RIFORMA PA

Sforbiciata alle partecipate, una tegola sulle in house Ict

Ci sono anche le società “digitali” pubbliche tra quelle che il governo ridurrà da qui a un anno. Il taglio avviene in un momento in cui queste aziende si stanno modificando profondamente: meno software, più servizi. In tre mesi la lista delle aziende in liquidazione. Che succederà?

Pubblicato il 21 Gen 2016

Federica Meta

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Un taglio netto alle partecipate, anche quelle dell’Ict, che passeranno dalle attuali 8mila a mille. Il Consiglio dei ministri ha approvato, in esame preliminare, un decreto legislativo recante norme di riordino della disciplina delle partecipazioni societarie delle amministrazioni pubbliche in attuazione dell’articolo 18 della legge 7 agosto 2015, n. 124. Nello specifico è adottato un Testo unico che si applica a società di capitali (Spa o Srl). Si prevede la drastica riduzione delle società partecipate inutili: le scatole vuote, le società inattive, le micro e quelle che non producono servizi indispensabili alla collettività. Sono introdotti interventi di moralizzazione sui compensi degli amministratori. Per il futuro sono individuati i criteri chiari sulla base dei quali sarà possibile costituire e gestire le società partecipate. Sono escluse quelle quotate.

Se ci saranno ostacoli al piano di riduzione delle partecipate per inadempienza delle amministrazioni partecipanti si muoverà una struttura presso il ministero dell’Economia che si assumerà la responsabilità di farlo con poteri sostitutivi e che avrà il compito di
attuazione delle norme previste nel decreto attuativo.

Il governo, come anticipato dal sottosegretario alla PA Angelo Rughetti, portrebbe predisporre una prima lista della società da liquidare in tre mesi.

Sulle partecipate la norma è “cogente” e il taglio del numero delle società ci sarà “per forza”, ha spiegato il ministro Marianna Madia.

“Parliamo di obiettivi che da tempo vengono discussi anche da diversi governi come le partecipate ma non solo” e “voglio sottolineare che in ognuna delle nostre norme c’è un meccanismo che rende la norma cogente. Noi stiamo facendo le norme sul
serio. Sulle partecipate è evidente nella norma stessa che si arriverà per forza alla liquidazione delle quote nelle partecipate che vengono considerate, attraverso i criteri qualitativi che abbiamo indicato, inutili”, ha spiegato il ministro.

Sulla riduzione delle società pubbliche è intervenuto anche l’ex commissario alla spendinr review, Carlo Cottarelli. “Un monitoraggio a livello centrale, non necessariamente in una particolare sede, ma per verificare come viene implementato il decreto legislativo, credo si appropriato – ha sottolineato E’ giusto che si faccia un monitoraggio”.

Le società pubbliche stanno diventando sempre più consulenti strategici, aperti al mercato e orientati al cilente. Entrando nel dettaglio, lo studio spiega che questo passaggio dipende molto dal ruolo assegnato dall’ente pubblico di riferimento. In questo senso il 28% delle aziende gode già di una forte delega dal punto di vista strategico e operativo: ed è in questi casi che stanno evolvendo verso un ruolo di partner di innovazione. L’obiettivo è quello di dare una risposta completa e robusta alle esigenze dell’ente, ottimizzando l’uso delle risorse economiche, umane e tecnologiche.

L’imminente taglio alle società pubbliche avviene in un momento in cui le in house dell’Ict sono protagoniste di una profonda trasformazione. Secondo l’ultimo rapporto Assinter in queste società si rileva una crescita dell’outsourcing, negli ultimi tre anni che passa da una quita relativa del 46% al 54%, guadagnando l’8% del budget complessivo. A dimostrazione della ulteriore conferma dell’apertura verso il mercato.

Sul fronte del rapporto col cliente, lo studio rileva una maggiore sofisticazione della relazione che si sostanzia nelle crescente tendenza delle in house a utilizzare il catalogo dei servizi come strumento per comunicare e valutare le prestazioni e la soddisfazione del cliente. Un’altra evidenza sta nelle crescente attenzione alla misura degli indicatori volti a cogliere il legame tra attività e processi di business chiave: le società che lo fanno sono il 50% del totale. In questo senso la customer satisfaction è diventa centrale nello svolgimento delle attività.

Per quanto riguarda il portafoglio di attività – piuttosto eterogeneo tra le società – il rapporto evidenzia che mediamente solo il 33% della spesa è legata a reti e Tlc mentre quasi il 60% serve a gestire al meglio le risorse e la governace IT nonché gestire e sviluppare servizi applicativi pei i clienti. La maggior parte della spesa è dedicata infatti allo sviluppo e gestione del portafoglio applicativo (51%). Per portare a compimento la nuova trasformazione le in house devono però superare i modello tradizionali e adottarne di maggiormente snelli, flessibli e aperti.

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