Se la lotta alla burocrazia non è mai iniziata

Senza una vera riforma dei processi burocratici la crescita del Pil resta un miraggio e che le migliori energie italiane migrino all’estero. La rubrica di Edoardo Narduzzi

Pubblicato il 17 Lug 2015

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Fiera di Rho, Salone del Mobile. È l’11 aprile del 2014 e il neo Premier Matteo Renzi annuncia: «Qui c’è un pezzo di economia che l’Italia ha il diritto di incoraggiare attraverso alcuni punti fermi come una violenta lotta contro la burocrazia. Non abbiamo alternative. E parlando di violenta lotta alla burocrazia, la politica deve partire da se stessa».
Sembra l’annuncio di un programma di governo rivoluzionario da parte del presidente del consiglio. Del resto, lui ha vinto perché ha assunto il nome d’arte di “Rottamatore”, del politico che non guarda in faccia a niente e nessuno e che tira dritto all’obiettivo: scomodo per pochi, positivo per i più.

La burocrazia di qualità terzomondista, indegna dell’eurozona, è il vero fardello che condanna l’Italia alla disoccupazione di massa giovanile e alla decrescita. Per questa ragione le parole di Renzi, oggettivamente atipiche per un politico, accesero le speranze in quelli che sanno che la pubblica amministrazione va rivoltata senza se e senza ma.
Ma quattordici mesi dopo l’annuncio di Renzi qualcosa è migliorato nei processi burocratici made in Italy? Purtroppo quasi nulla.

La durata media dei processi civili resta infinita: una sezione del tribunale di Roma lo scorso mese, per una banale causa pendente già da due anni, ha fissato l’udienza di precisazione delle conclusioni ad aprile 2016.
Il Mise, ministero dello Sviluppo economico, ha inventato una nuova categoria giuridica: quella del silenzio dissenso.
Se sei una piccola impresa o una startup e ti sei sbagliata commettendo un mero errore formale di caricamento dei cedolini dei dottori di ricerca assunti nel 2013 e a cui spetta il credito di imposta, allora non illuderti di poter inviare una Pec all’ufficio competente del Mise perché questo mai ti risponderà ufficialmente. Troppo difficile prendersi una responsabilità: meglio inventare il silenzio dissenso e spedire tutto al Tar del Lazio. Se vi capita di versare, per mero errore, più del dovuto a titoli di contributi all’Inps attenderete ancora circa tre anni per vederveli restituire. E così via.

La burocrazia all’epoca di Renzi non ha fatto nessun cambio di marcia. Continua a produrre servizi di qualità scadente per imprese e cittadini con una produttività che è di multiplo, grande a piacere, più bassa di quella delle migliori burocrazie europee. Ovvio che così la crescita del pil resta un miraggio da annunciare in qualche slide ed ancora più ovvio che le migliori energie italiane migreranno altrove.

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