LA PROPOSTA

Asse Gse-Agid per la blockchain dell’energia italiana

L’uso della tecnologia nella PA italiana potrebbe fare il suo debutto in un comparto, quello energetico, in cui gli impatti sarebbero notevoli anche sul fronte della certificazione degli acquisti e delle vendite di energia. La proposta di Leandro Aglieri, Coordinatore Laboratorio “Smart City”, Forum Innovazione Roma Capitale

Pubblicato il 18 Set 2018

Leandro Aglieri

Coordinatore Laboratorio "Smart City", Forum Innovazione Roma Capitale

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Nell’ambito del tema Smart Cities e più in generale della Trasformazione digitale una delle tecnologie abilitanti più promettenti è quella della Blockchain. Lo scorso 13 giugno in occasione del convegno iCom “L’Energia si fa Digitale: l’innovazione energetica è sempre più multidimensionale” ho lanciato la proposta di una Blockchain della Pubblica Amministrazione italiana, assegnando ad Agid il compito di portarla a termine nel prossimo triennio.

Le attuali implementazioni pratiche più diffuse della blockchain esistenti, Bitcoin ed Ethereum, sebbene possano essere utilizzate per transazioni diverse dalla criptovaluta che rappresentano, hanno tuttavia due problemi che ne impediscono l’uso su larga scala di cui quasi nessuno parla.

Il primo problema è legato alla limitata capacità di processare transazioni nell’unità di tempo. Giusto per fare qualche esempio Bitcoin processa cinque transazioni al secondo contro le quasi 1.700 di un operatore di carte di credito. Questo significa circa 400.000 transazioni al giorno a livello mondiale, il che lascerebbe il nostro paese con una capacità residuale molto bassa, circa 40.000 al giorno.

Immaginando di implementare il voto elettronico in blockchain per il solo Comune di Roma con circa 2 milioni di votanti lo “spoglio” elettronico richiederebbe settimane. Con Ethereum le cose vanno un po’ meglio: siamo intorno alle 20 transazioni al giorno ma comunque non adeguate per una infrastruttura nazionale.

Il secondo problema riguarda il costo. I cosiddetti “miner”, che consentono la “convalida” e la scrittura dei blocchi nella catena blockchain non lavorano gratis. Per ogni transazione che si vuole far passare sulla blockchain bisogna pagare un pedaggio. Più è alta la cifra che si offre e prima (in concorrenza con le altre decine che ogni secondo arrivano) la richiesta verrà registrata.  Il“limbo informatico” può durare dunque anche diversi giorni.

I due problemi sopra riportati sono il motivo per il quale – se si vuole parlare seriamente di blockchain oltre a progetti sperimentali con scalabilità molto limitata – bisogna pensare alla progettazione di una infrastruttura blockchain nazionale i cui nodi elaborativi potrebbero essere i 60 milioni di cittadini italiani. Prima di avviare il progetto di cui sopra potrebbe essere interessante utilizzare un settore della nostra economia sul quale la blockchain potrebbe avere un impatto non trascurabile. Sto parlando della Blockchain dell’Energia che potrebbe essere utilizzata – tra l’altro – per certificare gli acquisti e le vendite di energia.

In questo senso il gruppo Gse (Gestore Servizi Energetici), che comprende anche Gme (Gestore dei Mercati Energetici), Rse (Ricerca sul Sistema Energetico) e AU (Acquirente Unico) potrebbe essere incaricato dal Ministero dello Sviluppo Economico, da cui dipende, per sviluppare la prima Blockchain dell’Energia Italiana in coordinamento con Agid.

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