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Smart Infrastructure, un volano per la trasformazione digitale delle città



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Il mercato globale delle Smart Infrastructure, le infrastrutture intelligenti, raggiungerà 1,5 trilioni di dollari entro il 2030, guidato da IoT, smart grid e trasporti di nuova generazione. Una rivoluzione strategica che coinvolge anche il settore telco

Pubblicato il 22 mag 2025



smart city, connettività

Il mercato globale delle Smart Infrastructure è destinato a una crescita vertiginosa: secondo il “Global Strategic Industry Report 2025”, pubblicato da Research and Markets, il settore raggiungerà un valore di 1,5 trilioni di dollari entro il 2030, partendo da 485,2 miliardi nel 2024, con un tasso di crescita annuo composto (CAGR) del 21,3%. La spinta principale arriva dall’integrazione tra tecnologie emergenti come Internet of Things (IoT), smart grid, trasporti di nuova generazione e intelligenza artificiale. Ma ciò che emerge con forza è la natura strategica di questo cambiamento: la digitalizzazione delle infrastrutture rappresenta non solo una risposta alle sfide urbane e ambientali, ma anche un’opportunità sistemica per ridefinire modelli di business e governance urbana.

In questo contesto, il settore delle telecomunicazioni si trova di fronte a una biforcazione: subire l’ondata innovativa o cavalcarla assumendo un ruolo da protagonista nell’ecosistema smart. La connettività è infatti la linfa vitale delle infrastrutture intelligenti: reti 5G, edge computing e cloud distribuito saranno la spina dorsale di città sempre più interconnesse, resilienti e data-driven.


IoT e AI al centro della trasformazione

La trasformazione infrastrutturale in corso si fonda su un’evoluzione strutturale delle tecnologie digitali. L’Internet of Things consente di interconnettere oggetti fisici – dai semafori alle reti idriche, dai parcheggi agli edifici pubblici – che trasmettono dati in tempo reale per migliorare efficienza e manutenzione. Quando questi dati vengono aggregati e analizzati tramite algoritmi di intelligenza artificiale e piattaforme di data analytics, diventano uno strumento strategico per la governance urbana.

Le smart grid sono emblematiche di questo nuovo paradigma: reti elettriche digitalizzate e interattive che permettono di gestire la domanda e l’offerta in tempo reale, facilitando l’integrazione delle fonti rinnovabili e il bilanciamento dei carichi. Il risultato è una maggiore efficienza energetica, una riduzione delle perdite e una maggiore resilienza delle infrastrutture critiche.

Anche la mobilità beneficia di queste tecnologie: i sistemi di trasporto intelligenti (Its) permettono di ridurre la congestione urbana, ottimizzare i percorsi del trasporto pubblico, migliorare la sicurezza stradale e abbattere le emissioni. Sono queste le direttrici che stanno orientando gli investimenti di grandi città come Singapore, Amsterdam, San Francisco e Seul, ma anche le agende strategiche europee, come nel caso della Missione Ue “100 città climaticamente neutre entro il 2030”.


Telco protagoniste nell’infrastruttura digitale

In questo scenario di rapida trasformazione, il settore telco si trova in una posizione privilegiata ma non scontata. Le reti di telecomunicazioni – specialmente quelle 5G – sono l’ossatura che permette a milioni di sensori, dispositivi edge e piattaforme intelligenti di operare in modo coordinato. È su queste reti che viaggiano i flussi di dati che alimentano le decisioni strategiche delle smart city.

La sfida per gli operatori telco è quella di evolversi da semplici fornitori di connettività a integratori di soluzioni. Offrire servizi verticali per smart building, gestione intelligente dell’energia, mobilità connessa e sicurezza urbana può rappresentare una nuova frontiera di redditività. Non si tratta solo di business, ma di entrare a pieno titolo in un nuovo modello di collaborazione pubblico-privato che ridisegna i confini dell’infrastruttura urbana.

Numerosi operatori, da Telefónica a Vodafone, stanno già investendo in piattaforme IoT e soluzioni per la smart city. In Italia, Tim ha avviato progetti pilota in diverse città – da Torino a Bari – puntando su 5G, edge computing e sensoristica avanzata. E il Pnrr, con il piano “Smart Cities and Communities”, prevede investimenti mirati anche a rafforzare le infrastrutture digitali locali.


Investimenti e nuove architetture digitali

Il nuovo ecosistema delle Smart Infrastructure richiede architetture digitali flessibili, scalabili e sicure. L’adozione di cloud distribuito e di soluzioni di edge computing è cruciale per ridurre la latenza e garantire l’elaborazione dei dati vicino al luogo in cui vengono generati. Questo è fondamentale soprattutto per applicazioni critiche come la gestione del traffico, il monitoraggio ambientale in tempo reale o la sicurezza pubblica.

ùI modelli di business stanno anch’essi evolvendo: dalla logica delle grandi opere centralizzate si sta passando a un approccio modulare e interoperabile. La progettazione si basa sempre più su digital twin – gemelli digitali di infrastrutture fisiche – che permettono simulazioni accurate e manutenzione predittiva. Gli appalti pubblici, infine, iniziano a includere requisiti di interoperabilità e sostenibilità, spingendo verso standard aperti e framework comuni.


Sicurezza, governance e sostenibilità: i nuovi imperativi

Il boom delle infrastrutture intelligenti porta con sé anche una serie di criticità che non possono essere sottovalutate. In primis, la cybersecurity: l’interconnessione massiva espone i sistemi urbani a nuovi rischi, dal sabotaggio di infrastrutture critiche al furto di dati sensibili. Serve una strategia multilivello che coinvolga telco, system integrator, enti pubblici e regulator. Il principio della “security by design” deve essere integrato fin dalla fase progettuale.

Altro nodo cruciale è la governance dei dati. Chi detiene i dati raccolti dalle infrastrutture pubbliche? Come vengono gestiti e a quale scopo? La trasparenza, l’accessibilità e la tutela della privacy sono aspetti fondamentali per costruire un rapporto fiduciario tra cittadini, istituzioni e operatori privati.

Infine, la sostenibilità ambientale e sociale. Le smart infrastructure devono essere non solo efficienti, ma anche inclusive: devono ridurre le diseguaglianze di accesso ai servizi urbani e contribuire alla transizione ecologica. L’impiego di materiali a basso impatto ambientale, il riciclo dei componenti elettronici e il risparmio energetico sono obiettivi ormai irrinunciabili.


Il futuro delle città è connesso (e intelligente)

L’orizzonte al 2030 è chiaro: le città saranno sempre più interconnesse, automatizzate, resilienti e data-centriche. Le Smart Infrastructure saranno il fondamento invisibile su cui poggeranno sanità digitale, logistica urbana, e-government e mobilità sostenibile. In questo scenario, il comparto telco è chiamato a un salto di qualità: da infrastruttura invisibile a piattaforma abilitante della nuova società digitale.

Per riuscirci, sarà necessario investire in competenze, ricerca e collaborazione. Le aziende telco dovranno sviluppare partnership strategiche con enti locali, startup innovative, università e centri di ricerca. L’innovazione non potrà essere calata dall’alto, ma costruita in modo partecipato, con i territori e per i cittadini.

Le Smart Infrastructure non sono solo una promessa tecnologica: sono già oggi una leva di competitività, attrattività e sostenibilità per i territori. E il loro successo dipenderà dalla capacità di trasformare dati e reti in servizi concreti, accessibili e affidabili. Una sfida ambiziosa, ma non rimandabile.

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