ECONOMIA

Sharing Economy, si muove il Parlamento: presentato il ddl

Tra le misure un’imposta al 10% per i redditi fino a 10mila euro e norme per la protezione della privacy e la tutela della concorrenza. Da oggi accessibile la consultazione pubblica online

Pubblicato il 02 Mar 2016

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Garantire trasparenza, equità fiscale, leale concorrenza e tutela dei consumatori nella sharing economy. È questo l’obiettivo del disegno di legge ad hoc per l’economia della condivisione, il primo nel suo genere in Italia e in Europa, depositato alla Camera dei Deputati lo scorso 27 gennaio e presentato oggi alla sala stampa di Montecitorio.

Il testo è il frutto del lavoro dell’Intergruppo parlamentare per l’innovazione tecnologica, del quale fanno parte i promotori della legge Tentori (Pd), Basso (Pd), Boccadutri (Pd), Bonomo (Pd), Bruno Bossio (Pd), Coppola (Pd), Quintarelli (Gruppo Misto), Catalano (Gruppo Misto), Palmieri (Fi) e Galgano (Scelta Civica). Il ddl costituisce il primo passo per una regolazione omogenea di un settore che, secondo i dati di PricewaterhouseCoopers, genera oggi 13 miliardi di entrate e che nel 2025 raggiungerà un giro d’affari da 300 miliardi.

Gli obiettivi del dddl – La sharing economy è in crescita anche in Italia, dove tra AirBnB, Gnammo, BlaBlaCar e altri si contano ormai 186 piattaforme collaborative, con un aumento anno dopo anno dei servizi offerti sul mercato. Il testo di legge presentato oggi punta fornire una cornice di regole trasparenti e trasversali a tutti i diversi settori coinvolti dall’economia della condivisione, ma anche a stimolare l’innovazione dei modelli esistenti e di ulteriori sistemi.

Il cambiamento non può essere arrestato – spiegano i promotori – ma va accompagnato, orientato e governato”. Dalla legge, che inizierà il proprio iter dalla Camera, sono escluse le piattaforme che operano intermediazione a favore di operatori professionisti iscritti al registro delle imprese. Mentre ne saranno coinvolte quelle che mettono in contatto utenti e offrono servizi di valore aggiunto, fermo restando che tra gestori e utenti non sussista un rapporto di lavoro.

Imposta al 10% fino a 10mila euro – La novità più importante riguarda la fiscalità, con l’articolo 5 del ddl che prevede un’imposta del 10% fino a 10mila euro di reddito e che le piattaforme agiscano come sostituto d’imposta. I redditi eccedenti tale soglia saranno invece cumulati con i redditi da lavoro dipendente o da lavoro autonomo e essi si applicherà l’aliquota corrispondente. Lo stesso articolo prevede anche che i gestori aventi sede all’estero si dotino di una stabile organizzazione in Italia.

Le misure contenute nel disegno di legge, secondo Ivan Catalano (Gruppo Misto), uno dei promotori della legge, “garantirà un maggior gettito per lo Stato da 150 milioni di euro nel 2016, che potrà arrivare fino a 3 miliardi nel 2025”. Risorse che saranno “destinate all’innovazione, tramite la deducibilità delle spese sostenute da utenti e operatori, e a politiche di digitalizzazione per le imprese”.

I ruoli di Agcom e Antitrust – Norme ad hoc sono poi previste per la privacy. La legge stabilisce che le piattaforme predispongano una policy relativa al trattamento dei dati sensibili, soggetta a parere e approvazione dell’Agcom, che dovrà garantire trasparenza anche rispetto alle transazione di denaro, ai sistemi di classificazione reputazionale, alle modalità di registrazione univoche, alle condizioni contrattuali in essere tra utenti e piattaforma. Presso l’authority, che avrà il compito di regolare e vigilare sull’attività dei vari sistemi di sharing economy, sarà istituito il Registro elettronico nazionale delle piattaforme digitale dell’economia della condivisione.Il documento di politica aziendale, recita l’articolo 4 del ddl, “prevede altresì che le eventuali transazioni in denaro operate mediante le piattaforme avvengano esclusivamente attraverso sistemi di pagamento elettronico“.

Coinvolta anche l’Antitrust, chiamata a proporre una relazione con i propri suggerimenti ai Governo in vista della prossima legge annuale sulla concorrenza. Sarà la stessa Autorità garante per la concorrenza del mercato a raccogliere le segnalazioni di avviamento di una nuova attività, al fine di verificare l’aderenza della nuova società con il tessuto normativo in materia.

Sul tema della sharing economy, spiega ancora Catalano, “anche la Pa sta mostrando interesse, soprattutto rispetto alla gestione di alcuni servizi” e per tale motivi “studieremo assieme all’Anci (Associazione nazionale dei Comuni italiani) un percorso per spingere l’economia della condivisione anche in ambito pubblico”.

Già aperta al consultazione pubblica online – A partire da oggi la legge sarà sottoposta a consultazione pubblica, aperta principalmente agli stakeholder ma anche a chiunque voglia esprimere il proprio parere in merito. Il testo sarà commentabile online riga per riga grazie alla piattaforma sviluppata da Open Evidence, spin-off dell’Università della Catalunya, accessibile tramite il portale degli Stati Generali dell’Innovazione. “Allarghiamo la consultazione per allargare l’intelligenza collettiva e connettiva – spiega la presidente dell’associazione, Flavia MarzanoL’approccio di sistema è fondamentale se si vuole innovare davvero”.

Sul tema è recentemente intervenuta Serena Sileoni, vicedirettore dell’Istituto Bruno Leoni, che commettando il Focus AirBnB elaborato dallo stesso istituto e riferendosi proprio alla compagnia di home sharing, ha spiegato che “il Parlamento deve evitare di soffocare la spinta concorrenziale e l’azione innovatrice del servizio, regolamentando in modo diverso lo sfruttamento occasionale di AirBnB da un suo sfruttamento professionale e garantendo in quest’ultimi caso un minimo di qualità del servizio”.

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