfriglia, vicepresidente Anp “i cambiamenti determinati dalla pervasiva diffusione del digitale in ogni contesto professionale e sociale hanno fatto il loro sicuro ingresso, sia pure non esente da criticità, nel sistema educativo – ha commentato Licia Cianfriglia, vicepresidente Anp, che ha curato i due progetti di ricerca per conto dell’associazione dei presidi. – “Abbiamo ritenuto che fosse indispensabile avviare indagini a tutto campo sia sul versante organizzativo sia su quello della didattica, per disporre degli elementi di conoscenza di sistema che mancavano e che sono strategici per sostenere al meglio l’innovazione”.

Giorgio Rembado, presidente Anp ha sottolineato con il suo intervento l’impegno dell’associazione a sostenere tutti i processi di innovazione della scuola, nella direzione della qualità del servizio: “L’ingresso strutturale nel digitale della scuola è avviato, ma non senza difficoltà. E’ fondamentale ora disporre di ricognizioni sistematiche per accompagnare il processo e consentire la valorizzazione delle migliori pratiche, soprattutto all’interno delle aule, dove la resistenza al cambiamento ancora persiste. E’ tempo ora di monitorare gli sviluppi del processo e di valutare il migliore utilizzo degli investimenti conseguenti. Non è più procrastinabile il riconoscimento del merito di chi accetta la sfida mettendo in campo le proprie energie professionali.

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