IL REPORT

Smart city, ecco la ricetta di Cdp per farle decollare

Quattro i punti chiave evidenziati nel report della Cassa: creare un quadro di riferimento nazionale e comunitario, individuare i servizi strategici, favorire la sostenibilità e trovare le risorse adeguate. Riflettori puntati su social bond e partenariato pubblico-privato evoluto

Pubblicato il 31 Ott 2013

Federica Meta

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ùIndividuare una via sostenibile per le smart city, sia dal punto di vista della progettualità, sia in relazione al reperimento delle fonti di finanziamento necessarie per gli interventi. È questo l’obiettivo del report della Cassa Depositi e PrestitiSmart City. Progetti di sviluppo e strumenti di finanziamento”.

La parola chiave per uno sviluppo sostenibile delle città intelligenti è integrazione. “Politiche per investimenti di lungo periodo – si legge nel report – per essere vincenti devono essere in grado di integrare capacità di valutazione e gestione dei rischi associati”. In questo senso – avverte Cdp – l’obiettivo è creare un asset class attraente per investitori, soprattutto istituzionali di lungo periodo. E questo significa che le iniziative di partenariato pubblico-provato devono essere in grado di produrre flussi di cassa stabili e duraturi.

“Per mitigare i rischi finanziari – spiegano nella premessa Mario Calderini, responsabile Programma Smart City Finance&Technology del Politecnico di Torino ed Edoardo Reviglio, responsabile Ricerca e Studi di Cdp – il pubblico può contribuire tramite contributi diretti, schemi di garanzie e nuovi strumenti finanziari di lungo periodo, magari con il supporto della Bei e delle grandi banche di sviluppo nazionale”.

In questo contesto un ruolo importante deve essere giocato dalla cornice regolamentare: intervento di “tuning” delle nuove regole contabili imposte dalla crisi saranno necessari per favorire gli investimenti di lungo periodo, anche spingendo sulla regolazione “investment friendly”.

“Nella congiuntura attuale – proseguono i due studiosi – occorre creare le condizioni favorevoli a capitali privati pur riconoscendo un ruolo crescente ed importante agli investitori istituzionali”. Serve dunque un forte impegno di tutti gli stakeholder per fare sì che la smart city possa finalmente decollare in un contesto di ppp evoluto. L’idea è studiare una nuova forma di ingegneria finanziaria il cui perno non sia l’indebitamento ma modelli di intese pubblico-privato che “ingaggino” finanza privata, ovvero investimenti da parte delle imprese nelle città.

Infine, sempre sul fronte risorse, va valorizzata la finanzia di impatto sociale ovvero dei social impact bonds:”: il capitale raccolto da investitori privati viene utilizzato per realizzare programmi che si propongono di ottenere specifici risultati sociali, come nel caso della smart communties. La logica su cui si basa il social impact bond è che gli interventi così finanziati costino meno degli interventi che il servizio pubblico dovrebbe mettere in atto con fondi propri, con un ingente risparmio per la pubblica amministrazione, risparmio poi utilizzato per remunerare gli investitori privati.

Dal punto di vista organizzativo, invece, serve un piano di azione comune. Diventa dunque importante che gli amministratori vengano accompagnati in un’azione corale del governo nella costruzione su scala nazionale del sistema di competenze per la realizzazione del modello di città intelligente e nel cogliere le opportunità provenienti dalla Ue.

Il report si articola in quattro capitoli in cui si articola il corposo report. Il primo definisce il perimetro del fenomeno smart city, proponendone una definizione sintetica e identificando gli ambiti di applicazione; inoltre viene analizzato il quadro di riferimento a livello comunitario e nazionale per individuare i programmi di supporto disponibili. Nel secondo vengono evidenziati i principali servizi/applicazioni smart esistenti, le caratteristiche del settore e i modelli di business che si sono sviluppati valutandone anche la sostenibilità economico-finanziaria.

Il terzo capitolo offre una panoramica degli strumenti di finanziamento comunitari e nazionali, con un focus sull’applicabilità ai progetti smart city degli schemi di partenariato pubblico-privato e project finance. Nell’ultimo si mettono a sistema tutti i dati raccolti per valutare il grado di adattabilità degli strumenti finanziari sul versante tecnologia, contesto di riferimento e modelli di business.

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